di Titti Giammetta
Londra - Summit sulla crisi finanziaria libica a Londra : il Foreign Office ha convocato un incontro urgente tra i Paesi che sostengono il governo del premier Fayez al-Serraj per fare 'pressing' sulla Banca centrale del Paese nordafricano e scongiurarne il collasso economico. Presenti all'incontro, oltre ad al Serraj, saranno il segretario di Stato americano John Kerry, il ministro degli Esteri, Paolo Gentiloni, e il collega britannico Boris Johnson. Invitati anche i colleghi di Emirati Arabi Uniti, Abdullah Bon Zayed, e dell'Arabia Saudita, Adel al Jubeir. All'incontro parteciperanno il governatore della Banca centrale libica, Saddek Elkaber, il presidente della Compagnia petrolifera nazionale (Noc) Mustafa Sanallah e il responsabile del Fondo sovrano libico (Lia), Ali Mohamed. Secondo quanto ha appreso l'AGI da fonti diplomatiche il meeting sarebbe nato per gestire il difficile rapporto tra il Consiglio presidenziale di al Serraj e la Banca Centrale libica che ostacola la consegna dei fondi ottenuti dalla vendita di petrolio per sostenere la crescita del Paese in un momento politico complesso.
Serraj domenica ha partecipato a un vertice segreto in un albergo di lusso di Hammamet, località turistica tunisina, con un gruppo di politici libici in vista del summit di Londra. Alla riunione, terminata a notte fonda, hanno partecipato i consiglieri del premier e diversi esponenti politici e militari. Si è discusso in particolare di come uscire dalla crisi politica e dallo stallo istituzionale e del sostegno offerto al governo da una serie di milizie libiche. Erano presenti, in particolare, i rappresentanti della brigata al Mahjun, di quella al Halbus e Abdel Rauf Kara e della Hautham di al Tajura.
BANCA MONDIALE: TRIPOLI RISCHIA COLLASSO ECONOMICO
Lo stallo politico in Libia - dove l'autorità del governo accordo nazionale di Tripoli deve ancora essere riconosciuta dalla Camera dei rappresentanti di Tobruk, il Parlamento libico riconosciuto dalla comunità internazionale - impedisce al Paese di raggiungere il suo potenziale di crescita. L'economia è in recessione dal 2013 e il prodotto interno lordo (Pil) ha subito una contrazione di circa l'8,3 per cento nel 2016, con un Pil pro-capite di appena 4.458 dollari. L'allarme è stato lanciato nelle scorse settimane dalla Banca mondiale secondo i cui dati l'inflazione nel Paese è cresciuta del 24% nei primi sei mesi del 2016, con una conseguente perdita sostanziale del potere d'acquisto, soprattutto per quanto riguarda i prodotti alimentari di base. La mancanza di fondi ha di fatto interrotto i sussidi alla popolazione e svuotato le scorte di cibo, con un rincaro del 31 per cento dei prodotti alimentari. La stima della Banca mondiale dell'inflazione media durante il 2016 e' del 20 per cento.
ENORMI RISERVE PETROLIO MA PRODUZIONE LANGUE
"Con la produzione di petrolio ad un quinto del suo potenziale, le entrate sono crollate e il deficit pubblico e delle partite correnti ha raggiunto livelli record. Con il dinaro libico che sta rapidamente perdendo valore, l'inflazione e' aumentata, erodendo ulteriormente il potere d'acquisto", si legge nel rapporto dell'organizzazione di Washington. La Banca mondiale sottolinea che le sfide a medio termine "includono la ricostruzione delle infrastrutture e la diversificazione dell'economia per creare posti di lavoro e crescita inclusiva".
"La produzione di petrolio è diminuita per il quarto anno consecutivo nel 2016. La Libia riuscita a produrre una media di 335 mila di barili al giorno nel primo semestre del 2016, un quinto del potenziale, quasi il 20 per cento in meno rispetto allo stesso periodo del 2015", si legge nel rapporto. Tuttavia le riserve petrolifere della Libia sono le piu' estese dell'Africa e al decimo posto nella produzione mondiale calcolando gli 1,65 milioni di barili prodotti al giorno fino al 2010, prima della caduta di Gheddafi.
DOING BUSINESS: PAESE FANALINO DI CODA DELL'AREA
La Libia resta al 188mo posto su 190 Paesi nella classifica stilata dalla Banca mondiale nel rapporto Doing Business 2017, la stessa posizione dell'anno scorso, fanalino di coda di tutta la regione. Secondo la Banca mondiale, il Paese nordafricano ha migliorato leggermente (di una posizione) solo le procedure per proteggere gli investitori di minoranza. Tutti gli altri indicatori sono stabili o negativi. Il maggiore calo, pari a cinque punti, riguarda l'avvio di nuove imprese, settore sceso dal 157mo al 163mo posto. La Libia, paese di 6,2 milioni di abitanti e un reddito pro-capite di 6.030 dollari, ha totalizzato appena 33,19 punti secondo il conteggio della Banca mondiale, ben al di sotto della media regionale di 56,36 punti. Meglio hanno fatto l'Algeria con 47,76 punti e il 156 posto, l'Egitto con 56,65 punti e la 122ma posizione, la Tunisia con 64,89 punti e il 77mo posto, e il Marocco giunto in 68ma posizione con 67,5 punti. (AGI)