Per capire chi siamo e cosa diventeremo, a volte non c’è niente come una bella storia. Questa è la storia delle nozze di Priscilla e Mark. Si sono incontrati su un social club di realtà virtuale, pur abitando a oltre quattromila chilometri di distanza, lui nello Stato di Washington, nei dintorni di Seattle, estremo nord ovest degli Stati Uniti; lei in Alabama, estremo sud est. Lei 28 anni, lui 37, si sono frequentati per mesi incontrandosi con un visore sugli occhi per poter vedere l’altro (in automobile ci avrebbero messo 40 ore guidando senza fermarsi mai).
Si sono innamorati in quel modo che ci appare così freddo eppure non doveva esserlo perché alla fine un giorno si sono sposati nello stesso modo, ovvero sotto un gazebo digitale circondati dall’affetto e dall’entusiasmo di una ventina di amici, anch’essi reali eppure virtuali, nel senso che chissà dove stavano in quel momento, epperò stavano tutti lì, qualcuno cantava, qualcun altro che chiedeva come si asciugano le lacrime con un visore sugli occhi; e ciascuno ci era arrivato passando per lo schermo del proprio televisore o del personal computer.
Va detto che prima delle nozze virtuali, ci sono state anche quelle reali, perché a un certo punto Priscilla e Mark si sono visti in un luogo reale, fisico, e lui aveva un anello in tasca per ogni evenienza e già il giorno dopo erano fidanzati, segno che gli avatar con cui si mostravano sullo schermo (dei pupazzetti buffi senza gambe né piedi) non dovevano essere tanto distanti dalla realtà, e comunque non era l’aspetto che contava, ma quello che si dicevano e come si sentivano quando l’altro parlava.
E per quanto la cosa ci possa lasciare interdetti non si può negare che ci sia del romanticismo in questa storia. E per quanto non si tratti in assoluto del primo matrimonio celebrato in realtà virtuale (gli annali ne ricordano uno già nel 1994 a San Francisco), né tantomeno dei primi innamoramenti online via avatar (ricordate Second Life? Era subito prima di Facebook), questa Love Story in VR sembra aprire la strada ad una nuova tendenza, quella della realtà virtuale non solo come videogioco ma come strumento per costruire comunità reali di persone che si incontrano. Questa si chiama Rec Room, è stata fondata il 1 aprile 2016 a Seattle. Provare per credere.