Pechino, 1 dic. - "Negli anni '50 la competizione tra USA e Unione Sovietica si giocò anche nella corsa allo spazio, oggi la gara tra Stati Uniti e Cina si corre soprattutto sul campo energetico. E l'America la sta perdendo": lo ha detto il segretario americano per l'Energia Steven Chu in un discorso tenuto lunedì. Secondo Chu, la ricerca sul campo energetico sta facendo da volano allo sviluppo tecnologico cinese: "Il governo di Pechino sta aumentando gli investimenti in ricerca e sviluppo, e anche noi dovremmo fare lo stesso, perché l'innovazione apporta benessere alla società". Il segretario all'Energia ha citato l'enorme numero di reattori nucleari che il Dragone sta ultimando, 30 su 50 di quelli in costruzione in tutto il mondo, contro i due progetti in via di realizzazione negli USA. "Applied Materials, che è una società americana, ha aperto recentemente il più grande parco privato al mondo per la ricerca e lo sviluppo dell'energia solare. Ma questo parco si trova in Cina" ha proseguito Chu.
Il settore delle energie rinnovabili, in particolare, è quello sul quale il Dragone sta ottenendo i risultati più ampi: secondo un dossier pubblicato nel marzo scorso dall'organizzazione americana no-profit Pew Charitable Trusts, nel 2009 Pechino ha investito circa 34.6 miliardi di dollari in tecnologie pulite, quasi il doppio dei 18.6 miliardi messi in campo dagli Stati Uniti. Una buona parte del pacchetto di stimoli straordinari all'economia da 4mila miliardi di yuan varato dal governo nel novembre 2008 è stato impiegato per investimenti in energie pulite, tanto da suscitare qualche allarme sull'eccesso di capacità produttiva nel settore: "La Cina ha ormai oltre 70 impianti per la produzione di equipaggiamenti adatti allo sfruttamento dell'energia eolica - ha dichiarato qualche mese fa il vicepresidente della Chinese Renewable Energy Society Meng Xiangan nel corso di un forum - e la domanda nazionale per queste tecnologie è stata già ampiamente superata. Inoltre, la qualità di gran parte di questi prodotti non è stata ancora completamente verificata".
La Cina, che secondo l'IEA nel 2009 ha superato gli USA diventando il primo consumatore dI energia del mondo, mostra ancora una rischiosa dipendenza dal carbone (69% del fabbisogno energetico; ma secondo altre fonti si viaggerebbe intorno al 75%) e dal petrolio e gas naturale (22%). Il governo, tuttavia, punta ad assicurare entro il 2020 una fornitura di energie non fossili pari al 15% del fabbisogno e una riduzione, entro il 2015, dell'energia proveniente dal carbone che, secondo i nuovi piani, si attesterà al 63%.
Ma più in generale, in che modo la Cina starebbe superando gli USA sul fronte della ricerca?
Tra i dati citati da Chu, ce ne sono alcuni che parlano da soli: "Nel 2009 il 51% dei brevetti registrati in America non erano di proprietà di società americane, e al momento la Cina si piazza quinta al mondo in questa classifica. Dobbiamo ricordare inoltre che le due più prestigiose università cinesi, la Peking e la Tsinghua, sono i primi serbatoi per gli studenti che ricevono un PhD in America". La corsa all'innovazione energetica, che diventa corsa all'innovazione tecnologica, è già stata perduta? Tra i dati positivi citati da Chu ci sono le ricerche americane su pannelli solari che arriveranno a costare un quarto dei prezzi attuali, e che pertanto non necessiteranno di sussidi pubblici. Ma il modello cinese, che proprio sui sussidi è fondato, per ora sembra prevalere.
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