La rivoluzione industriale “umana” del 5.0
Nel report sull’Industria 5.0, l’UE vede infatti l'industria come uno dei principali motori di un nuovo sviluppo basato sul rispetto totale per il pianeta e per il lavoro, riconoscendole la capacità di raggiungere obiettivi sociali e nuovi paradigmi per la produzione
© KARIM SAHIB / AFP -
Pubblicato da pochi giorni dall’Unione Europea (Ricerca & Innovazione) il documento “Industria 5.0: verso un'industria più sostenibile, resiliente e incentrata sull'uomo”. Un rapporto che di fatto introduce la Quinta Rivoluzione Industriale mentre ancora parliamo di 4.0: quella più “umana”, che traccia le traiettorie di un futuro più consapevole e valoriale per il nostro Pianeta e per chi lo abita.
Quella delle rivoluzioni industriali è una storia affascinante che ha segnato il progresso tecnologico e conseguentemente lo sviluppo industriale moderno. Poco più di due secoli fa la prima vera grande rivoluzione industriale dell’epoca moderna, la svolta tra il ‘prima’ e il ‘dopo’, avvenne in Inghilterra con l’introduzione della macchina a vapore, che ha avviato l’era della meccanizzazione.
La seconda rivoluzione industriale è quella della produzione di massa, nel 900, accompagnata dalla diffusione di grandi innovazioni: elettricità, motore a scoppio, e nel campo della chimica. La terza rivoluzione industriale, a partire dagli anni 70 del secolo scorso, è quella dominata dall’elettronica: computer e automazione trasformano i processi di produzione industriale.
Tra le varie rivoluzioni i tempi si accorciano progressivamente, con un’accelerazione dettata dall’enorme spinta dell’innovazione tecnologica e del progresso scientifico, e si arriva alla quarta rivoluzione industriale che, per paradosso, quando è cominciata era in un certo senso già finita: talmente avanzata e proiettata al futuro da aver superato se stessa. È l’era della connessione tra sistemi fisici e digitali, dei Cyber Physical System, dell’Internet of Thing, dei Big Data e del Cloud, dell’Intelligenza Artificiale collegata alle tecnologie abilitanti 4.0.
E allora la quinta? In un certo senso, a questo punto, con la quinta rivoluzione industriale siamo tornati indietro nel tempo: siamo tornati all’uomo. E’ la rivoluzione “human centric”, sostenibile e resiliente.
Sostenibilità, in particolare, sarà la parola chiave del 5.0, al centro di una politica di ripresa dell'Unione Europea che si basa sull’accelerazione della doppia transizione verde e digitale, e non soltanto. Infatti, se si guarda al riferimento strategico di carattere generale in tema di sostenibilità, che è l’Agenda 2030 delle Nazioni Unite, con i suoi 17 obiettivi di sviluppo sostenibile declinati in 169 target e 240 indicatori, viene definitivamente superata l’idea che la sostenibilità sia unicamente una questione ambientale e si afferma una visione integrata delle diverse dimensioni dello sviluppo, che deve essere inclusivo, deve migliorare le condizioni di vita di tutti e garantire la piena e produttiva occupazione e un lavoro decoroso per tutti.
Per “rigenerare” i modelli di consumo e di produzione in chiave sostenibile e intraprendere azioni urgenti per combattere il cambiamento climatico e il suo impatto sulla società e sul pianeta, l’UE assegna un ruolo fondamentale all’industria, definendola come un potenziale “fornitore resiliente di prosperità”.
Nel report sull’Industria 5.0, l’UE vede infatti l'industria come uno dei principali motori di un nuovo sviluppo basato sul rispetto totale per il pianeta e per il lavoro, riconoscendole la capacità di raggiungere obiettivi sociali e nuovi paradigmi per la produzione che pongono il benessere del lavoratore al centro del processo produttivo.
Tra i principali elementi dell'approccio all'Industria 5.0, nella visione che sia l’industria a portare prosperità all'Europa, c’è quello di un nuovo awareness che porta anche a una nuova responsabilità.
È l’industria che deve ora capire di dover diventare l'acceleratore e il catalizzatore del cambiamento e dell'innovazione, come fornitrice di soluzioni per la nostra società: contribuendo all'avanzamento tecnologico attraverso lo sviluppo di tecnologie innovative che tengano al centro l'uomo, sostenendo e potenziando – in ottica safety&security -, piuttosto che sostituendo, i posti di lavoro, e come luogo di lavoro attraente per i giovani talenti in cerca di una vita professionale solida e duratura.
Altro elemento: l’industria può e deve aumentare la resilienza per contribuire come non ha ancora mai fatto alla sostenibilità, dando l’esempio nella transizione Green. Il Green Deal ha già posto obiettivi ambientali severi che possono essere raggiunti solo incorporando nuove tecnologie e ripensando i processi produttivi in relazione agli impatti ambientali: un nuovo modello di Economia Circolare che ha per parola chiave ‘rigenerazione’, che, semplificando, va oltre al riciclo e al riuso per dare nuova vita a tutto ciò che viene scartato.
Questo rapporto rappresenta un grande ed epocale momento di svolta per la storia dell’industria. L'Industria 5.0, integrando ed estendendo di fatto l'Industria 4.0, non si limita a questo ma mette in evidenza aspetti che saranno fattori decisivi, non più solo economici o tecnologici, per il ruolo dell'industria nella futura società europea, con un’attenzione senza precedenti alla dimensione ambientale, a quella sociale e ai diritti fondamentali. E' la rivoluzione industriale più "umana".