Insomma Facebook, quando era sotto attacco per non aver vigilato sulle interferenze russe nella campagna elettorale americana e per lo scandalo Cambridge Analytica, ha assoldato una agenzia di comunicazione di Washington per infangare i suoi avversari. L’agenzia, fondata nel 2016 da alcuni esponenti del partito repubblicano, si chiama Definers Public Affairs e a 48 ore dall’inchiesta del New York Times, che ha svelato il contratto con Facebook e le pratiche quantomeno controverse, non è ancora chiaro chi li abbia assoldati.
Il fondatore Mark Zuckerberg e il suo braccio destro Sheryl Sandberg hanno detto di non saperne nulla, ma intanto hanno interrotto il contratto. La cosa curiosa, e allarmante, è che sul suo sito Definers si vanta di saper creare comunicazione strategica per influenzare negativamente il pubblico su persone, aziende, candidati e organizzazioni che si oppongono ai propri clienti.
In Italia abbiamo una espressione più breve per definire queste pratiche: la macchina del fango. Il destinatario principale del fango è stato George Soros. Definers doveva in qualche modo collegare gli oppositori di Facebook a Soros per screditarli. Manco fosse il demonio.
Soros è un miliardario e filantropo che è diventato il totem di tutte le ingiustizie del mondo. Se andate su Twitter e Facebook e digitate il suo nome trovate ogni giorno centinaia di post in cui lo insultano e lo accusano di ogni misfatto. L’ultimo: essere il responsabile occulto di tutti i colpi di Stato che ci sono stati nel mondo in questi ultimi 25 anni. Sarebbe il burattinaio del mondo.
Non importa che sia vero, in questo modo assolve una funzione sociale: crea un bersaglio facile (un grande vecchio), riconoscibile (lo conoscono in tutto il mondo), detestabile (è ricchissimo e col naso adunco). In rete va così in scena il meccanismo previsto da George Orwell nel romanzo 1984, quello che raccontava il mondo del Grande Fratello. Allora ciò che teneva unite le persone, facendole sentire migliori, era la pratica quotidiana dei Due minuti dell’Odio. Due minuti in cui tutti interrompevano quello che stavano facendo per guardare l’immagine del nemico immaginario del Grande fratello e insultarlo.
La differenza è che su Facebook quei due minuti non finiscono mai. Stupefacente come un romanzo scritto 70 anni fa abbia previsto come saremmo diventati.