Milano - Il gruppo Candy tornerà all'utile nel 2016 e i ricavi cresceranno nell'ordine del 13%, a 1,07 miliardi di euro, nonostante l'impatto "significativo" atteso dalla 'Brexit'. Aldo e Beppe Fumagalli, rispettivamente presidente e amministratore delegato della società degli elettrodomestici brianzola, hanno fatto il punto sulle prospettive del gruppo dopo un 2015 chiuso con 952 milioni di euro di fatturato (+12,4%) e un 'rosso' da 8,9 milioni di euro dovuto a svalutazioni su immobili e asset finanziari. Candy realizza il 18% del suo fatturato in Gran Bretagna, primo mercato per il gruppo, e dopo il referendum per l'uscita dall'Europa conta di registrare un impatto "significativo" anche se "non devastante".
"Nei prossimi sei mesi - ha spiegato Beppe Fumagalli - dobbiamo aspettarci un'altra crisi come quelle che abbiamo già visto negli ultimi tempi, ma siamo ormai preparati a questa instabilità continua. Gli impatti per il nostro gruppo credo non saranno devastanti e potremo comunque avere una crescita significativa. Non credo avremo un calo delle vendite del Regno Unito, che comunque nei primi mesi dell'anno è cresciuto del 25% circa e quindi oltre la media, e per questo non sono affatto preoccupato".
Per il futuro Candy punta sull'italianità, tanto più dopo che il passaggio di Indesit a Whirpool ha "liberato degli spazi dove noi ci siamo rapidamente inseriti", ha proseguito Fumagalli. "Indesit - ha detto - era un campione dell'industria italiana e Whirpool è un gigante, ma in tutte le fusioni ci sono fasi in cui le aziende diventano un po' più lente. Noi siamo stati più veloci e in qualche modo opportunisti ed essere italiani, in alcuni ambiti, ha offerto una prospettiva diversa che ci ha permesso di crescere". La sede del gruppo "sarà sempre a Brugherio" nel Monzese e anche lo stabilimento, al centro di una recente ristrutturazione, "resterà certamente": "E' uno stabilimento che abbiamo a cuore e lo stiamo ridisegnando - ha detto ancora l'a.d. di Candy - perché diventi più competitivo, con una produzione più automatica e standardizzata".
Con i dipendenti italiani della multinazionale, che sono circa 900 su 4.500, "sono ancora in corso le trattative con i sindacati" perché "restano degli esuberi"; al momento a Brugherio viene realizzata "non più del 5%" della produzione del gruppo, che è stata negli anni scorsi fortemente delocalizzata verso Turchia, Russia e Cina. Sul mercato italiano, comunque, i risultati sono positivi e in crescita "significativa" (+12,5% i pezzi venduti nel 2015) nel settore delle lavatrici e in tutte le altre famiglie di prodotto. Il futuro di Candy potrebbe passare anche per un'acquisizione, ma "non prima del 2018" secondo Fumagalli. "Al momento - ha spiegato - siamo interessati a una crescita organica. Potremmo comunque guardare al settore del lavaggio e agli elettrodomestici in America Latina o anche in Europa, dove la nostra quota di mercato e' ancora troppo piccola". (AGI)