"Finalmente qualcosa si muove". Nicola Zingaretti, dopo aver pressato in tutti i modi il premier perchè si mettesse mano ai dossier rimasti sul tavolo, può tirare un sospiro di sollievo: da Alitalia al decreto semplificazioni, seppur con un certo ritardo, il governo sembra avere ricominciato a camminare. Il segretario dem lo aveva detto settimane fa, appena tornato sulle scene dopo aver affrontato il Covid-19: il governo va avanti se fa le cose. E fra le cose da fare aveva messo sul tavolo il decreto semplificazioni, cavallo di battaglia del Pd in questa fase post emergenza sanitaria.
Zingaretti chiede di svecchiare la P.A.
"Si parla tanto di tagli alla burocrazia, io credo che abbiamo bisogno di una buona burocrazia: che aiuti e non rallenti, che faciliti e non complichi. L’80% di questo lavoro è legato, oltre alle norme, ad avere persone preparate nelle amministrazioni pubbliche", sottolinea il leader Pd in un post su Facebook sottolineando che "nei prossimi mesi in Italia dovremmo procedere con l’apertura di una stagione di concorsi per far entrare una nuova generazione e nuove componenti nei vari livelli dello Stato: ingegneri, architetti, designer, nuove professioni che ci permettano di fare buoni bandi, fare bene i controlli, di seguire l’innovazione nella Pubblica Amministrazione".
L'ottimismo dei Gruppi dem
Una posizione, quella di Zingaretti, sulla quale si trova d'accordo anche Matteo Renzi: "Il governo va avanti se fa cose", dice l'ex premier avvertendo che, "più che una spallata di Salvini" oggi i rischi per l'esecutivo sono rappresentati dalle divisioni interne alla maggioranza. A scandagliare i gruppi parlamentari, tuttavia, sembra che l'ottimismo che circola al Nazareno sia condiviso. Non tanto per le mosse del premier, quanto per un nuovo atteggiamento riscontrato fra i colleghi del Movimento 5 stelle che, riferiscono fonti di Montecitorio, sembrano aver capito che "andare allo scontro non conviene a nessuno". E questo vale anche per il Mes.
L'idea per scavallare luglio
Molto probabilmente, lo scoglio sarà aggirato in Aula al Senato votando su una risoluzione della maggioranza che non approfondisca il tema. "Nessuno ha voglia di farsi male", confermano fonti dem a Palazzo Madama. Scavalcato quel passaggio, la legislatura - è il ragionamento - scivolerà verso l'autunno e nessuno, con una legge di bilancio da scrivere e una valanga di risorse europee da investire, si accollerebbe una crisi politica. C'è, inoltre, il passaggio dell'elezione del Capo dello Stato, un appuntamento che nessuno vorrebbe affrontare con un governo diverso da quello in carica, specie se guidato da Matteo Salvini.
I pugni sul tavolo dei dem
Di fronte a questo quadro, il Pd può rivendicare il successo del pressing messo in campo nelle ultime settimane: "Abbiamo battuto i pugni sul tavolo e i risultati si vedono", commenta un dirigente. I malumori nei confronti del premier, tuttavia, sono tutt'altro che alle spalle. C'è chi rimprovera a Conte di volere "centellinare i provvedimenti per allungare la vita al governo". Al di là del calendario e della voglia di evitare il voto, i numeri rimangono risicati per l'esecutivo, specialmente a Palazzo Madama. Quelli che potrebbero creare problemi all'esecutivo sul Mes, nei Cinque Stelle, potrebbero essere sette o otto senatori.
La 'stampella' Svp
Un numero che verrebbe compensato dal Sudtiroler Volkspartei. Un paio di senatori altoatesini votano già stabilmente con la maggioranza e altri se ne potrebbero aggiungere per arrivare a quota di sicurezza. Il dialogo sembra essere già partito.