You can be a player or just a payer. È lo slogan alla base del progetto RESTORE che è arrivato all’ultima fase di selezione nell’ambito del programma europeo per iniziative di ricerca su larga scala. RESTORE vede la collaborazione di dieci partner coordinati da un’università tedesca; l’Italia vi partecipa con Fondazione Telethon e un’ampia rete di portatori d’interesse, pubblici e privati, associati all’iniziativa.
La selezione, avviata nel 2016 con una consultazione pubblica e proseguita con la presentazione di 33 proposte di finanziamento, si concluderà con l’erogazione di un miliardo di euro in 10 anni a partire dal 2020 per sostenere progetti di carattere tecnico-scientifico che abbiano un elevato potenziale strategico per il nostro continente. In questa fase i progetti rimasti in gara sono sei e RESTORE è uno dei due nell’area delle scienze della vita.
L’efficace espressione inglese usata per descrivere il tipo di iniziative che si vogliono attivare tramite questa competizione è “game-changer”. In altre parole, azioni che siano in grado di rivoluzionare il campo di gioco e far compiere all’Europa un significativo passo avanti. Da qui la scelta dello slogan di RESTORE che fa riferimento alla nostra posizione strategica rispetto alla prospettiva di sviluppo delle terapie avanzate. Terapie che sono in grandissima parte nate in Europa e che vedono attualmente Stati Uniti e Asia assumere un ruolo predominante per quanto riguarda la loro applicazione nella pratica medica.
È chiaro che, sul piano economico, lo scenario che rischia di delinearsi vedrebbe i sistemi sanitari europei affrontare esborsi ingenti per garantire ai propri cittadini l’accesso a terapie che rispondono ai loro bisogni, ma sono state messe a punto altrove. Questo nonostante i costi significativi sostenuti negli ultimi decenni e lo straordinario patrimonio di conoscenza con il quale la ricerca europea ha svolto un ruolo decisivo per porre le basi della medicina del futuro.
L’obiettivo di RESTORE è creare quella rete di infrastrutture e di collaborazioni tra accademia, istituzioni e industria che metta a sistema le elevate competenze in materia di terapie avanzate che risiedono in diversi paesi europei. E l’Italia è indubbiamente tra questi - tre delle sei terapie avanzate approvate finora in Europa sono, infatti, italiane. Il fatto che questo progetto sia giunto alla fase finale della selezione è un riconoscimento al valore strategico delle terapie avanzate che sono percepite come un’attività indispensabile per il benessere dei cittadini e anche foriera di valore e ricchezza.
Adesso la possibilità che l’Europa colga questa chance si gioca molto sulla capacità degli stati coinvolti nel progetto di riconoscere dove sta l’opportunità strategica anche per loro perché a questi verrà chiesto di fare la loro parte nel finanziamento complessivo delle attività selezionate. Venendo quindi al nostro paese, se vogliamo continuare a portare un contributo fondamentale allo sviluppo delle terapie avanzate in Europa, sarà necessario compiere scelte che orientino l’investimento di fondi in questa direzione. L’obiettivo è attrezzarsi per affrontare le principali sfide del settore che sono di ordine organizzativo, produttivo e regolatorio.
Ciò vuol dire, per esempio, creare infrastrutture per lo svolgimento delle ricerche in GLP (good laboratory practice) anche nell’ambito accademico e siti produttivi specializzati per questo particolare tipo di terapie che vedano un’importante partecipazione del sistema pubblico - a questo proposito il modello dell’iniziativa inglese CATAPULT è molto interessante. Del resto, come suggerisce lo slogan di RESTORE, se non si è disposti a fare degli investimenti strategici adesso, si finirà poi per pagare comunque e con gli interessi.