Ci vuole coraggio per girare un film sul tennis. Storicamente nessuna pellicola su questo sport ha ottenuto risultati più che mediocri. Ma nessuna pellicola, finora, aveva raccontato dei due più grandi tennisti della storia pre rivoluzione tecnica (quando, per dirla con parole di Andrè Agassi, “le nuove racchette rendono i buoni giocatori, campioni e i campioni, leggende”): Björn Borg e John McEnroe.
Lo ha fatto il regista danese Janus Metz Pedersen (‘Armadillo’) che ha deciso di puntare l’attenzione alla sfida considerata la più bella della storia del tennis del Novecento, la finale di Wimbledon 1980 vinta dallo svedese 8-6 al quinto set dopo una battaglia avvincente. La pellicola, che s’intitola ‘Borg/McEnroe’ (ma il titolo originale svedese è ‘Borg’), è stata presentata come evento d'apertura al Toronto Film Festival. Nelle sale italiane dal 9 novembre distribuito da Lucky Red, il film vede nei panni dell'imperturbabile campione svedese Björn Borg, il 29enne attore islandese Sverrir Gudnason (protagonista nel 2016 del film di Pernilla August ‘A Serious Gam’) e in quelli dell’irascibile John McEnroe, l'ex piantagrane di ‘Transformers’ Shia LaBeouf.
La trama del film
Wimbledon, 1980. L'estate più piovosa da decenni. Il mondo aspetta di vedere se il tennista numero uno al mondo, Björn Borg, riuscirà a vincere per la quinta volta Wimbledon. Ma pochi conoscono il dramma in atto dietro le quinte: a soli 24 anni, Borg è vicino alla fine - esaurito, logorato e tormentato dall'ansia. Intanto il suo sfidante, il ventenne John McEnroe, ha deciso di prendere il posto del suo ex-eroe sul trono di Wimbledon.
Borg/McEnroe è una storia che parla del prezzo del successo. Racconta di come i due più grandi tennisti del mondo, poco più che ventenni, fossero già prigionieri della loro carriera. Due atleti costantemente rappresentati solo come avversari dall'industria commerciale del tennis, ridotti alle loro caricature: ”lceBorg” e ”SuperBrat”. Due rivali che, durante il torneo di Wimbledon del 1980, si resero conto che la sola persona in grado di capire quello che l'altro stesse vivendo era proprio il suo avversario.
Regista: il film è ‘Toro scatenato’ nel mondo del tennis
“Per me ‘Borg/McEnroe’ è la versione ambientata nel mondo del tennis di ‘Toro scatenato’”. Così, nelle sue note di regia, Janus Metz Pedersen dà la chiave di lettura del suo film che, aggiunge, “racconta di due ragazzi, entrambi in lotta per dimostrare di essere il migliore, per sentirsi importante, per essere qualcuno. Imprigionati nella loro rivalità – una delle più spettacolari nella storia dello sport – hanno finito col fare i conti con loro stessi e con i propri demoni”. Il film è un biopic ispirato alla vita di Björn e John e, in particolare, alla leggendaria finale di Wimbledon del 1980, quindi, spiega il regista, “rievoca un'era dello sport in cui i giocatori di tennis erano delle rock star e in cui John e Björn emergevano come i più grandi”.
La capacità di spingersi oltre il limite
Il mondo del tennis ha riproposto più volte rivalità significative e ben più durature, come quella del 1989 al 2002 Agassi-Sampras o, quella che va anti da 13 anni Nadal-Federer, ma nessuna ha la dirompenza emozionale di Borg-McEnroe perché, malgrado sia concentrata in soli 4 anni (1978-1981), la loro era una rivalità che andava oltre lo sport. “Sia Björn che John avevano la speciale capacità di spingersi ai limiti e perfino di superarli – spiega il regista -. Credo che questa sia una peculiarità della maggior parte di coloro che hanno raggiunto grandi risultati. E, nonostante il mondo li vedesse come i perfetti opposti, avevano questa particolarità in comune, e la riconoscevano rispecchiandosi nell'altro. Entrambi giocavano a tennis come se da questo dipendesse la loro stessa vita e, mano a mano che la storia procede, assistiamo a come questi due solitari alla fine abbiano trovato comprensione e amicizia uno nell'altro”.
Fotografia ‘cruda’ e uso della steady-cam
Per esplorare il tumulto interiore di Björn e John, il film fa uso di una fotografia cruda, utilizzando molto la camera a mano e la steady-cam per trasmettere un senso di immediatezza e realismo. A questo si contrappongono sequenze volte a creare un'atmosfera ricca, con immagini quasi simboliche che mirano a suggerire l'importanza storica degli eventi. “Il film parla di uno scontro tra titani – spiega ancora il regista - e questo richiede le dovute proporzioni. Mettiamo lo spettatore nei panni di Björn e di John, ma poi abbandoniamo questo spazio saturo e talvolta claustrofobico per riacquistare una prospettiva più ampia che sottolinei l'importanza del match e la dimensione esistenziale della storia”.
Shia LeBeouf: "McEnroe era un Babbo Natale cattivo del tennis"
Racconta Shia Lebeouf, 31enne grande talento con fama di ribelle, nell’articolo di Filippo Brunamonti su Repubblica direttamente dal festival di Toronto: “Non ho avuto il piacere di incontrare John di persona, è molto impegnato. Ho letto nelle sue biografie che Borg era il suo eroe. Quel match è stato come sfidare Superman – spiega -. Penso che McEnroe sia molto consapevole della percezione che ha la gente di lui e della sua eredità sportiva. Alla fine è un uomo adorabile. Un Babbo Natale cattivo del tennis".
La rivalità Borg-McEnroe dal 1978 al 1981
La rivalità tra i due tennisti è entrata nell'immaginario dei tifosi per via dei due caratteri completamente opposti: Borg era noto per la sua freddezza, la sua calma e la sua quasi totale assenza di emozioni in campo, mentre McEnroe, si è sempre distinto per il suo carattere irascibile, la sua maleducazione e gli scatti d'ira, soprattutto nei confronti di arbitri e spettatori. Nel corso delle loro carriere, si sono affrontati 14 volte in un arco di soli 4 anni (tra il 1978 e il 1981) con 7 vittorie per parte. Per i loro caratteri opposti, i media li hanno ribattezzati ‘Fire and Ice’, ‘Fuoco e Ghiaccio’.
Gli altri protagonisti, da Lennart Bergelin a Vitas Gerulaitis
Accanto a Borg e McEnroe ci sono figure fondamentali nella vita dei due sportivi e anche nella storia del tennis.
- Lennart Bergelin, allenatore dello svedese dal 1971 fino al 1983, è interpretato da Stellan Skarsgård, attore famoso per il ruolo dello scienziato Erik Selvig nei film della Marvel Cinematic Universe. Nel libro “La mia vita, il mio tennis raccontati a Gene Scott” ovvero l’autobiografia di Borg scritta con l’aiuto di Gene Scott che funge da narratore onnisciente. si parla di Lennart Bergelin, soprannominato ‘laban’, che in svedese significa scimmia o clown. Questi si faceva passare tutte le telefonate di amici e giornalisti, per evitare che Borg venisse disturbato. Peccato che il telefono squillasse in continuazione e che Lennart non riuscisse più a distinguere la suoneria del telefono in camera da quella proveniente dal televisore.
- Mariana Simionescu, ex tennista rumena e moglie di Björn Borg dal 1980 al 1984, è interpretata dall’attrice e regista svedese Tuva Novotny che nel 2016 ha recitato nel film danese candidato agli Oscar ‘A War’ di Tobias Lindholm. Nella sua autobiografia, Borg racconta che Mariana fosse piuttosto superstiziosa. Ogni volta che andavano negli Stati Uniti, Mariana ordinava un letto in più per sé, in modo tale che il suo uomo potesse dormire tranquillamente prima dei campionati, ma al Masters del 1980 decise di non farlo più e di dormire direttamente sul divano al Drake Hotel. Il divano era scomodissimo e non riuscì a dormire per una settimana intera, ma Borg riuscì a vincere.
- Vitas Gerulaitis, ex tennista statunitense che affrontò McEnroe nella finale degli Us Open del 1979 e Borg in quella di Roland Garros del 1980, perdendo in entrambi i casi, è interpretato da Robert Emms, attore inglese che ha lavorato, tra gli altri, con Steven Spielberg (‘War Horse’ del 2011) e Roland Emmerich (‘Anonymous’). Vitas Gerulaitis morì nel sonno nel 1994 a 40 anni, avvelenato dal monossido di carbonio emesso da una caldaia difettosa. Sconfitto da Borg 16 volte su 16, è famosa la sua battuta pronunciata all’annuncio del ritiro dello svedese: "Deve ancora nascere chi sia in grado di battere Gerulaitis 17 volte di seguito", citando la sua identica dichiarazione, pronunciata dopo aver battuto Jimmy Connors, ponendo fine a una striscia di 16 sconfitte consecutive.
- Peter Fleming, ex tennista americano specialista del doppio che negli anni Ottanta, in coppia con McEnroe, ha vinto 50 tornei tra cui sette del Grande Slam, è interpretato da Scott Arthur, attore originario del Galles meridionale poco noto (ha lavorato in ‘Bridgend’ e ‘Six Wives’). Fleming raccontò che Borg era l’unico contro cui McEnroe non si sia mai scagliato: “John, quando da ragazzino vide per la prima volta Björn agli Us Open, capì di avere qualcosa in comune con lui. Qualcosa che non voleva rovinare. Aveva un grandissimo rispetto per Björn”.
La finale di Wimbledon 1980
Sui campi di Wimbledon Borg e McEnroe danno vita, il 5 luglio 1980, ad una delle partite giudicate più belle della storia del tennis. Negli occhi dei tifosi rimarrà per sempre il tiebreak del quarto set, con Borg in vantaggio 2 set a 1. i due avversari diedero vita ad una grande sfida che vide Borg avere 5 match-point per chiudere l'incontro e McEnroe 6 palle per arrivare al quinto set
In quel tiebreak l'americano si impose per 18-16, ma poi nel quinto set Borg riuscì a prevalere 8-6 vincendo il suo quinto Wimbledon consecutivo.