L’uomo non è solo. Noi condividiamo ogni istante della nostra vita con civiltà extraumane, un chilo di batteri, ma anche miceti e virus, di cui non conosciamo interamente l’indentità, né la funzione. Si tratta di microrganismi simbiontici, che tutelano la nostra salute, quotidianamente, come tanti angeli custodi nascosti.
Questi esseri viventi sono presenti ovunque nel nostro corpo, maggiormente nell’intestino, e scambiano continuamente informazioni con le cellule dei nostri organi più nobili. Un insieme ordinato di cellule extraumane che forma un organo metabolicamente attivo di nome microbiota, il cui patrimonio genetico (microbioma) è quasi 100 volte superiore a quello del genoma umano.
Il broccolo che ci aiuta a sopravvivere
Il corpo umano non può fare a meno del microbiota e dei suoi prodotti, come gli acidi grassi a catena corta, la vitamina K che è essenzale per la coagulazione del sangue e il butirrato che potenzia le nostre difese anti-ossidanti. Senza il microbiota intestinale, ad esempio, i benefici delle brassicacee, vegetali che insaporiscono i piatti della tradizione contadina più antica, non si osserverebbero. Infatti, le glucofaranine, glucosinolati contenuti nei broccoli, sono convertite dalle mirosinasi dei batteri del colon in sulforafani, potenti isotiocianati abili nel favorire l’espressione di geni anti-tumorali o cardioprotettivi a seconda della loro dose.
Mandorle e mirtilli, come stimolare la crescita dei batteri 'buoni'
Il microbiota intestinale, quindi, trasforma in elisir i polisaccaridi che costituiscono le fibre vegetali dei nostri alimenti, i quali, a loro volta, stimolano la crescita di alcuni microrganismi piuttosto che di altri. Primi studi hanno dimostrato che l’ingestione per un periodo di 3-6 settimane di cereali integrali di grano o di succo di mirtillo selvatico aumenta la popolazione di Bifidobatteri e Lattobacilli acidofili. Inoltre, l’assunzione di mandorle e pistacchi per 2 settimane aumenta la popolazione dei batteri che sintetizzano butirrato.
I segnali rilasciati dal microbiota sembrerebbero modulare l’attività di specifiche aree del cervello deputate alla regolazione del tono dell’umore e della memoria, oltre a ottimizzare le nostre difese sistemiche e a difenderci dalle intossicazioni acute da alcool. Un gruppo di ricercatori dell’ Università Cattolica di Lovagno in Belgio hanno dimostrato che l’ingestione di una dieta supplementata con lo 0,3% di estratti di rabarbaro arricchisce il microbiota intestinale di Akkermansia muciniphila e Parabacteroides goldsteinii, due importanti batteri abili nel proteggere il fegato dai danni acuti da alcool. Mentre, occorrerebbe evitare l’assunzione di alimenti ad alto contenuto di grassi che favoriscono la crescita dei Firmicutes, batteri capaci di favorire un maggior assorbimento dei grassi presenti nel cibo, con conseguente aumento del peso corporeo fino all’obesità. Nelle donne, invece, una piccola e continuativa attività fisica aumenta la densità di batteri benefici, come i bifidobatteri.
Il microbiota, quindi, è un organo largamente inesplorato che continua ad attrarre studiosi provenienti da diverse discipline perché in esso intravedono risposte a pericolosi quesiti clinici complessi, come le malattie croniche infiammatorie intestinali o la depressione maggiore o la resistenza agli antibiotici. Un fenomeno che dimostra come per comprendere la complessità sia necessario cambiare scala, idea ed a volte anche strada.