Il presidente della Bce, Mario Draghi, difende il Quantitative Easing che ha portato a una crescita del Pil, è "ottimista" sul futuro dell'Europa, ma esorta i governi a spendere di più con "politiche fiscali più attive", che consentirebbero di aumentare i tassi ormai diventati negativi. Questo il messaggio lanciato oggi a Milano in una lectio magistralis all'Università Cattolica, dove ha ricevuto una laurea honoris causa.
"Sono ottimista sul futuro dell'Europa" ha detto "penso che col tempo essere parte dell'Ue e dell'Unione monetaria sia diventato normale per gran parte dei cittadini. L'euro è più popolare che mai; il sostegno all'Ue tocca i valori più alti registrati dall'inizio della crisi. Nei dibattiti sul futuro dell'Europa si discute sempre meno se la sua esistenza abbia senso e assai di più sulla via migliore per avanzare. Su queste basi la nostra Unione può durare e prosperare".
Draghi nota inoltre che chi critica l'Unione non ne contesta la legittimità e alle recenti elezioni i parlamentari eletti sono risultati in maggioranza a favore dell'Europa. "Oggi sono coloro che dubitavano a essere messi in discussione" è la frecciata agli euroscettici.
Quanto alle politiche anticrisi del 2014-2015, culminate con i tassi bassi e il programma di acquisto titoli afferma che "le stime mostrano che le misure introdotte hanno avuto un impatto sostanziale, contribuendo per 2,6 punti percentuali alla crescita del Pil nell'area dell'euro fra il 2015 e il 2018 e per 1,3 punti percentuali all'inflazione".
Dopo aver riconosciuto che "ai governi dell'area dell'euro non è mancato il coraggio; hanno saputo compiere i passi giusti nei momenti cruciali. L'unione monetaria è ora più forte e gran parte delle paventate complicazioni si sono rivelate infondate", Draghi esorta gli esecutivi ad attuare "una politica fiscale più attiva", che "permetterebbe quindi di modificare più celermente quelle politiche dei cui effetti negativi su alcune categorie di cittadini e di intermediari siamo ben consapevoli. Dove la politica fiscale ha svolto un ruolo più rilevante dopo la crisi, il ritorno alla stabilità dei prezzi è stato più rapido. Negli Stati Uniti, ad esempio, dal 2009 al 2018 il disavanzo primario strutturale è stato in media pari al 3,6% del Pil potenziale, nell'area dell'euro si è registrato un avanzo pari allo 0,5%. E' una delle ragioni per cui i tassi di interesse hanno potuto risalire più velocemente negli Stati Uniti, mentre nell'area dell'euro sono bassi o negativi da lungo tempo".
Draghi ha anche ricordato che la Bce ha sempre agito consapevole "della entità e dei limiti dei nostri obblighi legali. Per questo non ci hanno preoccupato i ricorsi contro alcune nostre decisioni presentati alla Corte di giustizia europea. Anzi, ne siamo stati lieti perché ciò ha consentito alla più alta autorità giuridica europea di confermare la piena legittimità delle nostre azioni e d chiarire quali ne fossero i limiti".
"La Corte" ricorda “non soltanto affermò che gli acquisti di attività sono uno strumento legittimo di politica monetaria nell'area dell'euro, ma rilevò anche l'ampia discrezionalità della Bce nel ricorrere a tutti i suoi strumenti secondo necessità e in maniera proporzionata per conseguire il suo obiettivo".