di Giorgia Ariosto
Roma - Il governo è ancora al lavoro sulla stesura definitiva del testo della manovra che, secondo i termini di legge, dovrebbe essere trasmesso alle Camere il 20 ottobre. Tuttavia, secondo quanto si apprende, l'esecutivo avrà bisogno di qualche giorno in più per definire articolato e tabelle della nuova legge di bilancio, ed essendoci di mezzo il weekend, è probabile che si slitti a lunedì 24 ottobre.
Il faro delle istituzioni europee è puntato sull'Italia in queste ore ma il dialogo è continuo e si conta di poter arrivare a un risultato costruttivo evitando che Bruxelles rispedisca al mittente il testo. La manovra contiene misure per 27 miliardi e le coperture ammontano a 15 miliardi, oltre la metà delle quali deriva da misure una tantum. Ed è proprio su queste che si sta concentrando l'attenzione della Commissione.
Tutte le sfide di Matteo Renzi a Bruxelles
L'altro nodo è l'aumento del deficit strutturale, ovvero il saldo del conto economico delle amministrazioni pubbliche corretto per gli effetti del ciclo economico sulle componenti di bilancio e per gli effetti delle misure una tantum. Secondo gli impegni dovrebbe ridursi di almeno lo 0,6% nel 2017 ma dalle tabelle presenti nel documento emerge un peggioramento dello 0,4%, dall'1,2 all'1,6%. Il giudizio definitivo della Ue arriverà entro il 30 novembre ma il 9 novembre l'esecutivo comunitario pubblicherà le previsioni economiche d'autunno, corredata da un'analisi dei punti critici dei vari Paesi e implicite indicazioni su come e dove intervenire.
Il dibattito parlamentare si preannuncia già infuocato. In particolare ad alimentare la polemica politica è la nuova voluntary disclosure, la riedizione della procedura per il rientro volontario dei capitali detenuti all'estero che riguarderà anche i contanti nascosti nelle cassette di sicurezza. La norma non è ancora stata definita, e non è chiaro se confluirà in manovra o in un decreto legge, ma da quello che emerge la novità di quest'anno è il prelievo forfettario per l'emersione del contante. Chi vuole mettersi in regola potrà farlo pagando un'aliquota del 35%.
"Difficile non dire che la cosiddetta norma 'salva Corona' non sia un condono; se la fanno così come annunciata inevitabilmente il Parlamento la cambia", ha avvertito il presidente della commissione Bilancio alla Camera, Francesco Boccia. (AGI)