Un piccolo debito, un giro di spaccio tra adolescenti, un ragazzo spaventato e una pistola. Elementi che, messi insieme, hanno innescato la tragedia che ha portato un sedicenne all'obitorio e un altro in carcere. Ci sono volute poche ore per ricostruire movete e dinamica della morte di Giuseppe Balboni, ucciso da un amico coetaneo che ha confessato di aver utilizzato la pistola del padre.
Il corpo senza vita del ragazzo, originario di Zocca, nel Modenese, era stato trovato la mattina del 25 settembre in fondo a un pozzo artigianale profondo tre metri a Tiola di Castello di Serravalle (Bologna) ricavato nel cortile della villetta a due piani in cui abita il presunto omicida. Proprio qui, stando alla ricostruzione dei carabinieri, i due giovani si erano dati appuntamento per un chiarimento dovuto a screzi passati. Il ragazzo fermato, probabilmente per paura del confronto, aveva con sé la pistola del padre con cui, al culmine della discussione, ha ucciso l'amico.
Il padre sarà denunciato per omessa custodia di armi, ma al figlio il pm Alessandra Serra ha deciso di contestare l'aggravante dei futili motivi e l'occultamento di cadavere.
Le pose da duro, il destino in un post
"Se mi volete morto, la fila è lunga": suona come una triste profezia la frase presente sul profilo Instagram di Giuseppe. Dal profilo sui social, raccontato anche dal Corriere di Bologna, emerge il ritratto di un adolescente come tanti con atteggiamenti da 'duro' ma non privo di sensibilità ("ti amo amore" la frase sempre su Instagram accompagnata dall'emoticon a cuoricino).
Pose da rapper con capellino da baseball girato all'indietro, occhiali da sole, e orecchino d'oro in mostra. Ma anche immagini più 'dolci' che ritraggono il 16enne sorridente insieme ad amiche. Video dei palleggi a calcetto con gli amici testimoniano una delle sue passioni legate allo sport.