Lo shutdown sta avendo effetti anche nello spazio
L’8 gennaio la Wide Field Planetary Camera 3, uno degli strumenti più usati del telescopio spaziale, ha smesso di funzionare. Ma alla Nasa non c'è nessuno che può intervenire per sistemare

Oltre a tenere a casa i dipendenti delle agenzie federali senza stipendio, a fare chiudere i parchi nazionali, a ritardare i rimborsi delle tasse ed i pagamenti dei sussidi ai meni abbienti, lo shutdown di parte dell’amministrazione federale USA sta avendo ripercussioni anche in orbita. A fare le spese della disputa tra Trump ed i democratici sui fondi per la costruzione del muro tra Stati Uniti e Messico è il venerando Hubble Space Telescope che, dopo un’attività quasi trentennale, comincia ad avere qualche acciacco.
L’8 gennaio la Wide Field Planetary Camera 3, uno degli strumenti più usati del telescopio spaziale, ha smesso di funzionare. Si tratta del terzo strumento della serie Wide Field Planetary Camera, installato durante la quinta (ed ultima) visita da parte degli astronauti nel 2009. In tempi normali, al centro di controllo del telescopio, sito al Goddard Space Flight Center, verrebbe riunito un team di esperti per diagnosticare e risolvere il problema.
Nel caso qualcuno dei componenti dell’elettronica di bordo si fosse guastato, sarebbe possibile utilizzare i circuiti di back-up, ma, prima di tutto, occorre capire la natura del problema.
Purtroppo, però, il GSFC è un centro della NASA, che è una delle agenzie federali più pesantemente colpita dallo shutdown, e solo una piccola frazione dei dipendenti ha l’autorizzazione di recarsi al lavoro. Tutti gli altri sono a casa con la proibizione di lavorare ed il divieto assoluto di usare la mail ufficiale nasa.gov. Chi ha provato a mandare una mail per chiedere spiegazioni al capo della comunicazione della NASA ha avuto una risposta automatica che dice "I am in furlough status and unable to respond to your message at this time" (sono in congedo e non sono in grado di rispondere al vostro messaggio in questo momento).
È una situazione surreale: tutti i colleghi che lavorano alla NASA si sono premurati di fare avere ai loro collaboratori indirizzi mail privati per non restare tagliati fuori dagli scambi che viaggiano sulle mailing list. Per fortuna, nessuna proibizione può fermare la scienza e allo Space Telescope Science Institute di Baltimore, che opera con fondi NASA ricevuti prima dello shutdown, le attività scientifiche procedono normalmente.
Il problema è al centro di controllo del Goddard dove c’è solo il minimo del personale necessario per la gestione ordinaria delle operazioni. Per questo, la soluzione del malfunzionamento dovrà aspettare la fine dello shutdown che si sta avviando ad essere il più lungo della storia USA. HST ne ha viste tante nella sua lunga carriera e mi auguro che superi indenne questa ulteriore prova.
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