Il tragicomico mondiale dell’Argentina di Sampaoli non si gioca solo sul rettangolo di gioco, nel burrascoso spogliatoio o sui tavoli della federcalcio a Buenos Aires. A San Pietroburgo, nella decisiva partita con la Nigeria è Diego Armando Maradona a guadagnarsi la luce dei riflettori.
L’ex Pibe de Oro urla e strepita, gesticola tra insulti e ringraziamenti, si abbandona sulla sedia per rianimarsi ad ogni affondo di Messi e compagni. Fino a sentirsi male. Ma nulla, neanche un leggero calo di pressione, lo ha convinto a lasciare la sua postazione. Niente albergo o fughe dallo stadio. Alla fine verrà premiato. L’Argentina, con un gol di Rojo, difensore centrale tra i più criticati durante le prime due partite del girone, supera la squadra africana e si qualifica per gli ottavi.
“Gracias a Dio”
L’uomo più atteso era però Lionel Messi. Che non si è fatto attendere. Un gol e un palo durante il primo tempo. Tanta dedizione, e forse troppa confusione, nella ripresa. Al momento del gol, quello che ha dato il momentaneo vantaggio alla squadra albiceleste (2-1 il risultato finale), lo stadio è esploso in un grido liberatorio. Come se volesse scacciare tutti i fantasmi che fino a quel momento avevano avvolto il suo giocatore chiave, la “Pulce”.
Ma anche in quel frastuono tutti hanno potuto osservare Maradona ergersi verso l’alto, le mani levate al cielo, per ringraziare tutte le divinità calcistiche esistenti, corse ad aiutare l’Argentina in un momento di estrema difficoltà. “Gracias Dio!”. Alla fine, in uno spettacolo al limite del profano, Maradona rincarerà la dose: “Sapevo che Dio era con noi e non ci poteva lasciare andar fuori dal Mondiale”. Impossibile non sentire l’eco provenire da Città del Messico e dalla sfida con l’Inghilterra, vecchia ormai di 32 anni.
Tra malori ed esultanze (assai scomposte)
Che fosse una gara per cuori saldi era cosa facile da prevedere. Maradona, forse per l’eccessiva tensione, è stato visitato da un dottore per forti dolori alla nuca e un calo di pressione che ha rischiato di mettere fine alla sua partita parallela, iniziata con mille selfie con i tifosi e un balletto improvvisato con una tifosa nigeriana.
Ma lo spirito combattivo ha vinto su tutto il resto. Almeno per gran parte del match. Le telecamere della regia russa, particolarmente attente, lo hanno immortalato per un momento, troppo rilassato, con la schiena adagiata sulla poltroncina dello stadio, Forse addormentato, forse in dormiveglia. Per molti il riposo del guerriero. Un guerriero che si è risvegliato negli ultimi 20 minuti del match con rinnovato vigore. Prima lo sguardo carico di delusione per l’errore clamoroso di Gonzalo Higuain, un rigore in movimento sparato in curva, e poi l’esultanza incontenibile per il gol qualificazione di Rojo, ormai quasi insperato.
L’apoteosi dello show è arrivato però subito dopo. Il dito medio, di entrambe le mani, rivolto verso la tribuna. Maradona si lascia andare a quel gest(acci)o che in poco tempi fa il giro del mondo e dei social. Il viso paonazzo, le vene pulsanti, la naturalezza dell’offesa, senza nessuna particolare remora, senza nessun freno.
Sugli stadi impazza la gioia e la torcida argentina è già esplosa. Messi abbraccia i compagni, Sampaoli corre da solo intorno alla panchina, ignorato persino dal suo staff. Ma è l’ex campione, che festeggia insultando chissà chi in tribuna, a guadagnarsi la prima pagina dei giornali. Il Mondiale degli argentini, e di Maradona, non è affatto finito. La Francia di Deshamps, prossima avversaria negli ottavi di finale, è avvisata.