170 anni dopo il Manifesto, in Italia non c'è più lotta di classe
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170 anni dopo il Manifesto, in Italia non c'è più lotta di classe
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"Uno spettro si aggira per l'Europa: lo spettro del comunismo?": questo l'ormai mitico incipit del 'Manifesto' dei due pensatori tedeschi che analizzano la storia come eterna lotta di classe combattuta tra oppressi e oppressori. La società di metà Ottocento viene sostanzialmente divisa in due classi: la borghesia e il proletariato. La prima, in età feudale classe rivoluzionaria in quanto sottomessa alla nobiltà, diventa dominante grazie alla Rivoluzione industriale dell'Ottocento. La seconda, formata da operai e contadini, risulta essere, secondo Marx ed Engels, oppressa ma può diventare essa stessa dominante se prenderà coscienza del suo essere classe.
Successivamente alla pubblicazione del 'Manifesto', Marx definirà meglio questa transizione, definendola 'dittatura del proletariato', una fase propedeutica alla nascita della società propriamente comunista. Una società senza classi, senza sfruttatori e senza sfruttati, in cui i mezzi di produzione sono gestiti direttamente dai lavoratori . Una società senza conflitti in cui non sarà più nemmeno necessaria l'esistenza dello Stato.
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