Seimila esuberi, 600 filiali in meno, 500 assunzioni. In cambio della ricapitalizzazione da 8,1 miliardi di euro (5,4 miliardi dei quali a carico dello Stato), arrivano i tagli. Il piano di salvataggio del Monte dei Paschi di Siena 2017-2021 prevede che, alla sua conclusione, i dipendenti del gruppo scendano dai 25.566 del 2016 a 20.065. Dei 5.500 in esubero, 4.800 usciranno attraverso l'attivazione del Fondo di solidarietà, 450 tramite la cessione o la chiusura di attività, i restanti 750 con il turnover fisiologico (pensionamenti).
"Più che una banca sembrava un pronto soccorso"
"Il piano non prevede licenziamenti", anzi, "abbiamo previsto 500 assunzioni e questo è un segnale importante", ha spiegato l'amministratore delegato Marco Morelli, che ha ricordato come i mesi trascorsi prima del via libera dell'Unione europea al piano, più che in una banca, è come essere stati "in un pronto soccorso: abbiamo vissuto in una situazione in cui ogni ora c'era un'emergenza, un'esigenza diversa. Abbiamo lavorato come si lavora in un reparto d'urgenza, speriamo nel frattempo di aver salvato il più possibile". Finita la fase "della chirurgia d'emergenza", si punta adesso alla gestione operativa di tipo industriale e commerciale, con la "fiducia che a questo punto la banca può recuperare masse e quote commerciali perse, andarsi a riprendere clienti e depositi", attraverso un piano che per Morelli, oltre che di ristrutturazione, è di "rilancio e ripresa" per consentire al Monte di riprendere "un cammino tranquillo".
I quattro pilastri del rilancio
Parte saliente del progetto di risanamento è rappresentata dallo smaltimento delle sofferenze lorde per 28,6 miliardi, di cui 26,1 attraverso la cartolarizzazione. Al fondo Atlante 2 verrà ceduto il 95% delle tranche mezzanine e junior a un prezzo pari al 21% del loro valore lordo. Fatti i conti con il taglio dei costi (oltre al personale, le filiali si ridurranno da 2000 a 1.400) e la pulizia del bilancio con lo smaltimento dei cosiddetti "Npl" (Non Performing Loans), ci si concentrerà su "4 pilastri" in grado di portare l'istituto ad avere un utile di 1,2 miliardi di euro con un ritorno sul capitale al 10,7% a fine periodo.
- Il primo pilastro poggia le sue fondamenta nella "piena valorizzazione della clientela retail e small business grazie a un nuovo modello di business semplificato e altamente digitalizzato".
- In secondo luogo verrà "rinnovato il modello operativo", con un "focus continuo sull'efficienza, che porterà a un target di cost/income ratio inferiore al 51% nel 2021 e a una riallocazione alle attività commerciali delle risorse impegnate in attività amministrative"
- La gestione del rischio di credito verrà "radicalmente migliorata".
- Infine, si prevede un" rafforzamento della posizione patrimoniale e di liquidità", con un Cet1 (l'indice di solidità patrimoniale calcolato rapportando il capitale ordinario versato, Tier 1, con le attività ponderate per il rischio) previsto al 14,7% nel 2021.
"Non esiste un piano B"
A portare a compimento il risanamento della banca penserà lo stesso Morelli: "Resto l'amministratore delegato", anche se "il mio mandato è a disposizione del nuovo azionista (ovvero il Tesoro, ndr.) in qualunque momento", e, come aveva affermato in precedenti occasioni, persino con uno stipendio che, a seguito dell'ingresso dello Stato nel capitale della banca, sarà decurtato del 70% a 466 mila euro lordi. Il nuovo business plan ("una pietra miliare") dovrà andare bene per forza, anche perché, ha assicurato l'Ad, "non esiste un piano 'B'".
Per approfondire: Da Antonveneta ad Alexandria, perché Mps è nei guai