La ricerca del tempo perduto è l’ideale nella terra di Proust, quindi sulla sacra terra rossa del Roland Garros, il campo più sincero del tennis. Il tennis donne esulta perché rimette finalmente in scena un duello sfavillante, che richiami davvero l’interesse delle tribune spesso semivuote e di mamma tv, fra le due leonesse più carismatiche e rappresentative che si sfidano negli ottavi, Serena Williams e Maria Sharapova. Tutt’e due alla ricerca di un nuovo urrà Slam, la statunitense, dopo gli Australian Open del gennaio 2017 e quindi la difficoltosa ripresa post-parto, la russa addirittura dal Roland Garros 2014, cui hanno fatto seguito infortuni, il famoso stop all’antidoping ed una ripresa altrettanto difficoltosa contro se stessa più ancora che contro le bambine terribili e irriguardose di oggi.
Il semaforo rosso sarebbe più duro da accettare per Maria che per Serena, la quale considera questo torneo come una palestra per Wimbledon e Us Open. Il semaforo verde ricorderà ad entrambe l’erba, dov’è nata ufficialmente la loro rivalità, nel 2004, dopo il preludio di Miami di cinque mesi prima. Perché, ai Championships, l’algida siberiana allevata dal tennis Usa, piazzò la sua zampata, una di quelle che non si dimenticano più: a 17 anni, tutta pimpante, piena di sorrisi, moine e gemiti, sorprese in finale la regina nera. Lasciò talmente in segno nell’orgoglio dell’afroamericana più famosa e vincente dello sport che la superò anche al Masters.
Ma, da allora, e per dodici anni, non c’è più riuscita, subendo addirittura 18 sconfitte consecutive nei testa a testa che segna un ingiurioso 2-19. L’ultima sconfitta è data quarti degli Australian Open 2016. Con pochissimi sorrisi, tanto che, in questo micidiale filotto negativo, la russa ha strappato appena tre set alla rivale. Un’offesa nell’offesa al suo rango di sprezzante numero 1 dello show-business, della pubblicità, delle foto, dell’immagine della tennista ideale.
Del resto, si narra che quella sconfitta di Wimbledon per mano della divina Maria abbia ferito Serenona sino alle lacrime, più ancora dell’acida polemica di gelosia che le due misero su per il collega Grigor Dimitrov, fidanzato della bionda e in passato amante della bruna. E le due sono rimaste lontanissime in tutto, dall’aspetto allo stile di gioco e di vita, dalle scelte alle dichiarazioni.
La pace non è possibile, e non è neanche giusta e augurabile davvero, considerando che soltanto Martina Navratilova e Chris Evert sono forse riuscite a diventare davvero amiche, ma tutte le altre grandi antagoniste dello sport non hanno mai appianato quell’istintiva antipatia, se non peggio, che provavano in campo per l’avversaria classica.
Basti vedere, restando nel tennis, gli esempi Graf-Seles, Graf-Hingis ed Henin-Clijsters. Anche se Serena non ha calcato la mano su Maria quando la russa era nella polvere, dopo essere caduta nella trappola Meldonium, e Maria è andata incontro alle giuste istanze di Serena, negli ultimi giorni, sul tema della necessità di equiparare la maternità ai gravi infortuni, con conseguente classifica protetta nell’ingresso ai tornei. Insomma, le distanze restano incolmabili, anche se i punti d’incontro sono sempre maggiori. A dispetto dei forti, reciproci, preconcetti, e della ferrea volontà di entrambe di conquistare la scena.
Serena sembra - ma solo fuori dal campo - addolcita dalla maternità e dal matrimonio, Maria è sempre alla ricerca di sé stessa e dell’anima gemella, sempre pronta a sperimentare nuove avventure e a vivere nuove passioni anche culturali, ma tutt’e due, con l’andare degli anni, quasi 37 per la Williams, 31 per la Sharapova, e degli acciacchi, o comunque dei forzati stop, sono vicine alla pensione e sono quindi disperatamente aggrappate alle ultime occasioni di gloria. Serena, con l’obiettivo di agganciare a quota 24 Slam la primatista storica, Margaret Smith Court, Maria nella speranza di sfruttare il vuoto di star del momento nel tennis donne, sfruttando proprio la superficie dove può maggiormente utilizzare intelligenza, esperienza, duttilità, determinazione, pazienza e personalità.
Ecco quindi che l’ottavo di finale del Roland Garros è molto molto di più di un match fra le ultime 16 del tabellone, è uno snodo, un trampolino, un’occasione. “Maria è favorita”, come sottolinea furbescamente Serena, sottolineandone la miglior condizione fisica, le più partite e l’attitudine alla superficie: è lo Slam più vincente con 2 urrà nel suo collier di 5, mentre per l’americana è il meno vincente con 3 affermazioni “appena” contro 7 Australian Open e Wimbledon e 6 Us Open.
Serena s’è arrangiata a modo suo, di foga agonistica e potenza, ed è entrata in forma strada facendo, Maria s’è concessa anche lei troppe pause, ma è stata più convincente e sembra in crescita maggiore, dopo il 6-2 6-1 che ha rifilato a Karolina Pliskova. Con una voglia matta di interrompere quella striscia della vergogna contro la grande rivale degli ultimi quattordici anni. Nel tempo, tutt’e due le regine si sono fermate più volte ai box, ma sono sempre tornate, dimostrandosi più vicine che mai nella capacità di recupero, nella voglia di dimostrare a se stesse ed agli altri di essere sempre le più brave. Simili anche nell’immenso amore che hanno per il tennis e per le sensazioni irripetibili nella vita da persone normali che ricavano dalle battaglie sul campo.
Chi delle due riuscirà ad imporre all’altra la propria personalità? Chi avrà più impatto sulla gara, chi conquisterà i favori del pubblico, chi conquisterà l’obiettivo dei fotografi per la su mise e per il body language? Chi vincerà la decisiva contesa nell’uno-due iniziale del game, servizio-risposta? Chi catturerà più Vip? Dopo che Mike Tyson si è già schierato in tribuna per Serena, quali campioni della passerella porterà sulla scena Maria?