Mori' dopo l'arresto, assolti gli agenti
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Mori' dopo l'arresto, assolti gli agenti

Mori' dopo l'arresto, assolti gli agenti

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(AGI) - Milano, 1 ott. - "Non vi fu alcuna violenza gratuita"da parte dei 4 poliziotti che arrestarono Michele Ferrulli,morto il 30 giugno 2011 a Milano mentre gli agenti lo stavanoammanettando. Lo scrivono i giudici della Prima Corte d'Assisedi Milano nelle motivazioni alla sentenza con la quale il 3luglio scorso hanno assolto Michele Lucchetti, Roberto StefanoPiva, Sebastiano Cannizzo e Francesco Ercoli dall'accusa diomicidio preterintenzionale. Secondo i giudici, i poliziottiagirono in modo legittimo colpendo Ferrulli solo per vincernela resistenza durante l'ammanettamento. "La condotta di colluttazione - spiega il giudice GuidoPiffer, che ha scritto le motivazioni - e' tipica solo seinterpretata come condotta di 'percosse' (...). In realta' nonfu usato alcun corpo contundente, la condotta di percosseconsistette nei soli 'tre colpi' e 'sette colpi' (dati in modonon particolarmente violento); tale condotta fu giustificatadalla necessita' di vincere la resistenza di Ferrulli a farsiammanettare; si mantenne entro i limiti imposti da talenecessita', rispettando altresi' il principio di proporzione". Nelle motivazioni alla sentenza con cui li hanno assoltidall'accusa di omicidio preterintenzionale, i giudicisottolineano che la condotta dei 4 poliziotti che ammanettaronoMichele Ferrulli fu di "piena legittimita'". Una "pienalegittimita'", puntualizzano i giudici, "che ne esclude dunquel'antigiuridicita', il che comporta la non configurabilita'dell'omicidio preterintenzionale, anche se si ipotizzal'efficacia concausale della condotta stessa, quale fattorestressogeno, sull'evento morte". Non c'e' prova, secondo igiudici, del legame tra l'arresto e il decesso di Ferrulli, chepotrebbe essersi verificato per le sue precarie condizioni disalute. In questo senso, "sul piano del nesso di causalita' laprospettiva accusatoria finisce per rilevare tutti i suoilimiti". "Posto infatti che la sola condotta riconducibile alparadigma normativo - argomentano i giudici - fu lacircoscritta condotta consistita nei 'tre colpi' e nei 'settecolpi', rilevante solo per la sua dimensione stressogena, e'addirittura dubbia la sua efficacia causale sull'evento mortein termini condizionalistici, stante la concomitanza di altrinumerosi e rilevanti fattori stressogeni, riconducibili o acondotte lecite dei poliziotti (il loro arrivo, il contrastoinsorto con Ferrulli con la conseguente caduta a terra,l'ammanettamento) o a condotte dello stesso Ferrulli (laresistenza opposta all'azione dei poliziotti, con conseguentesforzo fisico) o a fattori connessi alla condizione fisica diFerrulli (ipertensione cronica, ipertrofia cardiaca)". LA FIGLIA, OFFENSIVE FRASI GIUDICI"Rispetto le sentenze dei giudici, ma sento come gratuite edoffensive alcune considerazioni sul mio conto". DomenicaFerrulli, figlia di Michele morto nel giugno 2011 mentre gliagenti lo stavano ammanettando, commenta cosi' le motivazionidella sentenza con cui la Corte d'Assise di Milano ha assoltoquattro poliziotti. Il riferimento e' ad alcuni passaggi dellemotivazioni nei quali i giudici spiegano che la figlia diMichele Ferrulli avrebbe influito negativamente su alcunitestimoni del procedimento. "Non mi aspettavo nulla di diversoda quel che leggo nelle motivazioni - commenta DomenicaFerrulli - i filmati sono sotto gli occhi di tutti, mio padree' morto chiedendo aiuto e supplicando i poliziotti dismetterla. D'altronde - aggiunge - durante la camera diconsiglio, durata soltanto un'ora, tutti abbiamo visto alcunigiudici popolari nei corridoi fumare e prendere il caffe'".(AGI).
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