Roma - Senza l'autorità Anticorruzione le infiltrazioni a Expo sarebbero state ben piu' vaste di quelle emerse ieri con gli arresti milanesi. Lo rivendica il presidente Raffaele Cantone, intervistato dalla Stampa. "Grazie a noi, alla Prefettura e alla Procura la città di Milano ha dimostrato di saper reagire. Questa indagine del procuratore aggiunto Ilda Boccassini - spiega Cantone - ha colpito una proiezione imprenditoriale di una famiglia mafiosa di Enna. Il combinato disposto tra controlli amministrativi, indagini penali e controllo delle procedure e delle assegnazioni degli appalti ha impedito che Expo 2015 diventasse un territorio di conquista per clan mafiosi e consorterie criminali".
Appalti, mani della mafia su Expo e Fiera di Milano
La prova che l'Anticorruzione ha rappresentato un argine alle infiltrazioni, fa notare Cantone, "sta in una intercettazione riportata dall'ordinanza di custodia cautelare e pubblicata sui siti di informazione: "La tavola era già apparecchiata è arrivata l'Anticorruzione ed è saltato il pranzo". Lo dicono loro. E io non posso che essere soddisfatto". Quanto alla Fiera, chiamata in causa ieri dal governatore Maroni, "non mi risultano irregolarità nella gestione degli appalti. La memoria corta fa brutti scherzi. Vorrei ricordare il livello di allarme, i rischi paventati prima che si avviassero i lavori per la realizzazione di Expo, dei suoi padiglioni. Erano rischi reali, mica invenzioni". "Senza le 80 interdittive antimafia della Prefettura di Milano - conclude - senza le retate della Procura, senza i nostri rigorosi controlli, cosa sarebbe diventata Expo 2015?". (AGI)