Il governo francese ha deciso di nazionalizzare 'temporaneamente' i cantieri di Stx France, dopo che Fincantieri ha comprato il 66,66% della società. Una soluzione, spiega il ministro francese Bruno Le Maire, che permetterà alla Francia di "avere più tempo per trovare un nuovo partner". In attesa di capire come questo succederà e quali saranno le conseguenze per la società italiana (che intanto segna nuovi ribassi in Borsa dopo la conferma della decisione francese), ci sono alcuni aspetti che vale la pena ripercorrere per comprendere la portata della vicenda.
Una partita enorme quella di Stx, che ha tirato in ballo tutti i temi più caldi degli ultimi mesi: la natura della presidenza Macron, quella dell’Europa, e quella dell’Italia, accusata dalla stampa nazionale di non essere capace di farsi sentire a livello internazionale. Ma come si è arrivati a questa contesa di un cantiere navale che solo sette anni fa era poco più che un relitto dell’industria pesante e oggi sembra poter determinare gli equilibri europei?
Piccola storia dei cantieri Stx di Saint Nazaire
Quando parliamo dei cantieri della Stx parliamo in realtà di quelli della città di Sant Nazaire, città di 70mila abitanti alla foce della Loira, che hanno 150 anni. Finora 120 transatlantici e un buon numero di navi militari sono salpate da lì, verso l’Oceano Atlantico. I cantieri vivono nel tempo alti e bassi, come tutti i cantieri.
Negli anni '90 si salvano da una dura crisi grazie alle navi da crociera. Ma le cose non vanno benissimo. Nel 2006 Alstom, proprietaria della società, molla tutto ai norvegesi Aker Yards. Ma la cosa dura due anni. Nel 2008 vendono ai sudcoreani di Stx e in parte allo Stato francese, che ne compra il 33%, e (punto importantissimo) in quell’occasione si garantisce anche il potere di veto sulle scelte strategiche. I coreani pensano in grande, investono alla grande, ma nel 2014 falliscono.
Francesi, norvegesi, coreani: poi Fincantieri
3 gennaio 2017. I coreani vogliono vendere e il tribunale di Seul apre l’asta per comprare le quote della società. Si presentano in 4, tra cui Fincantieri. Le altre tre si sfilano all’ultimo e l’unica offerta valida quindi rimane quella del gruppo triestino. Che vince (La Repubblica, 7 aprile). Così si accorda con Stx France per acquisire il 66% delle quote.
L'obiettivo del colosso italiano è creare in Francia un polo italofrancese per la costruzioni di grandi navi da crociera. Hollande, allora presidente della Repubblica, è si è sempre detto favorevole all'operazione, e agli italiani. Poi però arriva la campagna elettorale.
11 gennaio 2017. 5 mesi prima della chiamata alle urne del popolo francese per eleggere il nuovo presidente della Repubblica, Francois Holland incontra in un bilaterale Paolo Gentiloni. Gli accordi cominciano a scricchiolare. E si comincia a paventare la possibilità di utilizzare il diritto di veto che lo Stato francese ha con il suo 33% opponendosi all’acquisto della società per ‘motivi strategici e di sicurezza nazionale’.
La rinascita dalla 'pesante decadenza' del 2010
Quei cantieri che fino al 2010 “ispiravano un’impressione pesante di decadenza, di fronto a gru giganti inutilizzate e bacini vuoti” (Avvenire, 26 luglio) e che 4 anni dopo avevano prosciugato i soldi dei coreani (Corriere della Sera, 26 luglio), oggi tornano a suscitare grande interesse. Come mai? Perché la Francia pensa addirittura a nazionalizzare la società pur di impedire il controllo di una società italiana (Corriere della Sera, 27 luglio)?
Rispetto a 10 anni fa, il mercato delle navi da crociera è esploso. Si tratta di un mercato dall’enorme potenziale (Il Sole 24 ore, 30 marzo). Circa 24 milioni di passeggeri nel mondo contesi da una sessantina di compagnie. Potrebbe bastare questo a spiegare il ritorno di interesse per un business che sembrava superato. Ma non è solo questo.
La vittoria italiana in Qatar, e 40 miliardi di spese militari
La vera partita tra Italia e Francia, come spiega La Repubblica, è quella per “40 miliardi di commesse militari”. E la prima tappa di questa partita l’ha vinta Fincantieri, nel 2016, aggiudicandosi una commessa dal Qatar per la creazione di “un’intera marina per l’Emirato del deserto petrolifero”. Ovvero:
- quattro corvette,
- una mini portaerei,
- due pattigliatori e
- quindici anni di assistenza, equipaggiamento e manutenzione dei mezzi.
Totale: 5 miliardi di assegno e lavoro per 10mila persone fino al 2022.
“Quel trionfo è stato favorito da una congiuntura geopolitica forse irripetibile” spiega oggi su Repubblica Gianluca Feo. “Parigi ha pagato lo scotto per gli accordi militari con l’Egitto finanziati dagli avversari sauditi del Qatar mentre il governo Renzi ha sfruttato al meglio la debolezza della presidenza Hollande, offrendo l’impegno congiunto di ministri, industria e forze armate”.
'Il vero volto del macronismo'
Se la partita vinta in Qatar è stata il frutto quindi di caso e abilità politica del governo italiano, e su questo i commentatori italiani sembrano essere tutti d’accordo, quella che adesso l’Italia rischia di perdere è frutto di un’azione ‘di forza’ di Macron che, osannato anche dalla stampa italiana come modello europeista e liberale, oggi è giudicato molto più severamente:
“Più passano le settimane e più il macronismo mostra una faccia vecchia, quella della Francia di sempre con i suoi istinti dirigisti, statalisti, protezionisti, sovranisti. Europeisti a giorni alterni, solo quando fanno comodo alle sue euro-alchimie di potere” ha scritto oggi sul Sole24Ore Adriana Cerretelli. Un’ottima sintesi di quello che si può leggere oggi sulle pagine dei quotidiani, che a parte qualche eccezione sono tutti d'accordo