Il distretto della seta di Como è una delle eccellenze del nostro 'made in Italy', un vero e proprio must della produzione nazionale di qualità, ma anche uno dei luoghi dove si vedono le insidie a cui è sottoposto il tessile, o ogni altro 'sistema' - emblematico il caso dell'agro alimentare - a rischio clonazione da parte delle 'fabbriche' del Sud del mondo, il che impone la necessità di una "tracciabilità" del prodotto tricolore. Nel distretto di Como 40 anni fa gli addetti sono passati da 50mila a circa 18mila di oggi. Stesso trend per il tessile a livello nazionale che in 40 anni ha visto passare da 1mln a 580 mila occupati. Il distretto serico vale il 20% del sistema nazionale e la produzione è rivolta per la grande maggioranza a cravatte e moda femminile.(foulard, sciarpe, stole e bandane).
Dalla crisi del 2009 alla rinascita
Il 2009 è stato l'anno zero, la catastrofe, il momento più basso della produzione, le tasse che fioccavano ed i capannoni che chiudevano, le aziende che si riducevano o saltavano per debiti, un intero distretto messo a rischio. Ma in tanti hanno stretto i denti e il biennio 2013-2014 ha segnato la definitiva inversione di rotta, con un 2015 che ha visto risalire definitivamente la china.
Taborelli: "E' il biennio del consolidamento"
"Il 2016 - spiega Andrea Taborelli, Presidente Filiera Tessile di Unindustria Como - si è chiuso con una diminuzione del fatturato complessivo (tessile ed abbigliamento) del disretto comasco stimabile nell'ordine del 2,5% circa, in linea con l'andamento del 2015. Dopo cinque anni ininterrotti di crescita, siamo quindi di fronte ad un biennio di consolidamento dei risultati acquisiti da un settore fortemente orientat ai mercati internazionali. Ha pesato su questi dati l'effetto-Francia, il cui mercato del lusso resta il primo mercato di sbocco del distretto comasco".
I dati 2016 - secondo l'analisi di Unindustria - segnala come il tessuto per abbigliamento femminile abbia segnato una diminuzione del 3%, mentre l'accessorio femminile, ha fatto registrare un +4,4%. La cravatteria, viceversa, dopo la pausa del 2015 ha manifestato un cedimento dell'11% in linea con un ridimensionamento che dura omai da alcuni anni.
E qui si inserisce il tema tracciabilità, in quanto se si può usare, spiega Taborelli, "'made in' con una etichetta per un capo che è stato solo commercializzato in Italia, mentre tutte le altre fasi sono state realizzate in Bangladesh o in giro per il mondo si realizza una vera e propria disinformazione nei confronti dei clienti. Non è protezionismo, è corretta informazione circa la 'vita' del prodotto".
Quattro le fasi di realizzazione:
- Filatura, da dove arriva
- Tessuto
- Nobilitato
- Confezionato
e queste per essere "made in Italy" come avvviene a Como devono essere tutte svolte in Italia, altrimenti la denominazione è un abuso, un po' come avviene per la tracciabilità del prodotto Dop tricolore.
Tessuto stampato e tessuto tinto
Il problema è evidente: una disparità di approccio tra tessuto stampato e tessuto tinto, che risale agli anni Settanta: difatti lo stampato ha origine preferenziale anche su supporto tessile non originario, se viene rispettata una clausola di valore aggiunto. Viceversa il tessuto tinto in filo e tinto in pezza, per avere origine preferenziale, impone sia la tessitura, sia la filatura. Poteva andare bene 40 anni fa, oggi la filatura in Europa non è più in grado di soddisfare il fabbisogno delle tessiture.
La soluzione è il riconoscimento dello status di trasformazione sostanziale per l’operazione di tintura, che misteriosamente è stata “dimenticata” dall’Unione Europea
- Lo schema generale delle regole d’origine preferenziale prevede normalmente – a parte l’eccezione dello stampato – la doppia trasformazione
- Con il riconoscimento della Tintura, Tessitura+Tintura (assieme!) conferiscono origine preferenziale sia al tessuto tinto in pezza, sia al tessuto tinto in filo
- L’Unione Europea condivide questa soluzione ed alcuni anni fa decide di promuovere una conferenza con gli altri Paesi accordisti, per adottare le nuove regole su base multilaterale (e non più bilaterale)
- Bruxelles si pone l’obiettivo di traguardare il risultato entro il 2015
- I Paesi accordisti sono 48, l’accordo si raggiunge con il consenso di tutti
- I tempi si dilatano a dismisura
- Nel corso del 2016 le associazioni tessili europee promuovono una serie di azioni per fare pressione politica nei confronti della Commissione
- Cecilia Malmström, Commissario Europeo per il commercio, fornisce finalmente una risposta significativa all’inizio di quest’anno
- La Commissione è consapevole dell’importanza dell’argomento per l’industria Tessile Abbigliamento Europea
- La Commissione sostiene il criterio della doppia trasformazione aggiornata, delineato da EURATEX, l’associazione europea del settore, nel 2012
- La Commissione è impegnata politicamente a portare a termine il negoziato e sarà la Direzione Commercio ad occuparsene
- L’unanimità è problematica
- Il 16 maggio si è tenuto a Bruxelles un incontro del “Working Group” sul PanEuroMed, con la partecipazione dei 48 paesi accordisti
- La Commissione ha presentato la sua posizione, che si impernia sulla doppia trasformazione aggiornata, con alcune ulteriori concessioni
- Alcuni Paesi nel Nord Africa hanno chiesto la singola trasformazione
- Per la filiera tessile la singola trasformazione può essere molto pregiudizievole
- La Commissione ha ribadito la sua posizione, che riflette la necessità che l’accordo tenga conto delle esigenze di tutti i contraenti, compresa l’industria tessile europea, non solo gli altri!
- Ci si rivedrà in Autunno e, se non sortirà un accordo, il dossier verrà spostato al livello politico
- A.I.U.F.F.A.S.S., l’Associazione serica europea, continuerà a far sentire la sua voce, sia nell’ambito di EURATEX, sia con Parlamentari Europei, sia con la Commissione
Luci e ombre nel distretto della Seta
"E' una situazione quella del distretto - continua nella sua analisi Taborelli - che stiamo seguendo con molta attenzione e che vede un contrapporsi di luci ed ombre.Ci sono produzioni che soffrono, soprattutto alcuni anelli della catena tessile, diverse tessiture e tintorie. Ci sono viceversa attività di stampa ancora ben toniche. Viviamo in un contesto impegnativo e di fortissima evoluzione, non solo sotto il profilo congiuntrale, ma anche per gli aspetti strutturali assai importanti soprattutto per quanto concerne la propensione all'acquisto dei consumatori molto più attenti alla sostenibilatà del prodotto e alla tracciabilità".
Nel 2017 prevista una crescita
L'export di tessile segnala qualche battuta d'arresto in Spagna, Germania e Regno Unito, oltre a Stati Uniti e Cina. Bene invece le esportazioni di abbigliamento dopo la contrazioen del 2015, che restano tuttavia, su un livello inferiore a quello del 2014. Nel 2017, con dati fino a marzo,indicano una crescita del 2,6%, secondo fonti Istat, mentre l'indagine congiunturale Smi-Gruppo Tessile indica un fatturato in cresita solo dello 0,8%.