Si ingrandisce la mole di video che saranno esaminati dagli inquirenti per far luce sull'omicidio di Giulio Regeni, sparito in circostanze misteriose il 25 gennaio del 2016 e trovato morto e torturato il 3 febbraio successivo al Cairo. Recependo in pieno la rogatoria del procuratore di Roma Giuseppe Pignatone e dal pm Sergio Colaiocco, che oggi, con la delegazione di tecnici italiani, ha assistito alle prime operazioni di recupero dei filmati, l'autorità giudiziaria egiziana ha deciso che le immagini da esaminare non saranno più limitate al tragitto tra la casa di Regeni, nel quartiere Dokki (dove fu agganciato per l'ultima volta il cellulare del 28enne ricercatore di origine friulana), e la stazione di El Bohoth dove il ragazzo era diretto per una cena di compleanno la sera della scomparsa bensì saranno estese a tutta la linea 2 della metropolitana del Cairo.
L'incarico è stato affidato a tecnici di una società russa specializzata nell'estrapolazione e nell'analisi dei video. L'obiettivo degli inquirenti è individuare, tra le 19 e le 21 del 25 gennaio di due anni fa, la presenza di quei nove tra poliziotti egiziani e agenti del servizio segreto civile, compiutamente identificati nell'informativa e ritenuti coinvolti nel sequestro di Giulio e nel depistaggio delle indagini. L'attività tecnica durerà un paio di settimane: devono essere esaminati 108 terabyte. Una copia forense delle immagini sarà poi consegnata alla magistratura italiana.