d i Enzo Castellano
Roma - "Popolo di poeti, di cantanti, di canzonettisti, di cantautori; Popolo di Canzonissima: cantate! Su cantiam, su cantiam. Evitiamo di pensar; Per non polemizzar Mettiamoci a ballar...". E' il 1962 (lo stesso anno in cui in Italia nasceva il centrosinistra), Dario Fo e Franca Rame conducono 'Canzonissima' ma vi restano per poche puntate: non perché lo share fosse basso (peraltro allora chi ne sapeva niente di share e ascolti in genere, non esistevano...c'era solo la Rai) ma per la censura del servizio pubblico. E restò una grande macchia per la Rai quella censura a colui che poi il mondo avrebbe celebrato con il Nobel per la letteratura.
IL CODICE DI AUTODISCIPLINA RAI E LO SKETCH DELLA DISCORDIA
Formalmente la censura era inesistente, ma proprio per questo ancor più pericolosa, in quanto lasciata all'arbitrio e all'interpretazione del singolo funzionario, attentissimo soprattutto sulle trasmissioni più popolari, che per il loro stesso contenuto e modo erano destinate ad un pubblico più ampio, sul quale più negativi sarebbero stati gli effetti di un'amplificazione di idee, fermenti o semplici inclinazioni dissonanti rispetto all'integralismo ideologico del mondo cattolico. Di fatto, c'era una circolare segretissima in Rai: il codice di autodisciplina approvato dall'ingegner Guala dell'Azione Cattolica. Dario Fo non ha mai dimenticato o considerato superata quella vicenda. La riprova sta nel fatto che proprio di recente, in agosto, alla morte di Ettore Bernabei, patron in quegli anni della tv di Stato, il 'giullare' prese le distanze dal lutto collettivo. La censura scattò a causa dello sketch su un costruttore edile che si rifiutava di dotare di misure di sicurezza la propria azienda. La satira era sì espressa con battute semplici e ironiche ma aveva una forza dirompente perché in quel'occasione faceva emergere con evidenza la drammaticità della condizione lavorativa. Innescando proteste e polemiche negli ambienti dove questo non si voleva ammettere. Ci furono interrogazioni parlamentari e dibattiti pro e contro sulla stampa dell'epoca. Alla fine Fo e la Rame dovettero lasciare la conduzione della trasmissione, che passò a Sandra Mondaini e Tino Buazzelli. Ma il paradosso è che quella sigla di apertura di Canzonissima, scritta da Leo Chiosso, il paroliere di Fred Buscaglione, musica dello stesso Fo e di Fiorenzo Carpi, sopravvisse all'allontanamento della coppia di presentatori. E per gli osservatori più attenti fu la riprova che politici e dirigenti Rai non l'avessero proprio capita. Per la cronaca, lo stesso trio composto da Carpi-Chiosso-Fo scrisse anche la sigla di chiusura, la bossa nova "Stringimi forte i polsi" affidata alla voce di Mina.
LA PROVOCAZIONE CONTRO LA CENSURA DELLA TV
'Canzonissima' era allora la più importante competizione tv dell'anno, e i dirigenti Rai chissà come mai pensarono alla coppia Fo-Rame per la conduzione. Occasione più unica che rara: Fo e Rame ne approfittarono facendo passare contenuti scottanti e denunce politiche sotto forma di sketch solo in apparenza innocui. Allora esisteva, quasi fosse codificata, la censura preventiva televisiva, mentre oggi non sembrerebbe anche se resta il dubbio che ci sia in maniera più nascosta o abbia un altro nome, e così i testi venivano sottoposti a verifica e attenta lettura prima della realizzazione delle trasmissioni. Evidentemente però chi ne era preposto non capì subito la provocazione, a differenza del pubblico, meno paludato e più smaliziato di quanto fossero gli zelanti burocrati. E così piovvero lettere e telegrammi di protesta, comunque pochi in confronto a quelli di plauso, ma quei pochi bastarono per accendere la miccia e provocare la sospensione del programma, il licenziamento di qualche responsabile di via Teulada, le interrogazioni parlamentari e le polemiche su carta stampata che ne seguirono. L'allora senatore Malagodi disse in Parlamento che "Si insultava l'onore del popolo siciliano sostenendo l'esistenza di un'organizzazione criminale chiamata mafia".
"CHI CANTA E' UN UOMO LIBERO...."
A distanza di tanti anni, ben 54, sembra inverosimile che ai funzionari Rai di allora quella sigla di Fo & Co. non sia apparsa subito come un vero e proprio "manifesto": perché sulle note dell'allegra marcetta scritta dal maestro Carpi si fanno sfilare operai in sciopero, vedove che piangono, orfani, emigranti, minatori. Il tutto mentre un gruppo di ballerine intona: "Su cantiam, su cantiam, evitiamo di pensar, per non polemizzar, mettiamoci a cantar...". Una canzone dov'era detto "Popolo del miracolo Miracolo economico, O popolo che volendolo Puoi far Quel che ti par Hai libertà di transito Hai libertà di canto Di canto e controcanto Di petto ed in falsetto Chi canta è un uomo libero da qualsivoglia ragionamento Chi canta e' gia' contento di quello che non ha / Su cantiam, su cantiam Evitiamo di pensar Per non polemizzar Mettiamoci a ballar Su cantiam, su cantiam". E ancora: "Facciam cantare gli orfani Le vedove che piangono E gli operai in sciopero Lasciamoli cantare Facciam cantare gli esuli Quelli che passano le frontiere Assieme agli emigranti Che fanno i minator / Su cantiam, su cantiam Evitiamo di pensarPer non polemizzar Mettiamoci a ballar Su cantiam, su cantiam". Per chiudere con "O popol musicomane Che adori i dischi in plastica Aspetti Canzonissima Come Babbo Natale Un Babbo senza scrupoli che alleva un sacco di canzonette E poi te le fa correre al posto dei cavall E poi te le fa correre al posto dei cavall / Su cantiam, su cantiam Evitiamo di pensarPer non polemizzar Mettiamoci a ballar Su cantiam, su cantiam". Di certo ne seguiì che per 15 anni i nomi di dario Fo e di Franca Rame furono banditi dalla tv di Stato. Senza dimenticare che la coppia fu perseguita legalmente per inadempienza contrattuale, avendo abbandonato la trasmissione per protesta e persero pure tutti i contratti pubblicitari (allora c'era Carosello). Poi, nel 1977, ci fu il grande ritorno con Mistero Buffo. Quindi a fasi alterne qualche altra possibilitaà e la messa in scena, pur con grande fatica, di alcune trasmissioni. (AGI)