Proposta bilancio Ue: +6% fondi all'Italia ma il sistema ci penalizza
In vista della Brexit, si riduce il bilancio comunitario e si rifanno i calcoli. L'Italia avrà il 6% di fondi di coesione in più ma questa percentuale sarebbe stata 4 volte superiore senza il nuovo sistema di allocazione, che favorisce invece Francia e Germania. Lo rivela un documento riservato che abbiamo potuto esaminare

Nel momento in cui il governo di Giuseppe Conte minaccia di mettere il veto sul bilancio dell'Unione Europea per il periodo 2021-2027, un documento riservato della Commissione ottenuto dall'AGI rivela che l'Italia otterrebbe il 6% di risorse in più per i fondi regionali e la politica di coesione, ma anche che è stata penalizzata dal metodo di allocazione scelto dall'esecutivo comunitario. La proposta presentata dalla Commissione il 29 maggio scorso, prevede un taglio netto delle risorse destinate allo sviluppo regionale e la politica di coesione, nell'ambito della riduzione del bilancio comunitario dovuto all'uscita del Regno Unito dall'Ue. Complessivamente, a prezzi costanti 2018, i fondi per la coesione passerebbero da 367 miliardi per il periodo 2014-2020 a 330,6 miliardi per il 2021-2027, parti a un taglio del 9,9%. Ma la dotazione per l'Italia sarebbe destinata a aumentare del 6% (sempre a prezzi costanti 2018), con un'allocazione pari a 38,5 miliardi per il periodo 2021-2027, rispetto ai 34,5 miliardi per il periodo 2014-2020.
La "formula di Berlino"
Il nuovo metodo di assegnazione dei fondi proposto dalla Commissione si basa sulla cosiddetta "formula di Berlino", adottata dal Consiglio europeo nel 1999, che prevede metodi di calcolo diversi per le tre diverse categorie di Regioni (meno sviluppate, in transizione e più sviluppate). Per il periodo 2014-2020, la formula di Berlino tiene conto del divario tra il Pil pro capite di una regione e la media Ue, in modo da rispecchiare la prosperità regionale, ma riflette anche condizioni sociali, economiche e territoriali, come la disoccupazione, la bassa densità di popolazione e, per le regioni più sviluppate, i livelli di istruzione. Per il periodo 2021-2027, la Commissione ha proposto di modificare la "formula di Berlino". Il metodo continua a basarsi prevalentemente sul Pil pro-capite, ma prevede l'aggiunta di nuovi criteri (disoccupazione giovanile, bassi livelli d'istruzione, cambiamenti climatici, accoglienza e integrazione dei migranti)
L'aumento del 6% dei fondi di coesione per l'Italia contenuto nella proposta di bilancio dell'Ue avrebbe potuto raggiungere il 24%. Così non è perché la proposta della Commissione è di introdurre una "rete di sicurezza" per scongiurare gli effetti negativi di modifiche troppo brusche nelle assegnazioni per gli Stati membri, il che avvantaggia Paesi come Germania e Francia.
Chi perde e chi guadagna
Come risulta dal documento riservato di cui l'AGI ha potuto prendere visione, la rete di sicurezza prevede un tetto massimo in termini di perdite (massimo 25%) o aumenti (massimo 10%) per le dotazioni ai singoli Stati membri. Secondo una tabella del documento riservato, se la Commissione avesse adottato la "formula di Berlino" attualmente in vigore la dotazione per l'Italia sarebbe aumentata del 24% e non del 6% come proposto con la "formula di Berlino rivista". Allo stesso modo, la dotazione per la Grecia sarebbe aumentata del 32% e quella per la Spagna del 21%. Con la "formula di Berlino" originale la Germania avrebbe visto la sua dotazione per la coesione tagliata del 45%, l'Austria del 32% e la Francia del 23%. Per i paesi dell'Est, i risultati sono piu' ambigui. I tagli per Polonia e Ungheria sarebbero stati comunque inferiori a quelli proposti il 29 maggio, con una riduzione rispettivamente del 11% e del 17%.
I migranti non spostano i numeri
L'introduzione di un criterio di accoglienza dei migranti nel metodo per calcolare le dotazioni nazionali, invece, non ha modificato in modo sostanziale le cifre. "Conta per il 2%", spiega una fonte europea. Inoltre, "va soprattutto a beneficio di chi ha una forte presenza di richiedenti asilo, come Germania, Austria e Svezia". Il criterio, infatti, si fonda sul numero di migranti regolari presenti sul territorio (compresi i richiedenti asilo) e non sul numero di sbarchi.
Nelle sue proposte per il bilancio pluriennale, la Commissione ha comunque proposto un aumento consistente delle risorse per il capitolo Immigrazione e gestione delle frontiere esterne dell'Ue, che dovrebbe passare da 12,9 miliardi di euro per il 2014-2020 a 34,9 miliardi per il 2021-2027. In particolare, l'incremento di bilancio per la politica migratoria sarebbe pari al 51% (da 6,9 miliardi a 10,4 miliardi per sette anni), mentre quello per la gestione delle frontiere sarebbe del 241% (da 2,7 miliardi a 9,3 miliardi). L'Italia, al pari di gran parte degli altri Stati membri, subirebbe invece forti perdite nelle dotazioni per la Politica agricola comune (Pac). La Commissione ha proposto un taglio di circa il 5% della Pac (a prezzi correnti) per tutta l'Ue, con una riduzione della dotazione per l'Italia di circa 2,7 miliardi nel periodo 2021-2027 (il 6,9%) rispetto al 2014-2020. Il negoziato sul bilancio pluriennale dell'Ue e' iniziato a maggio, quando la Commissione ha iniziato a presentare le sue proposte per il periodo 2021-2027, e non e' ancora entrato nel vivo.
La Commissione auspica che possa essere raggiunto un accordo sul bilancio pluriennale dell'Ue prima delle elezioni europee del maggio 2019, ma diversi Stati membri ritengono che l'intesa sarà raggiunta solo a fine dell'anno prossimo o nel corso del 2020. Se l'Italia dovesse andare in fondo alla sua minaccia di veto, in mancanza di un quadro di bilancio pluriennale e delle relative regolamentazioni, il risultato sarebbe il blocco dei fondi che vanno programmati su più anni, come quelli dello sviluppo regionale e della coesione.
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