Facebook è un po' come un vero amico: sa tutto di te e nonostante questo gli piaci. Non è un mistero che il social network conosca molto. E che usi le informazioni per indirizzare la pubblicità. Spesso si tratta di dati gestibili e consultabili, anche se solo pochi iscritti sanno come. Secondo uno studio di Pew Research Center, tre utenti su quattro non sapevano quali e quanti interessi custodisse Facebook. Una volta che i ricercato hanno svelato loro che esiste una pagina dove si può vedere quali sono, il 59% ha affermato che l'elenco di informazioni offre un ritratto accurato.
Il mosaico dei nostri interessi
Ma come si fa a vedere (almeno in parte) cosa Facebook sa di noi? Basta approdare alla sezione “Le tue preferenze relative alle inserzioni”. Sul pc, il primo passo è cliccare sull'icona del triangolo, in alto a destra. Scorrendo verso il basso, selezionare “Impostazioni” e, dalla schermata che si apre, “Inserzioni”. Nella versione mobile, per arrivare alla stessa sezione si parte dall'icona delle tre linee in alto a destra. Per procedere poi a “Impostazioni e privacy”, “Impostazioni” e “Inserzioni”.
Si apre una pagina con tre sottosezioni principali: “I tuoi interessi” (contrassegnata dall'icona di un cuore), “Inserzionisti” (indicata da un valigetta) e “Le tue informazioni” (identificata da un “fototessera”). La sezione “I tuoi interessi” è quella più corposa: include nomi di personaggi, argomenti di discussione, aziende, luoghi. Sono suddivisi in categorie, da commercio a informazione, da hobby a viaggi. E ancora: cibo e bevande, sport, stile di vita. È un mosaico costruito sulla nostra navigazione e i nostri “Mi piace” su pagine, gruppi, post pubblicitari.
L'effetto domino di un “Mi piace”
Questo recinto di interessi non è così definito come potrebbe sembrare, perché non coinvolge solo le singole pagine ma allarga il quadro alla più ampia categoria degli interessi. Ad esempio: se metto like a LeBron James, nel mosaico non entra solo lui, ma sto anche dicendo a Facebook che seguo il basket. Se mi piace Bud Spencer, il social ipotizza che sia un appassionato di cinema. E così via. A complicare le cose c'è il fatto che, come spiega Facebook, le inserzioni sono indirizzate non solo dai nostri “Mi piace” ma anche da quelli dei nostri amici. E attingono anche “dal profilo Instagram, dai luoghi in cui ti registri usando Facebook, i siti web che visiti o le app che usi”.
Aziende e siti web possono inoltre condividere con il social altro: “Visualizzazione di una delle sue pagine web, download dell'app mobile, aggiunta di un prodotto al carrello o completamento di un acquisto, dove ti connetti a Internet, dove usi il tuo telefono”. La ricchezza e il dettaglio di questo serbatoio dipende quindi dalla nostra attività, sulla disinvoltura con cui clicchiamo, condividiamo, ci localizziamo sulla bacheca. Ma anche da cosa facciamo altrove. Azzardare un numero medio di “tasselli” è impossibile, ma si tratta comunque di un numero che non si esaurisce in poche decine: più probabile si conti in centinaia. Se vi sembrano troppe, si possono cancellare tutte. Oppure decidere di escludere solo quelle che non rispecchiano i vostri interessi, in modo da continuare a ricevere pubblicità più personalizzata.
Gli inserzionisti che ci guardano
La seconda sezione è quella degli “Inserzionisti”. Nella sottocategoria “Inserzionisti sulle cui inserzioni hai cliccato” c'è l'elenco di pagine e imprese che hanno catturato la nostra attenzioni con un post sponsorizzato. Hanno pagato per avere visibilità e l'utente ha aperto quel contenuto.
L'altra sottosezione indica gli inserzionisti che non hanno solo conquistato il nostro clic ma anche i nostri dati. Come? Lo spiega Facebook: hanno usato “una lista di contatti che loro o un loro partner” hanno raccolto, “generalmente” dopo che l'utente ha condiviso indirizzo e-mail o numero di telefono.
È più semplice che accada di quanto non sembri. Ad esempio, succede iscrivendosi a una newsletter o utilizzato l'opzione “accedi con Facebook” per usufruire di Spotify, AirBnB o di applicazioni per il fitness. Ma l'elenco potrebbe essere molto lungo. Anche in questo caso, scorrendo sul tassello del singolo inserzionista, si può decidere di escluderlo dal nostro “ritratto”.
Siamo un insieme di etichette
La terza sezione riguarda “Le tue informazioni”. Dentro ci sono “Le informazioni su di te”: lavoro, situazione sentimentale, titolo professionale, scuole e università frequentate. Tutti dati che Facebook utilizza per definire il bersaglio. C'è, infine, la finestra dedicata a “Le tue categorie”.
Sono, come spiega Facebook, le informazioni che “aiutano gli inserzionisti a raggiungere le persone a cui potrebbero interessare i loro prodotti e i loro servizi”. Si tratta in pratica delle nostre “etichette”, ottenute in base alle nostre attività e ai permessi più o meno restrittivi che concediamo. Facebook, ad esempio, sa se usiamo uno smartphone, se lo abbiamo cambiato da poco o se ci colleghiamo via Wifi. Di solito si tratta di una manciata di indicazioni (chi scrive ne ha quattro).
Ma la ricerca di Pew ha scoperto che il 38% degli utenti ne ha più di 20. Possono riguardare i servizi che usiamo, l'orientamento politico, “l'affinità etnica”, il nostro modello di smartphone. E voi, sapete già quanto vi conosce Facebook?