Omicidio Cerciello: Elder: "Mi hanno pestato. Imparare l'italiano? Lo odio"
Finnegan Elder Lee racconta di essere stato picchiato e minacciato dai carabinieri dopo l'arresto per il delitto di un anno fa

© AGF - Elder Finnegan Lee a sinistra e Christian Gabriel Natale Hjorth a destra
"Mi hanno menato di brutto [...] alla stazione e mi hanno detto che mi avrebbero dato quarant'anni se non gli davo la password del mio telefono, e quindi, non so se (in qualche modo hanno trovato/hanno fatto in modo di trovare) foto qualcosa contro di me lì dentro".
Questo quanto afferma Finnegan Elder Lee parlando con il padre e il suo legale americano il 2 agosto scorso nel carcere di Regina Coeli, a Roma. L'intercettazione, tradotta dall'inglese, è stata oggetto di perizia su disposizione della Corte d'Assise dove si sta svolgendo il processo per l'omicidio del vicebrigadiere Mario Cerciello, avvenuto il 26 luglio del 2019.
"Mi hanno buttato a terra, mi hanno dato calci - si legge nella intercettazione - pugni, mi sono saliti sopra, mi hanno sputato addosso".
"Non voglio imparare l'italiano, sono così stanco di sentire l'italiano, lo odio, se mai tornerò negli Stati Uniti, e la gente mi fa 'ooh la cultura italiana, la lingua italiana, che bellezza' io dirò (quella merda?) è disgustoso, fa schifo non voglio mai più sentire l'italiano, mai più. Ok (segue parola inudibile). È tutto quello che sento, tutto il giorno. Cazzate".
Ha poi detto Elder Lee parlando con il padre e il suo legale americano il 2 agosto scorso nel carcere di Regina Coeli.