C'è un modo semplicissimo per verificare dove sono finiti gli sms solidali
Si chiama open ricostruzione il sito che mappa la destinazione di tutte le donazioni. Esiste già. Basterebbe usarlo, no?

Che fine hanno fatto gli sms solidali del terremoto? Tutte le micro donazioni da un euro e due che moltissimi italiani hanno fatto un anno fa? Ora io non so se la gestione di questi soldi sia stata scandalosa come pare abbia detto in un primo momento il sindaco di Amatrice Sergio Pirozzi. E tendo a credere alla protezione civile che ha detto che tutti i soldi sono stati spesi secondo la legge per la ricostruzione delle zone distrutte o danneggiate dalla lunga serie di scosse che ha colpito l’Italia centrale un anno fa.

Ma so che c’era, anzi c’è, un modo inoppugnabile per scoprirlo. E quel modo utilizza una tecnologia semplice semplice. Il web. Lo dico perché quando il terremoto colpì l’Emilia, fui il promotore di una iniziativa che consente di elencare tutte le donazioni, mapparle al singolo progetto di ricostruzione a cui quei soldi sono stati destinati e verificare giorno dopo giorno lo stato di attuazione del progetto.
Quel sito web, open ricostruzione, nasceva in seguito alla gestione, quella sì scandalosa, delle donazioni per il terremoto dell’Aquila di cui a palazzo Chigi si erano perse le tracce, oppure, più spesso, le cifre non corrispondevano mai da un foglio all’altro. Per questo con l’allora presidente della Regione Emilia Romagna Vasco Errani montammo 'openricostruzione', un progetto che non è costato nulla grazie alla donazione di uno sponsor privato (Cisco).
Di più: un progetto open source, aperto, il che vuol dire che chiunque può riutilizzarlo, migliorarlo, adattarlo alle proprie esigenze. Perché non è stato fatto per Amatrice e gli altri comuni del cratere non è dato saperlo, ma stupisce perché il commissario alla ricostruzione fino a qualche giorno fa era sempre Vasco Errani che in Emilia si era battuto per questa operazione trasparenza fondamentale per non tradire la fiducia di chi ha fatto una donazione. La verità è che in Italia invece di replicare le buone pratiche, che sono tante e che la settimana scorsa sono valse al ministro Madia gli applausi della comunità internazionale a New York, invece di replicarle tendiamo sempre a reinventare la ruota. E ancora più spesso a lamentarci perché nessuno l’ha ancora inventata.
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