### Cina: nodo banche per il private equity -FOCUS-
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### Cina: nodo banche per il private equity -FOCUS-

### Cina: nodo banche per il private equity -FOCUS-

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Alberto Forchielli* e Lorenzo Peracchione**

(Il Sole 24 Ore Radiocor) - Milano, 02 ago - L'attuale
contrasto di comportamenti tra banche e societa' di private
equity indica come in Cina il matrimonio tra i due comparti
non sia ancora stato celebrato. Le due tipologie di
intermediari finanziari sono percepite come sostituti, non
come fonti di finanziamento complementari che, se
affiancate, possono invece condurre a deal piu' solidi e
ridurre i rischi per PMI e investitori. Le banche cinesi
che, nella loro proverbiale avversita' al rischio, rifuggono
dalle piccole aziende, fanno fatica a considerare una
partnership con un operatore di PE come sorgente di preziosa
esperienza, capace di limitare ulteriormente l'incertezza
relativa alla solvibilita' e di ridurre la probabilita' di
passi falsi da parte delle aziende finanziate. La diffidenza
prevale su un piu' razionale atteggiamento di supporto
reciproco: "Perche' dovremmo avere bisogno di voi? Cercate
soltanto di soffiarci il pranzo, intascandovi i profitti per
poi lasciarci soli a sostenere le imprese in cambio di
rendimenti molto piu' bassi". L'abrogazione del divieto per i
fondi di PE di servirsi della leva finanziaria nello
strutturare i veicoli utilizzati per effettuare le
transazioni potrebbe contribuire a migliorare la situazione.
Il risultato sarebbe un'allocazione piu' efficiente del
capitale e un miglior equilibrio tra debito e capitale nella
struttura finanziaria delle imprese. L'apertura, inoltre,
contribuirebbe a stabilizzare i rendimenti nel settore del
PE, che al momento riveste un ruolo cruciale nel
conferimento di fondi a medio termine alle PMI. L'assenza di
credito bancario, perlomeno a un costo ragionevole, potrebbe
avere conseguenze ancor piu' drammatiche nel prossimo futuro,
con le borse cinesi meno attraenti come fonti di capitale
rispetto a sei mesi fa. Gli investitori sono legittimamente
cauti nell'analizzare il campo di battaglia, visto il
raffreddamento dell'export rispetto al 2010, il costo delle
materie prime e i salari "gonfiati" dall'inflazione e i
cambiamenti strutturali che si prospettano per la Cina. E,
con gli indici p/e orientati al ribasso, sia banche sia
societa' di PE stanno iniziando a guardare ai mercati
azionari cinesi come a una via d'uscita non
inconfutabilmente sicura. Le frizioni del PE con banche e
mercati azionari sono un sintomo del fatto che il sistema
finanziario cinese e' ancora in una fase di sviluppo,
piuttosto che di un conflitto naturale tra attori coinvolti.
Al tasso di progresso attuale, sia a livello legislativo sia
di pratiche di mercato, e' probabile che in meno di un
decennio una maggiore complementarita' diventi realta'. Questa
missione non puo' tuttavia essere affidata solo alla mano
invisibile del mercato. La volonta' e l'abilita' da parte
della PBOC nell'introdurre riforme legislative oculate e
lungimiranti dovranno essere focalizzate sulla promozione di
un connubio sano tra banche e fondi e sulla trasformazione
dell'attuale rapporto puramente antagonistico tra i due
soggetti.

* Alberto Forchielli, Managing Partner, Mandarin Capital

Partners, Shanghai
** Lorenzo Peracchione, Analyst, Mandarin Capital Partners,

Shanghai

(RADIOCOR) 02-08-11 16:18:58 (0234)FE,ASIA,CINA 5 NNNN

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