Il presidente del Consiglio, Paolo Gentiloni, e il primo ministro libico, Fayez al-Serraj, hanno firmato a Palazzo Chigi un memorandum d'intesa per contrastare l'immigrazione illegale. Lotta al traffico di esseri umani e al contrabbando e rafforzamento della sicurezza delle frontiere i punti principali dell'accordo. Dopo aver incontrato a Bruxelles il presidente del Consiglio Europeo, Donald Tusk, e la responsabile della Politica Estera europea, Federica Mogherini, al-Serraj, è volato in Italia nel pomeriggio per un incontro che arriva alla vigilia del Consiglio Europeo di Malta, che avrà all'ordine del giorno il blocco della tratta di migranti dalla Libia all'Italia. Tusk, al termine dell'incontro con Serraj, ha assicurato che Bruxelles chiuderà la rotta dei migranti dalla Libia verso l'Italia: "La Ue ha dimostrato di essere pronta a chiudere le rotte di migrazioni irregolari come ha fatto nel Mediterraneo orientale, ora e' tempo di chiudere la rotta dalla Libia all'Italia". "Ho parlato a lungo con il premier Gentiloni ieri e posso assicurare che possiamo riuscirci", ha insistito l'ex premier polacco, "quello che serve e' la piena determinazione a farlo. Lo dobbiamo prima di tutto a chi soffre e rischia la vita, ma lo dobbiamo anche agli italiani e a tutti gli europei".
Gentiloni: serve l'impegno di tutta la Ue
"Se vogliamo dare forza e gambe per gestire i flussi migratori, serve un impegno economico dell'intera Ue", ha dichiarato Gentiloni al termine del vertice, al quale hanno partecipato anche il ministro degli Interni, Marco Minniti, e il titolare della Farnesina, Angelino Alfano, "il rilancio della Libia deve andare di pari passo con il contrasto di esseri umani - ha aggiunto - quello di oggi e' solo un pezzo del progetto che vogliamo sviluppare. Ne parleremo domani a Malta al vertice Ue". "Questo è un giorno molto importante per i rapporti tra i nostri Paesi", ha aggiunto Gentiloni, "nel corso di tutto questo periodo l'Italia ha collaborato per la stabilità della Libia, e lo ha fatto con impegni concreti: la presenza di un nostro ospedale militare a Misurata e la recente riapertura dell'Ambasciata a Tripoli. Oggi si fa un ulteriore passo molto importante, perche' questo accordo da un lato rafforza la cooperazione tra Italia e Libia, e dall'altro mette tutto impegno italiano a sostegno della Libia nel contrasto al traffico di essere umani, nel contrasto all'immigrazione clandestina, di cui i nostri paesi sono vittime. Questa piaga infatti colpisce la Libia, l'Italia, l'Europa e le vittime di questo traffico".
Il premier libico chiede più fondi
"Questa non è un'intesa che intacca la sovranita' del nostro Paese. Noi non firmeremmo mai un accordo per intaccare la sovranita' della Libia", ha sottolineato invece Serraj, chiarendo che non verrà consentito l'ingresso della missione navale Sophia nelle acque territoriali di Tripoli: "Diciamo sì a un comando unico congiunto per ammodernare le flotte, affinché possa svolgere il suo ruolo nelle acque territoriali libiche". Serraj, a Bruxelles, aveva chiesto all'Ue "un aiuto più concreto" in cambio dell'impegno a fermare i migranti in partenza, sottolineando che "l'ammontare di denaro che l'Europa ha destinato alla Libia è una piccola cifra". Il leader dell'esecutivo riconosciuto dalla comunita' internazionale ha poi rilevato che "la cooperazione tra Ue e Libia è importante per salvare le vite dei migranti e rimpatriarli nei Paesi di origine, dove devono trovare migliori condizioni di vita e di lavoro". Fra le misure previste ci sono l'addestramento e fondi per la Guardia Costiera libica che dovrà intercettare i barconi in partenza e riportare a terra migranti e scafisti. Tusk ha confermato che presenterà "ulteriori misure concrete e operative per rafforzare il nostro lavoro e affrontare più efficacemente le reti dei trafficanti gestire in modo più efficace i flussi migratori" e ha sottolineato che Ue e Libia hanno "un interesse e una determinazione condivisi a ridurre il numero di migranti che rischiano le vite per attraversare il Mediterraneo centrale". "Questa situazione non è sostenibile né per l'Europa, né per la Libia, perché i trafficanti lasciano affogare i migranti e pur di far soldi minano l'autorità dello Stato libico".
Si cerca anche il coinvolgimento di Haftar
Servirà perà anche la collaborazione del generale Khalifa Haftar, che controlla la Cirenaica. Per questo Tusk ha auspicato "ulteriori sforzi per coinvolgere in modo costruttivo quanti in Libia non sostengono ancora le nuove istituzioni". L'Unione europea ha già con la Libia "una buona cooperazione sull'immigrazione" ma "la situazione sul terreno è complicata", ha ammesso Mogherini, che si è mostrata disponibile a soddisfare le richieste di maggiori fondi giunta da Serraj. La cooperazione, ha aggiunto, "è basata sul lavoro che stiamo facendo in particolare per la formazione della guardia costiera e la Marina libica con l'Operazione Sophia, che sta andando bene e consentirà alle autorita' libiche di controllare più efficacemente, non solo per la crisi migratoria ma anche per motivi di sicurezza, le proprie acque territoriali".
I risultati della missione di Minniti
Il ministro degli Interni, Marco Minniti era andato a Tripoli lo scorso 9 gennaio per impostare il patto tra Italia e Libia contro l'immigrazione clandestina. Secondo quanto emerso dopo la sua visita, si dovrebbe trattare di un'intesa in più punti che ricalcherebbe gli accordi del 2008 e del 2012 e muoversi su tre direttrici: stabilizzazione e crescita sociale e civile, cooperazione antiterrorismo per evitare il ritorno di terroristi e foreign fighters verso l'Italia e il contrasto comune ai trafficanti di uomini. Il primo memorandum tra Italia e Libia fu sottoscritto nel 2008 dall'allora ministro dell'Interno Roberto Maroni con il governo di Muammar Gheddafi e prevedeva che l'Italia versasse 5 miliardi di dollari in aiuti in cambio del pattugliamento costante della costa per impedire ai migranti di partire. Nel 2012 l'accordo era stato rinnovato ed era stato sottoscritto dall'allora ministro Anna Maria Cancellieri e prevedeva il controllo delle frontiere meridionali della libia e l'addestramento delle forze di polizia frontiera locali.
Per approfondire: La Ue vuole una 'linea di protezione' davanti alla Libia