Roma - La rottura sulla Siria tra Russia e Stato Uniti è totale ma le speranze di una via d'uscita allo stallo, che continua solo a causare vittime tra i civili in particolare ad Aleppo, non sono morte. Il segretario di Stato americano John Kerry, che ieri aveva formalmente annunciato l'interruzione dei contatti con i russi, oggi è tornato ad aprire uno spiraglio sostenendo che gli Usa non hanno gettato la spugna nella "ricerca della pace". La decisione statunitense era "inevitabile" anche per il ministro degli Esteri, Paolo Gentiloni che alla Camera ha detto che "non e' certo" qualcosa "di cui rallegrarsi ma gli Usa hanno preso atto di una situazione che era degenerata". Mosca non demorde dal suo sostegno al regime di Bashar Assad e ieri ne ha fatto le spese anche la sua ambasciata a Damasco, danneggiata da colpi di mortaio, ma senza che nessuno del personale diplomatico sia rimasto ferito. I colpi arrivavano da un sobborgo della capitale siriana controllata dai gruppi terroristici Jabhat Fatah ash Sham (gli ex qaedisti di Al Nusra, che gli Usa considerano ora non piu' al pari di Isis) e Failak ar Rakhman. Mosca ha denunciato oggi di considerare l'attacco alla legazione come "la conseguenza delle azioni di coloro che, come gli Usa e alcuni dei loro alleati, provocano una proseguimento del sanguinoso conflitto in Siria, flirtando con militanti ed estremisti di vario genere".
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Intanto ad Aleppo, la seconda citta' siriana, martoriata dal 2012 da scontri tra le milizie ribelli e le forze di Damasco, sostenute da poco piu' di un anno (30 settembre 2015) dalle truppe russe i soldati di Assad stanno procedendo. Conquistano un palazzo alla volta strappandoli al controllo delle forze ribelli procedendo nella loro strada per conquistare i quartieri orientali della città. In particolare - riferisce l'Osservatorio siriano per i diritti umani - il cuore degli scontri si concentra sul quartiere di Suleiman al-Halabi eper proseguire poi verso nord, in direzione di Bustan al-Basha, cercando di guadagnare terreno un quartiere alla volta. La crisi ad Aleppo ha raggiunto livelli tali che lo stesso Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite dovrebbe "trovare un modo per limitare il ricorso al potere di veto" dei 5 membri permanenti dell'organo esecutivo del Palazzo di Vetro. E' quanto ha chiesto il capo del Consiglio dei diritti umani Onu di Ginevra, Zeid Ra'ad Al Hussein, secondo il quale "quando ci sono gravi timori che possano essere stati commessi crimini di guerra, crimini contro l'umanita' o genocidio" tout court come sta avvenendo ad Aleppo. Senza citarla esplicitamente il riferimento e' alla Russia che finora ha bloccato ogni tentativo di coinvolgere la Corte Penale Internazionale dell'Aja per denunciare e perseguire i crimini commessi in Siria. (AGI)