L’articolo di Antonio Cerasa, comparso su Blogitalia mi ha riportato alla mente un lavoro di qualche tempo fa che aveva come focus l’uso critico della tecnologia per lo sviluppo della creatività attraverso la narrazione della scienza (Poce, 2017). In quel lavoro, infatti, si prendeva spunto dal Discorso sul metodo (1637) di Cartesio, manifesto del pensiero moderno, per ideare un progetto di ricerca educativa teso a sostenere lo sviluppo di diverse capacità trasversali nella scuola secondaria.
Il testo di Cartesio, oltre a rappresentare l'avvento di un nuovo clima culturale, di un nuovo modo di concepire, fare, diffondere il sapere, è rivoluzionario nei contenuti, ma anche nella forma. Ha uno stile che lo caratterizza e lo pone come un'opera rivolta a tutti e che contiene finalità moderne nella rappresentazione di una scienza realmente nuova. L’essenziale originalità dell’opera si sostanzia a partire della lingua stessa nella quale è scritta: trattato accademico in francese, invece che in latino, fatto che per l'epoca rappresenta già un motivo di rottura con la tradizione.
Un altro aspetto sul quale riflettere riguarda la sua concezione iniziale. Il testo, infatti, nasce come prefazione a un'opera scientifica più ampia e complessa, e, di fatto, si realizza come una composizione indipendente, a mosaico, dove ogni tessera risulta essere il frutto di un approfondimento specifico.
Anche la genesi del titolo (Discorso sul metodo. Per ben condurre la propria ragione e ricercare la verità nelle scienze) è piuttosto elaborata e contorta perché, inizialmente, Cartesio lo aveva concepito in modo più ampio e articolato, rispetto a quella che, poi, sarà la versione finale più sintetica, incentrata sulla necessità di "ben condurre la propria ragione e ricercare la virtù nelle scienze", focalizzando l’attenzione sulla ragione e sull'applicazione del metodo. Probabilmente le notizie inerenti alle vicende galileiane avevano indotto l’autore ad usare cautela, una cautela che, comunque, non gli impedì di voler portare avanti il progetto.
Cartesio voleva essere popolare e intendeva rivolgersi, non solo ai dotti, ma a un pubblico molto ampio, utilizzando uno stile esplicativo, semplice, ricco di aneddoti ed episodi tratti dalla vita familiare e, come già segnalato, scritto in francese. In una lettera sul suo lavoro, Cartesio scrive proprio che non parlerà di “trattato”, ma di “discorso”, evidenziando che il disegno non era quello di imporre il metodo, ma discuterne. Faceva divulgazione Cartesio?
Nell'adozione di questo stile colloquiale Cartesio usa degli stratagemmi: il racconto rappresenta una proposta da discutere e in tale contesto le note autobiografiche servono a facilitare la ricercata interattività con il lettore. L'opera ha un valore polivalente: è importante per le tesi che vengono sostenute in essa e rappresenta un Cartesio che forgia lo scienziato moderno.
Tra le sue tesi ritroviamo aspetti, considerazioni affermazioni che riprendono gli elementi basilari della vita del ricercatore. Cartesio incarna un mutamento di paradigma entro la storia delle figure del sapere. L'opera e i principi che animano il lavoro di Galileo vengono portati alla piena realizzazione e costituiscono l'avvio della ricerca moderna.
L'intento che Cartesio si pone nelle ricerche di fisica, matematica, fisiologia è quello di trovare soluzioni che possano alleviare la fatica del lavoro degli uomini, che portino a un giovamento della vita sociale di ognuno, rappresentando ciò che, ogni giorno, il ricercatore contemporaneo cerca di fare con il suo lavoro.
Le ragioni per le quali ci interessa il Discorso sul metodo sono essenzialmente tre:
- ci troviamo di fronte a un'effettiva riforma del sapere che si realizza attraverso l'esperienza,
- la progettazione che il ricercatore opera con la sua attività è finalizzata al miglioramento della vita sociale per tutti i soggetti che la animano,
- e si arriva alla definizione di una scienza universale basata su una struttura metodologica comune e quindi applicabile in qualsiasi ambito della conoscenza, in grado, di proseguire e potenziare il lavoro di Galileo.
Ritroviamo nel Discorso contenuti familiari per chi opera nei contesti scientifici: lavoro d’èquipe, uso della ragione naturale invece dei libri antichi, l'esperienza come punto di partenza (al di là di quanto detto o teorizzato o scritto in passato), il giudizio basato sui risultati e non sui i principi. Tutte questioni che impongono all’autore di rivolgersi a tutti e non solo gli esperti.
Il laboratorio “Didattica della scienza", progettato per i docenti di scuola secondaria che hanno partecipato all’iniziativa promossa dal mio gruppo di ricerca, partendo dal testo di Cartesio, ha avuto la finalità di fornire gli strumenti teorici e pratici per guidare gli studenti verso un uso critico e consapevole dei contenuti della divulgazione e comunicazione pubblica della scienza. Su una piattaforma dedicata i docenti hanno potuto lavorare a livello collaborativo e individuale per creare una unità didattica finalizzata alla scrittura di un testo di argomento scientifico, correlato a tematiche inerenti alla biodiversità in Sicilia assegnate dai tutor della piattaforma.
La realizzazione del progetto in modalità “a distanza” nasce sia dalla consapevolezza che l’apprendimento online, e in tal caso l’auto-formazione da parte dei docenti, sia un mezzo fondamentale per la produzione e la creazione di conoscenza, sia dalla volontà di offrire ai docenti l’opportunità di raggiungere il meta-obiettivo di migliorare nell’impiego delle tecnologie per l’insegnamento.
Partendo dalla visualizzazione di video aventi come oggetto di analisi il testo del Discorso sul metodo cartesiano e attraverso discussioni guidate coordinate da tutor online, i docenti hanno avuto la possibilità di: potenziare le proprie abilità di pensiero critico, aggiornarsi sulle caratteristiche specifiche del linguaggio scientifico e utilizzare tali conoscenze direttamente nel contesto didattico.
La costruzione dell’unità didattica, da realizzarsi adottando un approccio progettuale e teso alla produzione di un testo di contenuto scientifico da parte degli allievi, ha rappresentato per gli insegnati un’importante occasione di sviluppo professionale.
Sono state dapprima presentate ai docenti le principali direttrici della comunicazione scientifica e nello specifico delle caratteristiche linguistiche della scrittura in campo scientifico. In seconda istanza, queste sono state corredate dalle conoscenze circa l’uso dei principali strumenti per la creazione e lo sviluppo di laboratori di scrittura scientifica e creativa per gli studenti.
Durante il laboratorio, sono stati inoltre introdotti i concetti base per la valutazione dell’apprendimento degli studenti (selezione e somministrazione di prove standardizzate), per la costruzione di prove aperte e per l’interpretazione dei risultati degli allievi.
È stato quindi affrontato il problema dell’uso delle prove, non ai fini di valutazione finale, ma per il consolidamento dei concetti appresi dagli studenti ed eventualmente di quali tecniche adottare per reindirizzare la didattica sulla base delle informazioni acquisite già durante il laboratorio stesso.
Comunicare, divulgare e narrare la scienza rappresentano dunque aspetti diversi di un’unica dimensione che tutti, come educatori, ma prima di tutto come cittadini, dovremmo condividere e rispettare, ovvero quella che Cartesio stesso sintetizza nella prima regola del suo metodo "non accettare mai nulla per vero senza conoscerlo come tale", esercitano e sollecitando il più possibile il nostro pensiero critico, attraverso modalità diverse, ma tese allo stesso unico, fondamentale obiettivo.
Approfondimenti:
Cartesio (1637). Discorso sul metodo. Per ben condurre la propria ragione e ricercare la verità nelle scienze, ed. a cura di Renzoni M. e Sini C., Milano: Mondadori, 1993.
Poce A. (2015) (ed.). Tecnologia critica, Creatività e Didattica della Scienza - ISBN:978-88-917-2533-2, Franco Angeli: Milano (pp. 111).