di Federica Valenti e Maria Teresa Santaguida
Milano - Con un grande applauso in una piazza della Scala gremita e una cerimonia laica a Palazzo Marino, Milano ha dato il suo addio a Umberto Veronesi. I cittadini hanno seguito la cerimonia grazie ai maxischermi montati uno all'interno della sede del Comune e l'altro nella piazza antistante. Sulle note del 'Chiaro di luna' di Beethoven, eseguite dal figlio Alberto in sala Alessi il primo a prendere parola è stato il 'padrone di casa', un commosso Giuseppe Sala.
In prima fila la ministra per le Riforme Maria Elena Boschi e il collega all'Agricoltura Maurizio Martina. "Curare è solo una parte del mestiere, come hai insegnato tu, perche' per guarire ci vuole una carezza: una vera rivoluzione etica", ha detto Sala rivolto idealmente all'amico Umberto, ricordandolo come un medico che credeva che "ancora prima della medicina contasse l'uomo". Sala, commosso fino alle lacrime, a fine intervento ha ricordato il periodo della sua malattia: "Mi disse di non parlare di combattere contro la malattia perché la malattia è parte di noi. Ma si guarisce, si guarisce sempre".
L'oncologo che rivoluzionò la cura del cancro al seno
BONINO, COMPAGNO DELLE NOSTRE BATTAGLIE
Nel suo Emma Bonino ha ricordato lo slogan della battaglia di Luca Coscioni, "dal corpo del malato al cuore della politica". "Tu ci credevi quando sei stato il solo al mio fianco in battaglie importanti come quella per l'aborto clandestino. E hai sofferto ancora di più per la mancanza di libertà", ha aggiunto, rivolta idealmente all'oncologo. "Sei stato compagno di tante battaglie radicali sia quella sulle unioni civili a quella sul tabu' della dignità del fine vita, ricordando il dovere della libertà", ha sostenuto citando anche la lotta per la legalizzazione delle droghe leggere. "Oggi molti amici non sono qua perché stanno lavorando per questa battaglia, tra faldoni e documenti, forse bisognerebbe modernizzare la democrazia in questo Paese partendo da queste cose. Ma noi la porteremo avanti lo stesso e la vinceremo", ha continuato. Bonino ha ricordato anche l'impegno civile di Veronesi nella fondazione Science for peace, "un bellissimo progetto in cui la scienza è al servizio della democrazia". "Abbiamo parlato di Europa, ergastolo e quest'anno è dedicata al grande problema del nostro tempo: i migranti e l'integrazione", ha concluso annunciando che la prossima sessione del congresso mondiale per la ricerca scientifica organizzato insieme all'associazione Luca Coscioni per la prima volta in un paese arabo a Tunisi sarà dedicata proprio a Veronesi.
LA LETTERA DEL FIGLIO E IL RICORDO DEI NIPOTI
Il figlio Paolo, anche lui oncologo e senologo, ha letto una lettera rivolta al padre. "Mi sembrava impossibile che arrivasse questo momento ma come dicevi tu in questa vita siamo di passaggio", ha esordito, ricordando poi che il sogno di Veronesi era la nascita di un grande istituto oncologico a Milano. "Purtroppo gli ideali si scontrarono con la sostenibilità economica, ma comunque lo Ieo è andato avanti edè oggi un luogo d'avanguardia e di cura", ha continuato. "Non sono proprio sicuro che tu sia stato buono ma certamente eri un uomo giusto", ha proseguito raccontando che le ultime parole del padre sono state alla moglie ("Quanto sei bella Susi"). Poi la parola è passata alle nipoti. Elena - prima di 15 nipoti della coppia Umberto e Susi, che ha avuto 7 figli - ha ricordato il nonno come "un uomo gentile e umano che ha reso il mondo un luogo migliore, fieramente laico ma conoscitore di tutte le religioni e della loro importanza, un uomo la cui voce calmava gli animi e dal cuore gigante" . La nipote ha ricordato i pranzi in famiglia in cui "si era minimo in 20, lui era il pilastro della famiglia" assieme alla moglie Susi "una donna dalla forza sovrumana".
L'EREDITA' AI GIOVANI, SIATE DUBBIOSI E TRASGRESSIVI
Elena ha poi voluto comunicare un messaggio lasciato dal nonno ai nipoti, esteso alle future generazioni: "Non ho lezioni di vita da dare: ho molto pensato e ho concluso che il mestiere dell'uomo sia pensare e creare coscientemente un mondo libero. Ai giovani medici e a tutti i giovani dico: abbiate il dubbio come metodo. Siate dubbiosi e trasgressivi e andate oltre le regole e i dogmi. Senza il dubbio non avrei contribuito alla lotta contro il cancro. "Mi si chiede se nella mia lunga vita ho trovato un senso: forse il senso non c'è ma passiamo la vita a cercarlo. L'importante è cercare, non sapere. Combattete contro l'ignoranza". Subito dopo è stato il turno della nipote Gaia che ha letto, recitandola, la poesia preferita del nonno, 'L'addormentato nella valle' di Arthur Rimbaud.
Tra i presenti, l'ex sindaco di Torino, Piero Fassino, gli ex primi cittadini milanesi, Gabriele Albertini e Carlo Tognoli, il vice segretario del Pd, Lorenzo Guerini e Marco Tronchetti Provera, accompagnato dalla moglie Afef.