Roma - La sfida futura e' fornire energia agli 1,3 miliardi di persone che nel mondo ne sono sprovviste. Questo il messaggio lanciato dall'amministratore delegato di Eni Claudio Descalzi durante il convegno The future of energy. Towards a sustainable developmemt. "E' nostro dovere dare capacita' di accesso all'energia a chi c'e' adesso e ai nostri figli, a chi ci sara'", ha osservato.
"Tra 20-25 anni ci sara' un aumento della domanda energetica di circa il 30%. Stiamo consumando oggi 14 miliardi di tonnellate di olio equivalente nel mondo. Oggi ci sono gia' 1,3 miliardi di persone che non hanno elettricita' e 2,7 miliardi che usano biomasse per scopi domestici. Gia' oggi e' una situazione molto critica. E' una sfida di tutti per uno sviluppo piu' equo e diffuso", ha evidenziato Descalzi.
"Altra sfida - ha proseguito - e' quella di ridurre le emissioni di Co2 per riuscire a mantenere il riscaldamento sotto i due gradi. Sono le due sfide che abbiamo davanti". Tuttavia, ha avvertito il manager, "il problema e' che non siamo riusciti a dare energia a 1,3 miliardi di persone quando il petrolio era a 100 dollari al barile. Con i prezzi attuali e' tutto piu' difficile visto che gli investimenti sono diminuiti in tutto il mondo nel settore". Oggi, ha detto ancora Descalzii, il "mondo e' diviso tra chi sta bene e chi non puo' cucinare o accendere la luce. Tra i paesi Ocse e quelli non Ocse. I primi non hanno piu' una crescita di fabbisogno energetico. E' chiaro che questi due blocchi, il piu' ricco e fortunato e quello meno fortunato ma con piu' risorse, hanno due strade che devono convergere verso una riduzione di CO2. Nei paesi occidentali l'obiettivo e' fare efficienza energetica e ridurre le emissioni cambiando il mix energetico; negli altri bisognera' occuparsi dell'accesso all'energia".
Descalzi si e' poi soffermato sui flussi migratori, questione strettamente collegata all'accesso all'energia.
"In Africa dobbiamo pensare a dare energia per creare sviluppo, occupazione, benessere. Questioni molto semplici che vanno affrontati sia dai privati ma soprattutto dai decisori politici sia africani che europei". "Africa e Europa infatti sono complementari da molti punti di vista. L'immigrazione dipende dalla mancanza di sviluppo e la mancanza di sviluppo deriva dalla mancanza di energia. Per questo e' urgente cambiare il modello di sviluppo. Bisogna pensare meno al profitto e di piu' alla creazione di valore", ha concluso l'ad. (AGI)
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