### Province a rischio default, Pechino si muove in soccorso - TACCUINO DA SHANGHAI
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### Province a rischio default, Pechino si muove in soccorso - TACCUINO DA SHANGHAI

### Province a rischio default, Pechino si muove in soccorso - TACCUINO DA SHANGHAI

di lettura

di Alberto Forchielli *

(Il Sole 24 Ore Radiocor) - Milano, 06 giu - In dialettica
con se stessa, Pechino gioca d'anticipo e cerca di
neutralizzare la mina vagante dei crediti inesigibili del
sistema bancario. La minaccia e' seria, ma era inevitabile da
quando le banche hanno iniettato nel circuito 2.700 miliardi
di dollari negli ultimi due anni per sostenere la domanda
interna. Piu' di un terzo della somma si e' diretta ai governi
locali, con garanzia da enti pubblici territoriali creati ad
hoc - "Local Government Financing Platforms (LGFP)". Essi
hanno terreni da dare in garanzia, ma nessun flusso di cassa
e sono stati creati dai governi locali per finanziarsi.
Senza sorpresa, sono proprio queste Local Government
Financing Platforms ad essere nel mirino della Capitale, per
l'incapacita' acclarata a ripagare i loro debiti. E' probabile
che la cifra in pericolo possa arrivare a 400 miliardi di
dollari. Un piano congiunto della China Regulatory Banking
Commission (CBRC) e della National Development Reform
Commission (NDRC), entrambe potenti espressioni del Governo,
sta studiando il modo per ristrutturare il debito. Il costo
sara' ripartito tra governo centrale e banche. L'intervento e'
grande, ma di piu' e' il pericolo. In un momento di
instabilita' internazionale e con il timore di un
surriscaldamento dell'economia, la Cina non puo' rischiare di
tornare alla situazione di 15 anni fa. Allora i "bad loans"
erano molto piu' alti. Soltanto un intervento radicale,
possibile in un'economia ancora meno esposta di ora, li
aveva ricondotti a dimensioni accettabili. Una gigantesca
ricapitalizzazione a spese del Governo sano' le banche e
favori' una serie di Ipo a Shanghai e Hong Kong nella
speranza di creare un sistema bancario trasparente su
standard internazionali. Fu posto un freno ai canali
politici che avevano caratterizzato i finanziamenti di
origine pubblica. Oggi il livello dei crediti verso enti
pubblici a rischio e' intorno all'1% del totale, un margine
fisiologico che tuttavia non deve essere superato. L'origine
di questi debiti va trovata sia nell'opacita' dei sistemi di
distribuzione del credito, sia nel loro impiego in opere
pubbliche che produce redditi differiti nel tempo. Il debito
era prevedibile, cosi' come non desta sorpresa la sua
ristrutturazione. Sara' acquistato da nuove societa' che
potranno vedere anche privati nella compagine azionaria.
Inoltre d'ora in avanti ai governi locali verrebbe concesso
di emettere bond per finanziare le proprie attivita'. Si
tratta di una novita' che mette a fuoco una peculiarita'
cinese a lungo trascurata. I 34 governi provinciali
riscuotono meno di un terzo delle entrate fiscali e coprono
i tre quarti delle spese pubbliche complessive. Pechino
controlla la periferia con la leva dei trasferimenti e del
canale bancario, che paradossalmente dirige meglio che
quello diretto. Questo passaggio tuttavia moltiplica rischi
e costi, per cui oggi Pechino deve fronteggiare un problema
che ha creato. La manovra in corso sara' dunque un'ammissione
di responsabilita' e un segnale di apertura verso i governi
locali. Contemporaneamente confermera' che aver governato il
sistema bancario cinese in una crescente esposizione
internazionale e' stata ed ancora e' un compito complicato e
impegnativo. A essa si risponde talvolta con l'assorbimento
delle perdite: un prezzo gestibile, da sacrificare
sull'altare della stabilita'. Non ci sara' dunque ne' una crisi
finanziaria, ne' lo scoppio di una bolla. L'intervento di
Pechino e' questa volta relativamente ridotto. I prezzi delle
azioni delle banche hanno gia' scontato questa manovra
conosciuta di usare i debiti invece per poi ribaltare sulle
banche le perdite. Gli operatori internazionali cha hanno
sottoscritto in origine le Ipo bancarie hanno gia' incassato
laute plusvalenze. Se il sistema finanziario internazionale
ha bisogno di etica, competenza e supervisione, anche la
Cina dovrebbe apportare il proprio contributo con maggiore
sofisticazione ed innovazione.

* presidente Osservatorio Asia

(RADIOCOR) 06-06-11 15:15:19 (0222)news,ASIA 5 NNNN
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