R oma - In principio fu Roberta Torre con ‘Tano da morire’, il film che si attirò polemiche a non finire perché ‘osava’ fare ironia sulla mafia. Il successo al botteghino dimostrò che di boss e gregari si poteva anche ridere senza mettere in discussione i dogmi dell’antimafia. Negli anni si sono succedute parodie e personaggi più o meno comici fino ad arrivare a Pif e al suo ‘La mafia uccide solo d’estate’, altro successo al botteghino che fa fare un salto di qualità all’analisi socio-cinematografica della criminalità organizzata, affidandola allo sguardo di un personaggio sui generis. Nella migliore tradizione del giullare di corte si inserisce il Tommaso Traina, il ‘portapizzini’ creato da Isidoro Meli autore di ‘La Mafia mi rende nervoso’ (Frassinelli, 208 pagine, 17,50 euro) che si fa beffe delle imprecisioni, delle approssimazioni e delle paranoie di Cosa Nostra. Una teoria anima tutto il libro, narrato con la voce di un cronista “da strapazzo” (come lo definisce lo stesso autore), che è il personaggio più marginale del romanzo: la mafia è una grande azienda italiana e in quanto tale non può essere efficiente. Così, tra sicari psicopatici, boss da operetta e una Palermo diffidente, sudata, ostile e puzzolente si muove Tommaso, apparentemente analfabeta e palesemente tonto, oltre che ammutolito – letteralmente –dalla scoperta del cadavere sfregiato del padre. La figura ideale, come ritiene la più grande azienda italiana, a cui affidare il delicatissimo compito di fare da messaggero su e giù nella scala gerarchica della mafia. Salvo poi dover fare i conti con quella variabile impazzita che, come accade nelle grandi aziende, fa saltare previsioni, bilanci e contabilità. Isidoro Meli descrive una realtà che pur distaccandosi dallo stereotipo criminale e dalla sua fascinazione, a tratti ne sposa una visione troppo tarantiniana per aderire alla realtà. Ma il suo scopo, e lo chiarisce fin dalle prime pagine, non è documentare quanto piuttosto narrare, il che rende facile al lettore mandar giù le pagine più fumettistiche che forse sono le meno riuscite di un romanzo capace di divertire in modo inatteso. Il genere di storia che fa sganasciare dalle risate anche nei momenti più amari e drammatici. (AGI)