Il lavoro è sempre al centro del dibattito e delle preoccupazioni degli italiani, come dimostra la vicenda voucher. Ma se ci si concentra solo su dati, numeri e leggi che regolano il mercato si perdono di vista i cambiamenti culturali che poi sono quelli che segneranno la strada del futuro dell'occupazione. Ed è proprio 'futuro' la parola che più deve essere tenuta in considerazione: da un lato come sinonimo dei giovani lavoratori ma anche dell'evoluzione delle diverse forme di occupazione, una su tutte l'automazione.
L’invasione dei robot
Nel giro di quindici anni, il 38% dei posti di lavoro disponibili oggi negli Stati Uniti potrebbe essere preso dai robot. E il fenomeno riguarda anche l’Europa e l’Asia, visto che in Germania l’automazione è avviata ad eliminare il 35% dei posti, in Gran Bretagna il 30%, e in Giappone il 21%. Sono i dati contenuti in uno studio pubblicato venerdì scorso dalla PricewaterhouseCoopers, e ripreso da La Stampa.
Secondo lo studio, i settori dove l’avvento dell’automazione sarà più massiccio sono:
- ospitalità
- servizi alimentari
- trasporti
- stoccaggio
Il rischio, o l’opportunità offerta dell’avvento dei robot, è più alta dove ci sono più mansioni poco specialistiche. Gli autisti dei camion dovrebbero essere tra i primi a prendere il lavoro, quando lo sviluppo della tecnologia della guida senza pilota sarà perfezionata, perché i suoi costi saranno più sostenibili e convenienti.
Industria, scuole e ospedali: i settori più 'ambiti' dai droidi
La presenza di sistemici robotici oggi riguarda campi diversi:
- l'industria manifatturiera
- il settore scolastico
- il campo dell'intrattenimento
- i servizi medico-ospedalieri
Il 2015 è stato un anno picco nella vendita dei sistemi robotici industriali nel mondo, con oltre 253 mila unità.
Secondo le stime dell'Executive World Robotics riportate da La Stampa, l'Italia è al secondo posto in Europa, dopo la Germania, e al settimo nel mondo. L'Europa è al primo posto per densità robotica, con 92 unità ogni diecimila abitanti; gli Usa sono a 86 e l'Asia a 57, con grandi concentrazioni in Giappone e Corea del Sud. La grande spinta alla domanda di robot industriali finora è arrivata dall'industria automobilistica, ma negli ultimi anni si sono profilati nuovi protagonisti: l'industria elettronica, poi le produzioni plastiche e dei metalli. II prossimo triennio per l'Executive World Robotics, sarà critico. Si prevede una crescita esponenziale. L'industria 4.0 si baserà su un'integrazione sempre maggiore tra automatismi, realtà virtuale e hardware. Con un incremento nella collaborazione tra umani e robot.
Questa la situazione dei lavoratori robotizzati, ma come se la cavano le 'nuove leve' in carne e ossa?
Giovani e lavoro: più passione, meno carriera
Gli studenti delle scuole superiori sono pessimisti sulle chance di trovare lavoro, ma nonostante questo privilegiano le proprie passioni rispetto agli sbocchi professionali. E' il ritratto che ne fa AstraRicerche, e ripreso da Il Corriere della Sera, che ha intervistato più di 800 ragazzi tra i 17 e i 19 anni per 'Gli studenti e il lavoro che cambia', un'indagine commissionata da Manageritalia.
Questi i dati chiave della ricerca:
- il 75% si attende un incremento dei giovani che emigreranno per cercare lavoro
- il 36,5% si aspetta un aumento della disoccupazione giovanile in Italia
- il 40% crede che diminuiranno in Italia le retribuzioni del primo lavoro
Al pessimismo però non corrisponde più pragmatismo nelle scelte sul percorso di studi da intraprendere:
- il 54,7% si fa guidare dalle proprie passioni
- il 37,2% guarda di più alla possibilità di trovare lavoro
- il 27,1% confida nelle esperienze lavorative fatte durante tutti gli studi grazie alla scuola
"La passione conta di più della remunerazione o della garanzia di lunga durata, si desidera soprattutto un lavoro coerente con le proprie inclinazioni", sottolinea AstraRicerche.
Il pubblico impiego è un miraggio per gli under 30
A lavorare nel settore pubblico e ad avere meno di trent’anni in Italia ormai sono il 2,7%, meno di 3 su 100 che lavorano. Volendo spingersi a considerare i lavoratori che hanno meno di 35 anni il quadro non risulta molto più confortante: sono il 6,8% del totale, nemmeno 7 ogni 100 lavoratori. È quanto emerge dall’aggiornamento al 2015, pubblicato dall’Aran, l’Agenzia che si occupa di pubblico impiego, e ripreso da La Stampa.
Su oltre 3 milioni di dipendenti pubblici, quelli tra i 18 e i 29 anni si fermano a quota 81.746, che diventano 205.333 ponendo come limite i 34 anni.
Insomma i giovani nella p.a. scarseggiano, tanto che l’età media ha superato i 50 anni.
Per quello che riguarda il lavoratori con contratti a tempo indeterminato, tranne le forze dell’ordine (41,4), sono tutti over 50:
- medici (53,1)
- dirigenti (54,4)
- docenti della scuola (51,2)
- professori e ricercatori universitari (53,2)