Roma, 13 apr.- La crisi nucleare di Fukushima non è paragonabile a quella di Chernobyl: lo ha assicurato il ministero dell'Ambiente cinese attraverso un comunicato stampa pubblicato sul sito del ministero all'indomani della telefonata tra i premier Wen Jiabao e Naoto Kan. "Le conseguenze a lungo termine dell'incidente nella centrale nipponica non possono essere ignorate e l'impatto sarà particolarmente evidente in mare" ammette il ministero. "Tuttavia - si legge ancora nel rapporto - non costituisce una minaccia per la popolazione. L'impatto sulla Cina sarà minimo, equivalente a circa l'1% di quello prodotto da Chernobyl sul nostro Paese".
Ma se da un lato Pechino minimizza, dall'altro ordina il blocco dei nuovi programmi nucleari fino al 2012. La decisione era già stata annunciata lo scorso mese dal Consiglio di Stato attraverso un comunicato che non forniva tuttavia i dettagli sulla tempistica del blocco. Ma oggi il governo cinese ha fatto sapere che i programmi riprenderanno non appena saranno ultimati i nuovi codici di sicurezza e sarà portata a termine la nuova legge sull'energia atomica che dovrebbero, appunto, vedere la luce rispettivamente entro dicembre e prima della fine di ottobre. "Lo sviluppo nucleare cinese subirà un rallentamento nei prossimi due-tre anni, ma se si considera una prospettiva a lungo termine non si avranno grossi scossoni" sostiene Feng Yi, vice segretario generale dell'Associazione per l'energia nucleare.
Già qualche settimana fa, il Dragone aveva annunciato una revisione degli obiettivi nucleari: "Sebbene gli obiettivi generali restino invariati - aveva dichiarato il capo negoziatore sul clima Xie Zhenhua nel corso della conferenza sui cambiamenti climatici in corso a Canberra - il programma nucleare delineato da Pechino subirà alcune modifiche in vista di una maggiore sicurezza" (questo articolo). Una notizia anticipata il giorno precedente da alcune dichiarazioni rilasciate al People's Daily dal vicedirettore del Consiglio Nazionale per l'Elettricità di Pechino Wei Zhaofeng, secondo cui la Cina avrebbe potuto rivedere il suo programma nucleare e tagliare la capacità progettata per il 2020 di almeno 10 gigawatt. "Probabilmente non riusciremo a raggiungere il nostro obiettivo di 40 gigawatt di capacità installata per il 2015 - aveva detto Wei - e potremmo ridurre il target del 2020 fissato in 90 gigawatt di almeno 10 gigawatt. Il governo aveva previsto che le centrali nucleari avrebbero potuto fornire alla Cina il 5% della sua energia entro il 2020, ma questa cifra potrebbe essere abbassata a meno del 3% in base a un aggiustamento delle politiche".
di Sonia Montrella
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