Stato-mafia: Mannino assolto "E' la fine di un incubo"
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Stato-mafia: Mannino assolto "E' la fine di un incubo"

Stato-mafia: Mannino assolto "E' la fine di un incubo"

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(AGI) - Palermo, 4 nov. - La sentenza di assoluzione "per nonaver commesso il fatto" di Calogero Mannino e' arrivata dopocirca due anni dall'inizio del processo Stato-mafia col ritoabbreviato. Il primo verdetto sulla complessa e poderosainchiesta della Procura di Palermo, mentre continua acelebrarsi il rito ordinario per gli altri imputati. Nove annidi carcere era stata la richiesta della procura. "Io ero unapossibile vittima perche' ho sempre contrastato la mafia", hasempre sostenuto, invece, l'ex ministro accusato di violenza ominaccia a corpo politico dello Stato. Dopo una serie di rinviiil processo parte a tutti gli effetti il 4 dicembre 2013. Amarzo di due anni fa il collegio difensivo di Mannino (GraziaVolo, Nino Caleca, Carlo Federico Grosso e Marcello Montalbano)aveva optato per il rito abbreviato. Il gup assegnato eraPiergiorgio Morosini che rinvio' a giudizio tutti gli altriimputati del processo sulla cosidetta "trattativa" tra Stato emafia. Ma si astenne sul giudizio in abbreviato perche' avevasvolto attivita' istruttoria proprio per rinviare a giudiziogli altri imputati. Il fascicolo Mannino fu cosi' assegnato aMarina Petruzzella.	     Ecco le tappe principali: - 4 dicembre 2013: il giudice ammette tutte le richieste dicostituzione di parte civile: Associazione familiari vittimedei Georgofili, Rifondazione Comunista, i comuni di Palermo eFirenze, il Centro Pio La Torre, la Regione Siciliana e laPresidenza del Consiglio dei ministri, le Agende Rosse,l'Associazione nazionale vittime di mafia, Cittadinanza per lamagistratura. Il difensore di Calogero Mannino, Carlo FedericoGrosso, solleva la "incompetenza territoriale del tribunale diPalermo rispetto al reato contestato nel capo di imputazione."Poiche' l'omicidio Lima sarebbe l'atto prodromico dellatrattativa - ha detto - che in concreto sarebbe svolta a Romadove ci sono stati i contatti tra Ciancimino e i carabinieri edove per altro ha sede il Governo. Per questo e' competentel'autorita' giudiziaria romana, salvo poi stabilire se siacompetenza del Tribunale dei ministri o meno". - 7 Febbraio 2014: il gup conferma la competenza territorialedel Tribunale di Palermo nel giudizio abbreviato a CalogeroMannino. Il gup Pitruzzella ha ribadito la competenzaterritoriale del Tribunale di Palermo "perche' e' il luogo incui per primo e' stato iscritto il reato?". - 8 maggio 2014: inizia la discussione. E il processo si aprecon le prime dichiarazioni spontanee dell'imputato Mannino:"Respingo con forza questa impostazione che ancora oggi i pmintendono portare avanti alimentando l'accusa nei mieiconfronti mentre ero una possibile vittima che aveva semprecontrastato Cosa nostra con assoluta fermezza senza cedere maidi un passo". L'accusa - rappresentata dal procuratore aggiuntoVittorio Teresi e dai sostituti Nino Di Matteo, Francesco DelBene e Roberto Tartaglia - chiede una integrazione probatoria.Entrano nel processo il testo del cosiddetto "Corvo 2" e quellirelativi alla Falange Armata. - 11 dicembre 2014. "Nove anni di carcere per CalogeroMannino", l'ex ministro democristiano. E' questa la primarichiesta di pena formulata dall'accusa in un processo che haper oggetto il Patto tra pezzi delle Istituzioni e Cosa Nostra.- 26 marzo 2015. Nuove dichiarazioni spontanee di CalogeroMannino: "Cossiga aveva conosciuto personalmente Falcone concui aveva sviluppato un colloquio di carattere tecnicogiuridico anche sul maxiprocesso. A Cossiga Falcone avevaespresso le sue previsioni sul fatto che in seguito almaxiprocesso doveva esserci anche un 'dopo', una reazione diCosa nostra. Ebbene, Falcone arriva al Quirinale portato dachi? Da Calogero Mannino". - 27 marzo 2015. "C'e' un grossissimo nodo legato ad unaevidente carenza di prove: Per questa ragione credo che laProcura di Palermo non sia riuscita a provare pienamentel'accusa", ha sostenuto il professore Carlo Federico Grosso,iniziando la sua arringa in difesa di Calogero Mannino. - 30 settembre 2015. Il gup dispone l'acquisizione di una seriedi documenti e atti chiesti rispettivamente da accusa e difesanel corso idi udienze precedenti. Secondo il giudice, sitratterebbe di materiale assolutamente indispensabile per ladecisione. E rinvia al 4 novembre. Giorno dell'assoluzione diMannino.  "E' la fine di un incubo per il nostro assistito. Ci haringraziato. Ora e' a casa, molto emozionato dopo questanotizia. Ha solo detto: 'Grazie avvocati e' finito un incubo,Grazie'". Lo dice l'avvocato Marcello Montalbano - componentedel collegio difensivo di Calogero Mannino, composto dalprofessore Federico Grosso, Nino Caleca e Grazia Volo - l'unicopresente al momento della lettura del dispositivo con cui ilgup Marina Petruzzella ha assolto Calogero Mannino. L'exministro non ha assistito alla lettura del dispositivo ma e'stato aggiornato, in tempo reale, da uno dei suoi legali,accompagnato da Nino Caleca. "Sono talmente stanco che nonprovo piu' emozioni e non riesco neppure a parlare". Si chiudeun capitolo doloroso... "Gia' e io sono ancora qua, vivo,nonostante tutto". Lo ha detto all'AGI l'ex ministro DcCalogero Mannino, particolarmente provato, dopo la sentenza diassoluzione nel processo con rito abbreviato Stato-mafia.Mannino non era presente in aula, ma ha atteso a casa lasentenza che gli e' stata comunicata dai legali che haringraziato "per la fine di un incubo". "C'e' stato decisamenteun accanimento. La tesi accusatoria nei miei confronti e' tuttafantasiosa. L'abbiamo dimostrato con le mie dichiarazionispontanee, l'ha dimostato la mia difesa, i miei legali.Andatevi a rileggere l'atto di rinvio a giudizio del gupMorosini e troverete che lui stesso si poneva il problema dellaprove e affidava ai pubblici ministeri l'incarico di dimostrareche vi fossero". A dirlo l'ex ministro Calogero Manino assolto"per non aver commesso il fatto", nel processo Stato-mafia,svolto a Palermo con il rito abbreviato. "Non avevano le proveperche' non vi sono fatti -ha proseguito-. In questa vicenda iosto da un'altra parte, ho sempre servito lo Stato e laRepubblica italiana come estrema lealta'. Senza la mia azionepolitica non ci sarebbero stati i due fatti piu' importanti: ilsostegno politico all'iter complesso e travagliato delmaxi-processo e il sostegno politico che ha portato il dottoreFalcone alla direzione generale degli affatti penali. Non comeuna scelta personale ma come una scelta in cui tutto il governoAndreotti ha fatto proprio la linea di strategia, di contrastoche Falcone aveva elaborato". Ma l'accanimento c'e' stato daparte della Procura di Palermo? "Da parte di alcuni magistrati,quelli che stanno sul banco dell'accusa". (AGI) .
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