Mosca - Proprio mentre a Ginevra riprenderanno i colloqui di pace sotto l'egida dell'Onu, cui gli emissari del regime pero' non saranno presenti fin dall'inizio, domani in Siria si terranno le controverse elezioni parlamentari indette da Bashar al-Assad malgrado il Paese sia in guerra, molte aree rimangano sotto il controllo dello Stato Islamico o dei qaedisti del Fronte al-Nusra, parecchie centinaia di migliaia di sfollati siano impossibilitati a votare.
Per il presidente siriano la consultazione e' tuttavia pienamente legittima, e lo ha ribadito ricevendo in visita a Damasco una delegazione di membri del Consiglio della Federazione, la camera alta su basi regionali del Parlamento russo, che ne hanno riportato le argomentazioni una volta rientrati in patria. "Durante il nostro incontro, Assad ha accennato alle critiche del segretario di Stato americano, John Kerry", ha raccontato uno di loro, Dmitry Sablin, "e ha sottolineato che per lui e' piu' importante l'opinione del popolo siriano rispetto alle valutazioni dei rappresentanti occidentali".
Sablin ha quindi riferito come il leader di Damasco abbia rivendicato "l'attiva vita politica esistente in Siria, con quasi dodicimila candidati alle legislative, una partecipazione superiore a quella di molti Stati occidentali". Inoltre, ha proseguito ancora il parlamentare russo, Assad ha evidenziato "l'estrema importanza del processo elettorale", a suo dire corroborata proprio dalla "partecipazione senza precedenti dei connazionali": che, secondo l'uomo forte della Siria, "si spiega in primo luogo con il fatto che i siriani credono nel dialogo politico" come via per "permettere un rapido ripristino della pace".
In realta' la consultazione non e' riconosciuta dalle Nazioni Unite, che restano ferme sulla convocazione alle urne soltanto entro i diciotto mesi successivi all'eventuale raggiungimento di un accordo tra lealisti e oppositori, come previsto dal piano di pace su cui si fondano i colloqui a Ginevra: anche se ieri, in visita ufficiale a Damasco, l'inviato speciale Staffan de Mistura ha preferito evitare anche soltanto di alludere alla questione. Il diplomatico italo-svedese del resto ha gia' ribadito in varie occasioni la posizione del Palazzo di Vetro, contraria all'appuntamento elettorale di domani.
Tra l'altro, rispetto alle precedenti parlamentari del 2012 e alle presidenziali di due anni, il concreto esercizio del diritto di voto adesso sara' pesantemente limitato non solo dalle condizioni di fatto, ma addirittura in punto di diritto. Infatti, se anteriormente esisteva un'unica circoscrizione nazionale e chiunque poteva recarsi a un seggio a prescindere da dove si trovasse in concreto, ora sono state ricostituite quelle originarie, e ciascuno sara' pertanto costretto a votare laddove risiede, sempre che sia materialmente fattibile. Uniche eccezioni, le province di Raqqa nel nord e di Idlib all'ovest, roccheforti rispettivamente dell'Isis e della filiale locale di al-Qaeda: pretendere di allestire le elezioni pure li', come se nulla fosse, sarebbe stato davvero troppo. Tralasciando risultati che vedranno la scontata vittoria della coalizione facente capo al Baath, partito ininterrottamente al potere da 53 anni, da venedi' la delegazione governativa sara' in grado di ripartire per la Svizzera e unirsi ai negoziati coordinati da de Mistura: per tutti, in realta' lealisti compresi, la scadenza vera rimane pur sempre quella. (AGI)