Emofilia: nuova terapia per riparare il gene difettoso
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Emofilia: nuova terapia per riparare il gene difettoso

Emofilia: nuova terapia per riparare il gene difettoso

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(AGI) - Milano, 5 mar. - Un team internazionale di ricercatoriguidati da Luigi Naldini, direttore dell'Istituto Telethon SanRaffaele per la Terapia genica (TIGET) di Milano, ha messo apunto una terapia genica che potrebbe offrire una curadefinitiva per l'emofilia B, malattia genetica dovuta aldifetto di uno dei fattori della coagulazione del sangue checausa sanguinamenti spontanei, dannosi per l'organismo epotenzialmente letali. Questa terapia agisce alla base dellamalattia fornendo l'informazione genetica corretta alle celluledel paziente perche' possano produrre un fattore dellacoagulazione funzionante. Lo studio, frutto dellacollaborazione del gruppo di Luigi Naldini con ricercatori inGermania, Francia, Belgio e USA e' pubblicato sulla prestigiosarivista Science Translational Medicine. La terapia genica e'stata sperimentata su alcuni cani gia' malati di emofilia B, aiquali sono stati somministrati vettori lentivirali portatoridel gene sano. Una singola somministrazione del vettore haripristinato stabilmente l'espressione del fattore dellacoagulazione mancante e ridotto considerevolmente isanguinamenti spontanei a piu' di 5 anni dal trattamento.L'emofilia e' attualmente trattata attraverso lasomministrazione ripetuta del fattore mancante per viaendovenosa ogni 2-3 giorni e per tutta la vita, un regimeimpegnativo per i pazienti e costoso. La terapia genicapotrebbe offrire invece una cura definitiva con un'unicasomministrazione, perche' agisce alla base della malattiafornendo l'informazione genetica corretta affinche' le celluledel paziente possano a loro volta produrre un fattore dellacoagulazione funzionante. La potenzialita' terapeutica dellaterapia genica per questa malattia e' stata recentementedimostrata in alcuni pazienti affetti da emofilia B e trattaticon vettori derivati dal virus adeno-associato (piccoli virusnon patogeni) che trasferiscono il fattore IX dellacoagulazione, il gene difettoso in questa patologia. Tuttavianon sara' possibile estendere questa terapia a tutti i pazientia causa di alcune limitazioni di questi vettori. E' quindinecessario sviluppare strategie alternative. I vettorilentivirali, derivati in origine dal virus HIV, potrebberodimostrarsi vantaggiosi in questo senso. Questi vettori sonostati gia' utilizzati con risultati favorevoli in viasperimentale in bambini affetti da alcune immunodeficienze omalattie neurodegenerative presso il TIGET, trattando lecellule staminali del sangue prelevate dai pazienti e poireinfuse dopo il trattamento. Nel nuovo studio i vettorilentivirali sono iniettati direttamente nel sangue, attraversocui raggiungono il fegato, sede naturale di produzione delfattore IX della coagulazione, dove inseriscono in alcunecellule una copia funzionante del gene. Le cellule del fegato,cosi' corrette, possono quindi immettere continuativamente ilfattore nel circolo sanguigno, all'interno del quale potra'svolgere la sua funzione, quando necessario. "In questo lavoroabbiamo valutato l'efficacia e l'eventuale tossicita' dellasomministrazione diretta di vettori lentivirali in tre caniaffetti da emofilia B, tutti nati presso la colonia di ChapelHill in North Carolina e che rappresentano il modello piu'vicino all'uomo di questa malattia; tutti e tre i cani sonovivi, stanno bene e hanno riportato un beneficio duraturo (apiu' di cinque anni di osservazione) in seguito alla terapiagenica, dimostrabile dalla riduzione o assenza di sanguinamentispontanei " afferma Alessio Cantore, ricercatore dell' IstitutoSan Raffaele Telethon per la Terapia Genica (TIGET) e primoautore dello studio. Luigi Naldini, direttore dell'Istituto SanRaffaele Telethon per la Terapia Genica (TIGET) e coordinatoredella ricerca commenta: "Questo lavoro pone le basi per unaprossima sperimentazione clinica della terapia genicadell'emofilia B con i vettori lentivirali, anche se servirannoancora alcuni anni di lavoro per garantire efficacia esicurezza anche nell'uomo. Una prospettiva oggi piu'realistica, grazie anche all'accordo siglato da FondazioneTelethon e Ospedale San Raffaele con l'azienda americana BiogenIdec per lo sviluppo clinico di questa terapia". (AGI)
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