Oggi è una delle dieci migliori giovani università al mondo, secondo il ranking della rivista inglese "Times Higher Education", ma ha soltanto 30 anni: la Scuola Superiore Sant’Anna spegne le candeline proprio in questi giorni.
Ospiti di livello mondiale
Persino un premio Nobel, quello per l'Economia Joseph E.Stiglitz (cui sarà conferito il Ph.D honoris causa in Economics), e un Ted Talk dal titolo Frontiers, per riflettere su come potrebbe apparire il mondo tra venti anni e sui limiti al progresso della civiltà insieme a personaggi del calibro di Roberto Battiston (Nano Satellites and Mega Constellations), Alessandro Fusacchia (EurHope: l'Europa in stallo e da dove ripartire), Cecilia Laschi (Who fears (bio)robotics?), Paolo Petrocelli (Beauty beyond frontiers), Marco Paolini (Technology and me. Il cronico ritardo della cultura sulla tecnologia), Eike Shmidt (Better than digital: eliminating barriers to experience the originals in the Uffizi's new Botticelli's rooms), tra i grandi eventi organizzati per le celebrazioni di questi primi ma già ricchissimi 30 anni.
Tradizione ed eccellenza a braccetto
Candidatasi come uno dei sette Competence Center del Piano Nazionale Industria 4.0 lanciato dal Ministro Calenda con il governo Renzi e proseguito con il governo Gentiloni, e già membro della cabina di regia governativa del Piano, la Scuola Superiore Sant’Anna, uno dei tre atenei pubblici che caratterizzano il sistema universitario pisano insieme alla Scuola Normale Superiore di Pisa e all’Università degli Studi di Pisa, è una moderna creatura estremamente intraprendente ed efficace, ancora ricca delle sue tradizioni e dei suoi valori fondativi di riferimento, in primis la valorizzazione del talento e il riconoscimento del merito, ma molto proiettata al futuro.
Una storia antica
Accanto alla Scuola Normale Superiore, nata ufficialmente a Pisa il 18 ottobre 1810 per decreto napoleonico sul modello dell’Ecole Normale Supérieure di Parigi, impegnata prevalentemente nel campo delle “scienze pure”, la Scuola Superiore Sant’Anna fu fondata per completarne il panorama universitario specializzandosi nell’ambito delle scienze applicate. La storia risale al 1656, quando nacque a Pisa la Scuola Convitto per l’Educazione delle Giovani istituita dall’Ordine delle Monache Benedettine del Monastero Sant’Anna, diventata poi Conservatorio Sant’Anna quando il Granduca Pietro Leopoldo I soppresse gli ordini religiosi. Il Conservatorio, che nel 1908 passò sotto la tutela del Ministero della Pubblica Istruzione, si occupava dell’educazione delle giovani di “civile condizione” ed era gestito dalle stesse suore che poi abbandonarono la clausura. Intanto nel 1951 nasceva la Scuola per le Scienze Applicate “A. Pacinotti”, che poi confluirà nella Scuola Superiore Universitaria nel 1967. Vent’anni dopo, nel 1987, la Scuola si è fusa con il Conservatorio Sant’Anna dando vita alla Scuola Superiore Sant’Anna di Studi Universitari e di Perfezionamento.
La 'cugina' Normale
Sia la Scuola Normale Superiore che la Scuola Superiore Sant’Anna sono storicamente nate come scuole d’eccellenza che permettevano agli studenti meritevoli di portare avanti il loro percorso di studi senza avere spese. Oggi entrambe le istituzioni hanno le stesse regole: gli studenti devono mantenere la media del 27, essere sempre in pari con le sessioni d’esame e laurearsi entro i tempi prestabiliti. Le facoltà sono cosi suddivise: Scienze di Base (Fisica, Matematica, Biologia, Informatica, Filosofia e Storia, Lettere) alla Scuola Normale, e Scienze Applicate (Ingegneria, Giurisprudenza, Economia, Scienze Politiche, Medicina, Agraria) alla Scuola Superiore Sant’Anna. Gli studenti seguono i corsi dell’Università generalista di Pisa e hanno dei corsi aggiuntivi interni; la tesi di Laurea viene discussa presso l’Università generalista, mentre alla Scuola si consegnano “diplomi di licenza”. Molto recente l’annuncio della “Federazione delle eccellenze”, come è stata definita, quella tra Normale e Sant’Anna, per un’unica realtà sempre più integrata nelle rispettive vocazioni ma più forte nell’unione dei rispettivi punti di forza. Un sodalizio estremamente interessante dedicato ad aspetti scientifici e di trasferimento tecnologico che segna l’incipit di una, ci si attende, folgorante ascesa.
Un collegio di prim'ordine
Se la Normale vanta gloriose origini storiche, quella della Scuola Superiore Sant’Anna è una storia che racconta soprattutto la passione e l’impegno dei suoi padri fondatori, che sin dal primo momento hanno contraddistinto questa istituzione in modo straordinario per l’accoglienza e l’inclusività basate sul solo merito, grazie al quale la residenza nel campus è totalmente gratuita, contribuendo a trasformarla da collegio di eccellenza in una giovane università ormai ai vertici mondiali. Poche matricole su tanti candidati vengono ogni anno accolte nei Collegi Sant’Anna dopo prove molto impegnative con livelli di selettività più alti di Harvard: avere studenti eccellenti e molto motivati rende anche più facile valorizzarli e completarne il processo educativo in un ambiente giovane ed estremamente dinamico capace di produrre risultati sorprendenti, dovuti anche alla natura residenziale che spinge al confronto, al dialogo, allo scambio dei saperi e all’apertura mentale.
La meritocrazia al potere
Ingredienti, quelli della forte selezione meritocratica e dell’università residenziale e collegiale, che fanno del tutto naturalmente emergere capacità di leadership e senso di responsabilità sociale in tutti i campi e non a caso hanno anche fatto della Scuola Superiore Sant'Anna una sorta di laboratorio di parte della classe dirigente e di governo italiana, da Enrico Letta e Giuliano Amato al ministro dell'Università Maria Chiara Carrozza, e ancora Antonio Maccanico, Sabino Cassese, Paolo Emilio Taviani, Ferrari Aggradi e Pieraccini negli anni sessanta.
Strumento di mobilità sociale
“Al Sant’Anna”, afferma Riccardo Varaldo in una intervista (storico Rettore, poi divenuto Presidente e oggi Professore emerito), “si entra per merito e non per censo e chi è figlio di famiglie umili ma ha qualità accertate può essere ospitato e formarsi gratuitamente al suo interno. Noi abbiamo sempre pensato al Sant’Anna come uno straordinario veicolo di mobilità sociale e come ambiente in grado di aprire percorsi di eccellenza a chi ha le qualità per affermarsi. Ma i nostri tempi lanciano nuove sfide e quella dell’inclusione dei figli degli immigrati è certamente tra le più importanti. Qui però non possiamo partire dalla coda: l’esclusione di giovani immigrati di valore non avviene solo a livello universitario, ma prima, nella scuola di base o nei licei: è lì che bisognerà incidere lanciando nuovi programmi di educazione aprendo nuove frontiere”. Il merito non ha colori.