Roma - E' stata denunciata per omicidio stradale e lesioni gravi, primo caso di applicazione della nuova legge, la donna che alla guida di un Suv ha travolto un gruppo di ciclisti vicino a Roma. La 52enne romana, risultata negativa all'alcol e al drug test, era fuggita dopo l'incidente costato la vita a un 76enne ma successivamente si è costituita ai Carabinieri di Montespaccato che l'hanno denunciata per omicidio stradale e lesioni gravi, ipotesi di reato aggravato dall'omissione di soccorso. L'incidente è avvenuto all'altezza di Castel di Guido: uno dei ciclisti era stato trasportato in eliambulanza all'Aurelia Hospital, dove è arrivato ormai senza vitra. Altri due ciclisti di 67 e 70 ani sono stati ricoverati in altre strutture ospedaliere in codice rosso. Uno dei due ha riportato solo escoriazioni, all'altro e' stata riscontrata una ferita causata da un raggio della bicicletta e una commozione cerebrale, per la quale viene tenuto sotto osservazione.
E' la prima denuncia in Italia sulla base della nuova legge sull'omicidio stradale, la n.41 del 23 marzo 2016, che entrata in vigore da poche ore. La legge stabilisce che "chiunque cagioni per colpa la morte di una persona con violazione delle norme sulla disciplina della circolazione stradale è punito con la reclusione da due a sette anni". In questo caso c'e' l'aggravante dell'omissione di soccorso: in questo caso "la pena è aumentata da un terzo a due terzi e comunque non può essere inferiore a cinque anni".
In Italia nel 2015 sono stati 19 i ciclisti morti per incidenti causati da auto 'pirata' e nel 2014 erano stati 24. "Il drammatico episodio di oggi", ha fatto notare il presidente dell'Associazione amici della polizia stradale (Asaps), Giordano Biserni - ripropone il problema dei ciclisti che percorrono in gruppo le nostre strade e che, solo per questo, si espongono ad un rischio altissimo. Le regole del codice della strada sono chiare: bisogna procedere incolonnati, in fila indiana, ma molto spesso i ciclisti seguono quella che in gergo viene chiamata la 'regola del bufalo', si dispongono cioe' in gruppi, piu' o meno numerosi. Un accorgimento di natura sostanzialmente difensiva che pero' e' vietato e che in certe condizioni rischia di accrescere il pericolo" . (AGI)
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