Il nuovo '68 degli studenti americani in diretta su Snapchat
Decine di manifestazioni contro la diffusione delle armi che ha provocato una lunga serie di stragi. Una protesta che non corre sui social, ma su uno in particolare

La protesta degli studenti americani è forse la cosa più emozionante che sta capitando in questi giorni. Ieri hanno marciato in tutti gli Stati Uniti per chiedere uno stop alla diffusione indiscriminata della armi che ha provocato tante stragi nelle scuole americane.
L’ultima di una serie lunghissima un mese fa, a Parkland, in Florida: diciassette giovani vittime. E’ passato un mese e centinaia di migliaia di ragazzi sono usciti da scuola e hanno marciato armati solo dei loro smartphone con cui trasmettevano le immagini in diretta.

Il modo migliore per seguirli non era Facebook e nemmeno Twitter, ma Snapchat che si sapeva essere il social media preferito dagli adolescenti ma dopo ieri non ci possono più essere dubbi: in una mappa creata dal New York Times con le foto postate su Snapchat si vede benissimo dove gli studenti hanno marciato, e si vedono le loro foto, i cartelli, e il modo che hanno trovato per comunicare al mondo che “enough is enough”, quando è troppo è troppo, e che se gli adulti hanno fallito adesso tocca a noi.

In una scuola del Connecticut hanno messo nel cortile diciassette banchi vuoti per ricordare le vittime di Parkland, a Seattle si sono disposti su un grande parco per formare il simbolo della pace, mentre in California hanno occupato un intero campo di football e si sono disposti in modo da formare una gigantesca scritta umana: 'No more', basta. E queste foto, potenti hanno fatto il giro del mondo. Di quel web di cui in questi anni si è parlato per come l’hanno usato i terroristi dell’ISIS, e poi le agenzie russe per condizionare le elezioni nei paesi occidentali.
Improvvisamente i social sono stati invasi di passione, idealismo, voglia di un mondo migliore. Nel 1968 io avevo appena tre anni, ma quelle immagini mi ricordano le foto delle proteste degli studenti americani per la guerra in Vietnam, le canzoni di John Baez e Bob Dylan, l’idealismo di John Lennon. Non si può non essere ottimisti quando i giovani riprendono a battersi per un mondo migliore.
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