Per la serie “notizie stravaganti ma da non sottovalutare” oggi mi sono imbattuto nel robot che monta i mobili dell’Ikea. Ok, può sembrare una sciocchezza assoluta ma ragioniamoci un istante.
Chi di noi non è impazzito almeno una volta mentre provava ad assemblare un Pax, il classico armadio che ti arriva smontato in qualche migliaio di facili pezzi su cui sono entrati in crisi matrimoni che apparivano eterni? O anche solo una semplice Billy, la mitica libreria che anche un bambino riesce a montare ma tu no e che figura ci fai davanti a tuo figlio? Se fate parte di questa categoria di persone non potete non accogliere con un sorriso e un finalmente la notizia dell’impresa di alcuni ricercatori dell’università tecnologica Nanyang di Singapore: sono riusciti a creare due bracci robotici che montano non ancora un armadio, non ancora una libreria, ma per ora una sedia Ikea, modello Stefan, 25 dollari per legno di pino e un numero di pezzi ragionevole.
I ricercatori ci hanno messo tre anni ad addestrare i robot, tre anni e diversi fallimenti ma alla fine il risultato è stato raggiunto in un tempo non eccezionale ma direi umano: venti minuti e diciannove secondi. Interessante il procedimento seguito: i robot prima scartano la scatola, dispongono i pezzi in ordine, li fotografano, poi divorano in qualche modo le dodici pagini di istruzioni e solo a quel punto iniziano il montaggio - otto minuti - che più o meno funziona così, un braccio tiene fermo un pezzo e l’altro ci infila dentro qualcosa in un incastro continuo.
Solo le 12 viti finali, previste per rendere stabile il tutto, non sono state messo perché questi robot non sanno ancora fare il cacciavite, ma è un dettaglio. A che serve questa invenzione? Certo non a montare mobili Ikea che è bene montarsi da soli, così si recupera un po’ della manualità perduta, oppure rivolgendosi a montatori professionali.
Due bracci robotici a domicilio non hanno molto senso. Ma questo è un test è importante, anzi secondo qualche giornale è un passo fondamentale per la storia della robotica, perché dimostra che i robot possono fare molto di più di gesti ripetitivi da catena di montaggio: possono leggere delle istruzioni e assemblare cose che richiedono azioni molto diverse e in sequenza. Il prossimo passo è insegnare loro a montare qualcosa senza istruzioni.