Non fa male, è brioso e un po' guascone e, soprattutto, non è il Caimano. Abbiamo visto la prima parte del film su Silvio Berlusconi del regista premio Oscar Paolo Sorrentino che uscirà domani nelle sale italiane col titolo 'Loro 1', mentre la seconda parte arriverà il 10 maggio.
Una pellicola sull'uomo politico più importante degli ultimi vent'anni, la cui presenza ancora fortissima sulla scena condiziona la formazione di un governo in Italia, era attesa con curiosità e preoccupazione. Soprattutto dal diretto interessato che durante una conferenza stampa in occasione del referendum sull’autonomia della Lombardia aveva detto: "Spero che non sia un’aggressione politica nei miei confronti".
Malgrado sia difficile (anzi, impossibile) giudicare un film dal primo tempo, di certo si può dire che Sorrentino non è Moretti, che 'Loro' non è 'Il Caimano', che Berlusconi-Servillo non è quello interpretato dal regista e attore romano. In realtà sembrerebbe quasi una carezza quella che Sorrentino dà all'ex Cavaliere. Sono passati molti anni e il leader di Forza Italia oggi è una figura non più centrale nel panorama politico italiano. Inoltre Sorrentino, regista di grandissimo talento e fine intellettuale, è uno che apprezza il genio, quando lo vede. E sembra - sempre a giudicare dal primo tempo di 'Loro' - che lo abbia visto in gran quantità in Berlusconi.
"Racconto un periodo storico decadente e vitale"
Difficile pensare che ci sia nostalgia del personaggio, ma di certo Sorrentino (e Umberto Contarello che ha scritto con lui la sceneggiatura) ricorda con fascinazione gli anni in cui l'Italia era divisa in due: chi amava Berlusconi e chi lo odiava, chi lo votava e chi votava contro di lui. E così è lo stesso regista a sottolineare il suo scopo con questo film: “Attraverso una composita costellazione di personaggi - scrive nelle note di regia - ‘Loro’ ambisce a tratteggiare, per squarci o intuizioni, un momento storico definitivamente chiuso che, in una visione molto sintetica delle cose, potrebbe definirsi amorale, decadente, ma straordinariamente vitale”.
Servillo-Berlusconi ruba la scena a tutti
In effetti anche nel primo tempo mostrato alla stampa e dal 24 aprile in sala si capisce che ci sia la volontà di raccontare anche 'loro', "quelli che contano", come li definisce il piccolo faccendiere pugliese Riccardo Scamarcio che briga di entrare nelle grazie di 'Lui' portandogli escort giovani e bellissime. Ma di fronte alla potenza mediatica, al carisma, alla simpatia e alla potenza sprigionata dietro quella maschera disegnata sul viso scolpito di Toni Servillo, i 'loro', gli altri che non sono Silvio Berlusconi sembrano comparse insulse. E questo assolutamente per scelta del regista. È il caso dell'ex ministro che scrive poesie (chi vi ricorda?) interpretato da un grande Fabrizio Bentivoglio; del ragazzotto pugliese interpretato da Riccardo Scamarcio che sniffa coca e organizza feste con escort che ambisce ad 'agganciare' Berlusconi (ispirato a Gianpaolo Tarantini); della sensualissima Kira interpretata da Kasia Smutniak che si concede solo a 'Lui' (è la celeberrima 'Ape regina' delle olgettine).
La scelta "ruffiana"
Altri personaggi sono forse destinati a crescere nel secondo tempo (da Roberto Hewrlitzka che interpreta Crepuscolo, ispirato a Gianni Letta, a Anna Bonaiuto che è Cupa Caiafa, ispirata a Michela Vittoria Brambilla) ma è certo che ci sarà un solo protagonista. E non a caso per quel ruolo Sorrentino ha voluto il più bravo e istrionico attore italiano, un camaleonte in grado di trasformarsi in chiunque di nome Toni Servillo. Certo, una scelta un po' ruffiana visto che l'attore napoletano, anche quando recita con un mascherone sulla faccia, imita (volutamente esagerando) il milanese e parla come Pozzetto riesce a catturare attenzione e simpatia degli spettatori.
Citazioni illustri, da Fellini a Scorsese
'Loro 1', che dura 104 minuti, è diviso in due parti. Nella prima ora il protagonista è Riccardo Scamarcio, nel ruolo di Sergio Morra, che poi è dichiaratamente ispirato a Gianpaolo Tarantini che fu accusato di ingaggiare prostitute da portare alle feste di Berlusconi. Seguendo l’imprenditore di Taranto (mentre il modello originale è di Bari), Sorrentino immerge gli spettatori in un mondo di sesso, di corruzione, di ricatti. Ma lo fa alla sua maniera: in chiave spesso onirica, con immagini dichiaratamente felliniane, con rimandi neanche toppo velati a Scorsese (la scena degli effetti della droga su Scamarcio e le sue ragazze è un omaggio a ‘The Wolf of Wall Street’), con situazioni surreali come il rinoceronte che corre per le vie dell’Eur o la pecora che muore a causa del condizionatore di Silvio.
La scena cult: il volo del camion dell'Ama
Per non parlare di una scena che diventerà di culto, soprattutto di questi tempi: il camion dell’Ama che vola oltre il parapetto e finisce nel Foro Romano nel tentativo di evitare una pantegana che gli taglia la strada e che decolla per colpa di una buca. Nella prima parte della prima parte non si vede mai Berlusconi. Tutto lo invocano e lo evocano, tutti coloro che hanno il suo cellulare lo hanno registrato come ‘Lui’. Dopo un’ora, però, tutto cambia. Entra in scena Silvio Berlusconi-Toni Servillo e il film decolla. Battute fulminanti, sorriso a tutta faccia fiso, vitalità e brio coinvolgenti. E nessuna “cattiveria” di quelle paventate dall’ex Cavaliere. Anzi.
"L'apparenza inganna solo i mediocri"
Rapporto amorevole col nipote a cui spiega con fare guascone che "l’apparenza inganna solo i mediocri” e che “la verità è frutto del tono e della convinzione con cui la affermiamo”; amore vero per la moglie Veronica di cui cerca di riconquistare il cuore con sorprese, regali, le canzoni cantate accompagnato da Mariano Apicella (Giovanni Esposito).
C’è poi il Milan e il tentativo di convincere un fortissimo calciatore a non andare alla Juventus offrendogli un assegno in bianco (invano), c’è l’amore per il giardinaggio e per i fiori di cui conosce tutti i nomi in latino perché ha studiato dai salesiani. C’è anche la politica, in questa prima parte di ‘Loro’, ma solo come rimpianto di non essere al governo e come prova di forza verso l’ex fedelissimo che tenta di guidare una fronda per sostituirlo alla guida del centrodestra (“Eri al sole, ora entrerai in un cono d’ombra: le televisioni non ti chiameranno più e sarai decapitato politicamente”. La sentenza, che appare più annunciata che realmente attuata).
Perché 'Loro' diviso in due?
I fortunati che hanno visto il secondo tempo - si narra nell'ambiente - garantiscono che è migliore della prima parte, di 'Loro 1'. Ma adesso la domanda sorge spontanea: perché dividere il film in due, chiedere al pubblico di spendere due volte i soldi del biglietto nel giro di tre settimane? Una strana scelta quella della produzione (Indigo Film in coproduzione con Pathé France 2 Cinéma) che potrebbe costare cara in termini di incassi e che è costata a Sorrentino la partecipazione (da favorito, peraltro) al Festival di Cannes, dove invece nessuno dei due 'tempi' sarà presentato, neppure come evento speciale ("Non apevamo come proiettarlo", si è giustificato il direttore della kermesse francese).
Paolo Sorrentino: note di regia
"Loro, diviso in due parti, racconto di finzione, in costume, che narra di fatti verosimili o inventati, in Italia, tra il 2006 e il 2010. Attraverso una composita costellazione di personaggi, Loro ambisce a tratteggiare, per squarci o intuizioni, un momento storico definitivamente chiuso che, in una visione molto sintetica delle cose, potrebbe definirsi amorale, decadente, ma straordinariamente vitale". È quanto afferma Paolo Sorrentino nelle note di regia del suo nuovo film la cui prima parte arriverà in sala domani.
"E Loro ambisce altresì a raccontare alcuni italiani, nuovi e antichi al contempo - prosegue il regista - Anime di un purgatorio immaginario e moderno che stabiliscono, sulla base di spinte eterogenee quali ambizione, ammirazione, innamoramento, interesse, tornaconto personale, di provare a ruotare intorno a una sorta di paradiso in carne e ossa: un uomo di nome Silvio Berlusconi.
Questi italiani, ai miei occhi, contengono una contraddizione: sono prevedibili ma indecifrabili. Una contraddizione che è un mistero. Un mistero nostrano di cui il film prova a occuparsi, senza emettere giudizi. Mosso solo da una volontà di comprendere, e adottando un tono che oggi, giustamente, viene considerato rivoluzionario. Il tono della tenerezza.
Ma ecco che appare un altro italiano. Silvio Berlusconi. Cosi' come l'ho immaginato. Il racconto dell'uomo, innanzitutto, e in modo solo marginale del politico. Si potrebbe obiettare che si sa molto non solo del politico, ma anche dell'uomo. Io ne dubito. Un uomo è, per quanto mi riguarda, il risultato dei suoi sentimenti più che la somma biografica dei fatti. Quindi, all'interno di questa storia, la scelta dei fatti da raccontare non segue un principio di rilevanza dettata dalla cronaca di quei giorni, ma insegue unicamente il fine di provare a scavare, a tentoni, nella coscienza dell'uomo".
Dunque, quali sono i sentimenti che muovono le giornate di Silvio Berlusconi in quegli anni? - si chiede Sorrentino - Quali le emozioni, le paure, le delusioni di quest'uomo nell'affrontare eventi che sembrano montagne? Questo, per me, è un altro mistero di cui si occupa il film. Gli uomini di potere di generazioni precedenti a quella di Berlusconi erano altri misteri, perché erano inavvicinabili. Un tempo si parlava, si ricorderà, di disincarnazione del potere.
Silvio Berlusconi, invece, è probabilmente il primo uomo di potere a essere un mistero avvicinabile. È sempre stato un infaticabile narratore di se stesso, valga come esempio sommo il fotoromanzo Una storia italiana che spedì a tutti gli italiani nel 2001, e anche per questa ragione è inevitabilmente diventato un simbolo. E un simbolo, a differenza di un comune essere umano, è una proprietè comune. E dunque, in questo senso, rappresenta anche una parte di tutti gli italiani. Ma, naturalmente, Silvio Berlusconi è molto altro. E non è facile esprimere una sintesi. Per questo devo chiedere aiuto a chi è molto più bravo di me: Hemingway. In Fiesta, Hemingway scrive: "Non c'è nessuno che vive la propria vita sino in fondo, eccetto i toreri". Ecco, parafrasando, forse l'immagine più compendiaria che si può avere di Silvio Berlusconi è questa: un torero".