Roma - Quello di Sara Di Pietrantonio non è stato un delitto studiato a tavolino. Ne è convinto il gip Paola Della Monica che, nel convalidare il fermo a carico di Vincenzo Paduano ed emettere un'ordinanza cautelare in carcere, ha fatto cadere l'aggravante della premeditazione. Dunque per il giudice fu un delitto d'impeto, ma l'ex di Sara agì seguendo il proprio istinto.
L'autopsia ha stabilito che Sara è stata tramortita, strangolata, e poi data alle fiamme, quando probabilmente era già morta. La giovane non sarebbe stata dunque bruciata viva. Anche se sul punto non c'e' una certezza assoluta, il medico legale Giorgio Bolino, il radiologo Carlo Catalano e il tossicologo Giulio Mannocchi ritengono che dall'autopsia svolta all'Istituto di medicina legale della Sapienza siano emersi elementi sufficienti per poter sostenere che la giovane fosse gia' morta, strangolata con una presa dell'avambraccio, quando l'ex fidanzato le ha dato fuoco. Per fugare ogni dubbio saranno comunque necessari ulteriori accertamenti, come gli esami del sangue e dei polmoni.
Securwoman app fa da guardia del corpo
Sul corpo della ragazza i consulenti della Procura non hanno trovate grosse lesioni, salvo quella, tipica dello strangolamento, sul collo. I medici hanno poi trovato bruciature sul capo, sulle spalle e dietro le braccia. In carcere Paduano ha ammesso davanti al gip i fatti contestati dalla Procura: "Si' sono stato io". Quando si e' trattato di ricostruire nei dettagli la dinamica dell'aggressione, però, è apparso vago e confuso. Paduano, che è assistito dall'avocato Fabio Criscuolo, era indagato per omicidio volontario aggravato dalla premeditazione e stalking. (AGI)