Entra per la prima volta nella lista delle malattie mentali redatta dall'OMS, una condizione clinica che non aveva fino a oggi criteri diagnostici stabiliti e per questo motivo era oggetto di dibattito tra gli studiosi. Si tratta della definizione del disturbo del comportamento sessuale compulsivo, (nominato precedentemente anche come ipersessualità o dipendenza sessuale). Oggi trova la sua denominazione ufficiale e la descrizione della condizione nell’ICD11, che uscirà definitivamente nel 2019, ed è caratterizzato da una persistente incapacità di controllare gli impulsi sessuali intensi e ripetitivi o gli impulsi che determinano un comportamento sessuale ripetitivo.
Quali sono i sintomi
I sintomi possono includere: atti sessuali ripetitivi che nel tempo diventano un punto centrale della vita della persona al punto da trascurare la salute e l'assistenza personale o altri interessi, attività e responsabilità; numerosi tentativi, senza risultato, per ridurre significativamente il comportamento sessuale ripetitivo; e un continuo comportamento sessuale ripetitivo nonostante le conseguenze negative o il fatto di derivarne poca o nessuna soddisfazione sessuale. Un comportamento intrusivo quindi, che prende spazio nella vita della persona e non si riesce a farne a meno.
Come fare una diagnosi
Per fare diagnosi, questa condizione si deve manifestare per almeno 6 mesi e provocare un forte disagio o una compromissione significativa in ambito personale, familiare, sociale, educativo, lavorativo o in altri importanti settori di funzionamento. Un passo avanti per i clinici che si occupano di salute mentale e per l’individuazione di protocolli condivisi per il trattamento di questo disturbo con una più efficace ricaduta sulla vita dei pazienti.