I Mondiali senza l’Italia non sembreranno i Mondiali. Come il Louvre senza la Gioconda. Ma il calcio è il calcio, e noi italiani ce l’abbiamo nel sangue, per cui troveremo almeno cinque buoni motivi per vivere questo mesetto sbracati sul divano davanti alla tv. Fra una notizia di calcio mercato e una scappata al mare, a tirar due calci sulla spiaggia.
Primo motivo
Messi o Ronaldo? “Maradona è megl’e Pelè”. Siamo d’accordo quasi tutti, anche perché molti Pelè l’hanno conosciuto solo per la rovesciata di “Fuga per la vittoria”, ma chi è più forte fraLa Pulce e CR7? Anche il Pallone d’oro non si sbilancia, con un 5-5 negli ultimi dieci anni fra Lionel e Cristiano. Leo & Cris, i super assi che segnano 50 gol a stagione per Blaugrana e Merengues hanno giocato entrambe tre coppe del Mondo, senza mai incidere come realizzatori. Peggio, senza realizzare nemmeno un gol nelle partite ad eliminazione diretta. E con un ruolino pre-Mondiali 2018 che non promette granché: 5 gol su 15 partite per Messi, 3 su 13 per Ronaldo. Chi dei due sfaterà l’ultimo tabù? E come si schiererà l’Italia? Gli ultimi regali del Barcellona alle nostre squadre a contrasto con “le fortune” del Real, ma soprattutto il gusto e la passione italiana per il genio più un pizzico di simpatia naturale, favorirebbero forse il prestigiatore argentino rispetto al velocista portoghese.
Anche se, a scrutinio segreto, la “tartaruga” di Cristiano, col voto delle donne, rovescerebbe quasi certamente il responso di mariti e fidanzati patiti di calcio. Noi, per la cronaca, votiamo Messi e gli auguriamo di dimostrarsi definitivamente più bravo, nella diversità dei ruoli, rispetto al grande rivale. Anche perché, a 31 anni da compiere il 24 giugno, la Pulce ha l’ultima ultima possibilità di portare l’Argentina al titolo mondiale, dopo la devastante sconfitta dell’ultima finale contro la Germania. Mentre CR7 arriva molto più leggero a questa sfida in Russia, sulla scia delle ultime tre Champions League vinte di fila e del titolo Europeo di due anni fa.
Secondo motivo
“Gli italiani”. Ahinoi, siamo un popolo di tifosi più che di sportivi. Ma per quale squadra merita far vivere il nostro tifo ai Mondiali? Le ipotesi sono le più disparate. La prima, la più gettonata, è che cercheremo qualcosa di familiare, come pizza e pasta quando andiamo all’estero. E quindi ci butteremo sull’Argentina che, a parte la lingua, a parte i milioni di emigrati italiani laggiù e relativa stirpe, ha cinque giocatori in squadra “figli” della nostra serie A: Ansaldi del Torino, Fazio della Roma, Biglia del Milan, Dybala e Hyguain della Juventus. Sono meno dei 7 presenti nella selezione della Polonia e dei 6 della Croazia, ma sono sicuramente più noti e sfoggiano l’attacco più esplosivo dei Mondiali: Messi-Aguero-Higuain-Lautaro Martinez-Dybala.
Con tutto il rispetto e la considerazione che forse saranno proprio loro le protagoniste europee, difficile che gli italiani tiferanno per Germania e Francia, cioè la solita, implacabile glaciale, macchina perfetta (43 gol nelle 10 partite di qualificazioni, tutte vinte…) e la giovane brigata di talento con le star Mbappe, Dembele, Pogba e Lemar. Più probabile che la seconda scelta del tifo italico, orfano degli azzurri, sia l’Inghilterra dal gioco veloce, offensivo e un po’ folle, così diverso dal nostro da eccitare il nostro zapping del weekend fra Premier League e Serie A. Alternative? L’Islanda, appena 300mila abitanti (metà della nostra Genova), partendo dai giovani e dai campi in erba sintetica al chiuso, è esplosa negli anni, raggiungendo due anni fa i quarti agli Europei eliminando l’Inghilterra e facendo conoscere al mondo l’applauso ritmato dei vichinghi.
Terzo Motivo
“Mineirazo”. I Mondiali sono il torneo più visto in tv, nel 2014 oltre un miliardo di persone ha assistito alla finale. Bene, alzi la mano chi non s’è indignato, chi non s’è commosso, chi non ha parteggiato apertamente durante la semifinale Germania-Brasile finita 7-1, in casa dei funamboli del calcio, l’8 luglio di quattro anni fa a Belo Horizonte. Che umiliazione, per i verdeoro: mai avevano subito 7 reti in un Mondiale, solo un volta, nel 1920, avevano accusato un simile scarto, 0-6 contro l’Uruguay, la stessa squadra che nel 1950, li aveva superati per 2-1 nello stadio del Mineirao. Da cui la definizione di “Mineirazo”, la Waterloo della Selecao, la vergogna nazionale. Quale migliore occasione per vendicarsi di un altro Mondiale? Non è più il vero calcio ballato di un tempo, ma c’è una squadra finalmente ben equilibrata, con qualche “italiano”-chiave, da Alisson, il portiere della Roma, a Miranda, il centrale dell’Inter, a Douglas Costa, l’attaccante jolly della Juventus.
Eppoi c’è la stella, Neymar, che è uscito dall’ombra di Messi a Barcellona per ritagliarsi una fetta di gloria tutta sua al Paris St. Germain e cerca di sprintare nell’Olimpo del calcio grazie ad un urrà del suo Brasile ai Mondiali, che manca dal 2002. Impedendo magari proprio alla Germania di raggiungerla a quota 5-record.
Quarto motivo
Seconda bandiera. Lo sport riflette un mondo sempre più multietnico. 83 giocatori su 736 di scena in Russia sono nati in un altro paese rispetto a quello della nazionale in cui giocano, le squadre in campo saranno 32, ma le nazioni rappresentate saranno 51. Addirittura, il Marocco schiera 17 giocatori su 23 che non sono nati in Marocco, a cominciare del fantasista dell’Ajax, Hakim Ziyech, targato Dronten, Olanda, che, dopo aver giocato con la nazionale under 21 Orange, tre anni fa ha scelto la bandiera dei padri ed ora è premiato due volte: il Marocco torna ai Mondiali dopo 20 anni di assenza, mentre l’Olanda non s’è qualificata. Curiosa anche la scelta del centrale della Juventus, Benatia, che dopo aver giocato anche nelle rappresentative giovanili della Francia, dov’è nato, quattro anni fa, invece di optare per il paese della madre, l’Algeria, gioca ora per la bandiera del Marocco, la terra del padre. Mentre il marocchino Fellaini ha scelto da tempo il Belgio ed è stato criticato in patria, ma la sua è un’altra storia nelle storie: papà Abdellatif, marocchino, già portiere a Casablanca ed Agadir, aveva firmato per il Racing Mechelen, e davanti al diniego delle autorità di Rabat di concedergli i documenti necessari, ha lavorato come autista di autobus.
Nove “oriundi” anche per Tunisia e Senegal, con il centrale del Napoli, Koulibaly, nato e cresciuto in Francia ma dal 2015 pilastro della nazionale del paese dei genitori. Otto gli oriundi della Svizzera e sette quelli del Portogallo. D’altra parte, per via delle colonie, sono ben 29 i calciatori nati in Francia che giocano i Mondiali sotto altre bandiere. Persino Higuain, il centravanti dell’Argentina, è nato in realtà a Brest, ma a 10 mesi era già rientrato nel paese natale del papà e non parla francese.
Quinto motivo
Vetrina sul mondo. Gli hooligans minacciano di diventare protagonisti e di rovinare la festa diplomatica di Vladimir Putin. Che tanto s’è speso per battere la folta concorrenza di ospiti dei Mondiali (Spagna-Portogallo, Belgio-Paesi Bassi e Inghilterra) e alla fine ha vinto con la proposta - su 14 stadi - di una nazione che ha organizzato l’Olimpiade estiva dello storico boicottaggio statunitense a Mosca 1980, ma è neofita sia agli Europei che alla coppa del Mondo. E dovrà da subito passare il testimone al mondo arabo per i Mondiali 2022 in Qatar, con la prima partita Russia-Arabia Saudita. In attesa di traferire il football sulla vetrina giovane del Soccer americano, con l’edizione in Stati Uniti-Messico-Canada del 2026. Lo sport aiuta la diplomazia, come s’è visto all’ultima Olimpiade invernale, che ha finalmente riavvicinato le due Coree e quindi Corea del Nord e Usa, coi i due focosi numeri uno, Kim e Trump, che hanno rinfoderato le loro minacce nucleari.
Lo sport può aiutare la distensione sui diritti civili, a cominciare dai diritti sociali. Gli omosessuali sicuramente attueranno qualche forma di protesta, magari sulla piazza Rossa, per guadagnare l’attenzione del mondo. E vedremo come reagiranno i dirigenti locali dal volto umano. Che temono anche il lancio di qualche banana e qualche urlaccio razzista dagli spalti. E con tutti i calciatori africani che stanno per sbarcare negli stadi russi…