Il Mare Adriatico è considerato uno dei “motori freddi” della circolazione termoalina Mediterranea, ossia di quel “nastro trasportatore” che convoglia masse d’acqua marina, calore e composti chimici mettendo in comunicazione le zone costiere e le regioni profonde ed abissali, distanti tra loro anche migliaia di chilometri. Il meccanismo attraverso il quale l’Adriatico svolge questa funzione è la formazione di “acque dense”, acque quindi pesanti che sprofondano, e che può verificarsi nei mesi invernali, in seguito ad episodi di vento e freddo intensi preceduti da periodi relativamente poco piovosi.
Dove si verificano queste condizioni (tipicamente nelle zone costiere settentrionali, ma non solo), le masse d’acqua vedono diminuire la loro temperatura e aumentare la loro salinità, diventando più dense delle acque circostanti e tendendo quindi a muoversi verso le zone più profonde del bacino, alimentando così il grande meccanismo circolatorio.
L'acqua densa della Puglia
In corrispondenza di tali eventi il margine continentale al largo della Puglia, in cui la profondità del fondale passa rapidamente da circa 200 a oltre 1000 metri, è quindi teatro di intensi flussi di acqua densa proveniente da nord e diretta verso le regioni del Mediterraneo profondo, “rinnovandole” con l’apporto di ossigeno e nutrienti fondamentali per gli ecosistemi abissali.
Nell’ambito di un lungo studio sui processi di formazione e propagazione delle acque dense, è stata recentemente dimostrata la presenza nel Mare Adriatico di fenomeni oscillatori chiamati “Continental Shelf Waves (CSW)”, ipotizzata teoricamente fin dagli anni ’80 ma mai documentata finora in queste regioni.
Il frutto di questo lavoro, durato due anni, è stato pubblicato sulla rivista Scientific Reports ed è stato realizzato grazie al progetto H2020 Ceaseless finanziato dall’Unione Europea e al Progetto Bandiera Ritmare del CNR finanziato dal Ministero dell’istruzione, università e ricerca. Una “Continental Shelf Wave” può essere vista come una modulazione di una corrente marina, caratterizzata da una natura oscillatoria rispetto al suo moto “medio” governata dalla forte pendenza del fondale. Le conclusioni della ricerca sono state ottenute grazie all’analisi congiunta dei dati registrati al largo della Puglia e dei risultati prodotti da nuovi modelli matematici che elaborano simultaneamente la situazione idrodinamica, atmosferica e delle onde.
Tra canyon e monti
Scoprendo la presenza delle “Continental Shelf Waves” lungo il margine continentale Adriatico e descrivendone le dinamiche, il lavoro aggiunge un nuovo importante tassello alla comprensione dei processi che controllano i flussi di acqua densa e, più in generale, gli scambi tra le zone costiere e quelle profonde. Infatti, conferendo alle correnti un andamento tendenzialmente meandriforme che si ripercuote su tutta la colonna d’acqua e propagandosi per lunghe distanze (oltre 100 chilometri nel caso individuato dal nostro studio), le CSW favoriscono lo sviluppo di “cascate” di acque dense anche lontano dalle “corsie preferenziali” dettate dalla topografia (quali canyon o monti sottomarini), alternati a fasi di trasporto in direzione opposta.
La nuova visione che emerge da questo lavoro apre la strada a diverse applicazioni pratiche in campo scientifico e socio-economico, permettendo tra l’altro una migliore quantificazione dei fenomeni di trasporto lungo il margine continentale, l’ottimizzazione di campagne di misura, e una migliore caratterizzazione degli habitat marini e delle aree potenziali di ripopolamento di ittiofauna.
Post scritto insieme a Davide Bonaldo